giovedì, agosto 16, 2007

FERRAGOSTO IN CITTA'

C'è una strada misteriosa, lo so. Anzi, in questa città ce ne sono moltissime, non solo nell'intricato centro storico, ma ovunque. Però quella lì lo so che c'è, molti anni fa ci pssai: stretta, a strapiombo sul mare, a un certo punto costeggia un castello o una villa, non so più. Così, quando il KGgb mi disse che per caso - solo per caso si trovano le strade misteriose, si sa - aveva trovato l'imbocco di una strada di cui non si può nemmeno sospettare l'esistenza, pensai subito fosse quella. E, nel dì di Ferragosto, partimmo senza alcuna certezza di trovarla: e, lo dico subito, non la trovammo. Misteriosa era e misteriosa rimane, benchè il luogo sia quello e molte cose coincidano. Però dev'essere ancora più nascosta di quelle che abbiamo trovato, che pure non scherzano. Nella foto, per esempio, ce n'è una: è larga poco più di una persona e si apre dopo una curva a gomito, in cima a una salita ripidissima, su un bivio. Ma non è quella che cercavo.
Chè da un posto anonimo come tanti - palazzine di recente costruzione, strada larga asfaltata - si imbocca per prima cosa una creuza dissestata dal nome mitologico e, arrivati in fondo, ci si trova in una "casa all'aperto": è un borgo marinaro, meno celebre di Boccadasse, dalla dimensione familiare spiccata. Tanto da sentirsi fuori posto a percorrerne il piccolo molo, guardati con curiosità
- sono arrivati i foresti - da tutto il micromondo seduto sui muretti e sulle panchine di pietra. Allora ci si inerpica su per un'altra creuza, per fortuna dimenticata dall'asfalto forzato - che nessun senso avrebbe - e si va, si va in salita fino a vedere il mare a strapiombo giù di sotto, e la baia. Le creuze si snodano una dopo l'altra potrebbe essere un viaggio nel tempo se non fosse per la musica che arriva dai bagni, dall'altra parte della baia. Ci sono case, e giardini e orti, e cani, e gli alti muri a proteggere tutto ciò creano un labirinto di stradine che si incrociano o si perdono chissà dove.
Finchè si sbuca in un punto noto - dove si arriva anche più comodamente con un'altra strada a piedi - dove ci sono ben due castelli, uno di fronte all'altro: non sono veri castelli, ma "ville a castello", una di Coppedè, e anche di quelle questa città è piena nei posti più impensati. Lo so perchè una volta ne offrivano una metà in affitto e andammo a vederla, scoprendola in un posto in cui si sarebbe mai detto che ci fosse.
In ogni caso, i castelli fanno il loro bell'effetto ed è divertente vedere tanto di ponte levatoio, con catene di prammatica, davanti al portone di uno dei due. Di lì, poi, è facile arrivare a Boccadasse: lungo la creuza, le case dei pescatori sono state ristrutturate e ripulite, ma le porte si aprono ancora sull'ingressino- soggiorno, spalancate senza timore, si è sempre fatto così nelle giornate d'estate. E infatti, nel borgo e sulla spiaggetta - dove una famiglia iraniana si integra meglio di noi, con gli uomini in canottiera e i bambini che si spogliano - se ci sono anche i foresti, non si nota: nonostante l'assalto alla gelateria, l'aria è pur sempre di famiglia. Si alza il fumo di due barbecue in mezzo alla barche, il locale circolo sta allestendo la serata, si va a comprare una bottiglia di liquore tra i lazzi dei pescatori che, rilassati, puliscono le barche. Vicino al barbecue, sotto la tettoia del circolo c'è gente che canta e musica, non può mancare De Andrè con Creuza de mà. E sull'urlo della venditrice che esce dal cd, si inserisce a coprirlo una voce d'uomo, aspra e acuta come solo le voci dei liguri, che perfettamente a tempo annuncia, calando un cestino dalla finestra: "To-tanni proonti!". E guardando quelli che giocano a bocce su un campetto ricavato a fascia, quasi sospeso sotto la scalinata, anche una non-indigena come me spera che qui il turismo d'assalto non arrivi mai. Come non sarebbe dovuto arrivare da nessuna parte, togliendoci le cose più vere.

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