domenica, settembre 28, 2008

COPIO RICOPIO



Ma è troppo carino - quel che una volta si diceva "in punta di penna" - questo pezzo, che metto anche per richiamare la vostra attenzione sull'appello di "Giornalisti contro il razzismo", sulle cui pagine potete trovarlo nel suo primo ricopio, chè il mio è il secondo:

"I rom che rubano tutto": a proposito di un articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa

Un lungo articolo di cronaca che commenta un video girato di nascosto e che mostra due ragazzi che rubano. Il peso degli stereotipi e il legame con il clima di ostilità che circonda il popolo rom sembrano evidenti. Giuseppe Faso ha scritto una lettera al cronista e al giornale. Pubblichiamo tutto qui, convinti che sia necessario aprire una discussione seria sul comportamento dei media e sulla loro responsabilità
25 settembre 2008
Ecco il link all'articolo della Stampa, intitolato "Così i piccoli rom rubano tutto"

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200809articoli/8165girata.asp

Ecco la lettera scritta da Giuseppe Faso, autore di un libro molto importante: Lessico del razzismo democratico. Le parole che escludono

Elia, 12 anni, sa che "tutto" - insieme a "nulla", "ogni", "sempre", "mai" e simili - è tra i segnali più sicuri di un discorso che esclude. "Sei sempre in ritardo", "non è mai accaduto che..", e simili espressioni servono principalmente e spesso a segnare una posizione negativa nell'interazione, aggredire l'interlocutore, evitare di confrontarsi con la specificità della situazione. Nel discorso civile, sono segni spesso di qualunquismo, più o meno consapevole, e l'adolescente, che sarebbe portato a usarne nei suoi conflitti di crescita, ha imparato a individuarli nei discorsi degli adulti - e a riconoscerne le retoriche a partire da quelle spie. Sulla "Stampa" di Torino, un cronista intitola trionfalmente: "Così i piccoli rom rubano tutto". Tutto? Tutto. Una scoperta sconvolgente e soprattutto ardita. Ribadita con orgoglio nella prima riga dell'articolo: "Ecco come i piccoli rom rubano senza che uno se ne accorga". Pare che con i tempi grami che si annunciano per la scomparsa delle intercettazioni telefoniche, qualche cronista si sia dato da fare per recuperare notizie altrimenti imprendibili. Che cosa c'è di meglio che le telecamere a circuito chiuso delle gioiellerie e dei McDonald's del centro di Torino? Un numero di appostamenti non chiarito (vedremo poi un possibile perché) porta a due "rivelazioni": due bambini rom che sono stati filmati mentre cercavano di trafugare, con lo stesso trucco secolare (un cartoncino in mano, dietro al quale nascondere un piccolo oggetto), uno (o due) cellulari e un portafoglio: non sappiamo se in un'ora o in un anno - su questo dato, che sarebbe assai interessante, tace il cronista che però non evita di registrare come il primo dei due ragazzini sia "con T-shirt nera «Armani jeans» e calzoni al ginocchio", un particolare ghiotto, a quanto pare, ancorchè non pertinente. Anche a me è accaduto di essere stato derubato, anni fa, e nel giro di poche ore: la mattina, un tomo voluminoso di concordanze della poesia italiana del Novecento - e il pomeriggio, un altrettanto voluminoso dizionario di latino, nuovo fiammante. Tutt'e due i furti sono avvenuti nello stesso luogo, una sala insegnanti del liceo dove lavoravo, sala poco frequentata da me che la chiamavo confidenzialmente "il pollaio" per via del presidio costante di alcuni colleghi chiacchieroni . Non ho pensato allora, e non lo penso ora, che quel luogo fosse poco sicuro, nonostante l'assoluta casualità dei furti subiti (con una certa allegria: in fondo non mi dispiace che qualcuno si interessi molto di libri, anche se in alcuni casi altrui): è accaduto in poche ore, ma potrei dire senza mentire che è accaduto in trentacinque anni di lavoro. Non posso concluderne che in un luogo così si rubi tutto, o sempre. Sarà per questo che non riesco a comprendere come il cronista torinese possa concludere che "così i piccoli rom rubano tutto". Diciamo che "così due piccoli rom hanno cercato di rubare un cellulare e un portafogli". E regaliamo una T-shirt Armani-jeans al cronista: come diceva Lacan nei suoi "Seminari", se compare una T-shirt non pertinente, in quell'immagine superflua è nascosto l'oggetto del desiderio.-

Nessun commento: