domenica, settembre 14, 2008

UN ALTRO. ED E' MORTO


Come si diceva con l'Amicadelcuore, i fatti sono ormai incommentabili. Li si legge con grande tristezza, e rabbia, e paura. Ci si angoscia ogni volta di più, e poi?
Come già scritto nel post precedente, proteste e indignazioni sono destinate ad infrangersi in un muro di ovattato silenzio - e ogni volta spero che un miracolo faccia sì che lo si possa superare - mentre "le menti migliori" della nostra generazione sono impegnate in
operazioni sempre più suicide non a caso sostenute anche da media che di "rivoluzionario" hanno ben poco.

E se da questo schifo qualcosa di buono potesse venirne fuori, io spero che sia un'aumentata capacità di ragionamento politico da parte di molti bravissimi compagni - e, anche, di molte bravissime persone: che, non sembri presunzione o spocchia, ma questa atmosfera da preventennio non ci sarebbe stata con una maggioranza diversa, e fors'anche con la stessa maggioranza ma un diverso equlibrio tra le forze.
Può essere vero che i partiti sono tutti uguali e fanno/hanno fatto/farebbero tutti le stesse cose: ma il problema è quasi sempre la vulgata, l'interpretazione che di quelle cose viene data ( non senza grandi incorraggiamenti, che il doppio messaggio è ormai la regola) da chi cerca sostegno.

Chè il razzismo e la "giustizia"- fai-da-te serpeggiano, e come no, anche tra le fila della sinistra, non solo moderata o ormai-non-più-sinistra, e può darsi benissimo che ci sia una cultura del pestaggio anche tra i borgatari che si richiamano al Che: ma quando gli episodi si moltiplicano la notizia non è più l'evento in sè, ma il clima di impunità che più eventi di uno stesso tipo evidenziano.
E che nessun lettore di questo blog si sognerebbe, immagino, di considerare cosa a sè stante rispetto al clima politico creato e incoraggiato da questo governo, da questa strafottente maggioranza.
Certo, non è la riflessione a posteriori in quanto tale che interessa, nè tanmeno l'ennesima edizione di quel gico così amato dalla sinistra per cui, gira e rigira, è sempre colpa nostra di tutto: quello che è fatto è fatto, bon. Ma prendere atto delle conseguenze per sviluppare linee di pensiero che ci rendano meno vittime di troppo facili semplificazioni ecco, secondo me è doveroso minimo.

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