sabato, agosto 25, 2007

AìTA, LO DEMONE MI PRESE!



Orsù, che in questo finire della calda stagione che tanto ispira per il mondo il vagare, vi andrò a novellare dei travagli miei, che su perigliosi mari mi portarono e per terre ignote.
Più e più fiate scampai ad un triste destino così che volle il Cielo vi portassi le nuove di coloro che laggiù, ai confini del mondo, dimorano nell'ignoranza della civilitade, seguendo costumi che ogni christiano aborre e tuttavia conducendo vita e sana e morale secondo le usanze proprie.
Or sto in trappola in un infernale meccanismo nel quale ebbi la sventura di piombare a capofitto, che non dubito sia opera del Maligno istesso come prova il suo nome così del tutto simigliante al verso di una bestia quale si può udire in mefitiche paludi o luoghi di siffatta natura, chè infatti quel nome vien detto Gugol e potrebbe qualmente esser appellativo di mostruoso demone. In esso caddi da un'ampia voragine che nel Tempo stesso si aprì sotto l'effetto di un qualche incantamento e or qui in una rete mi dibatto, ritrovando meco molte delle creature che ebbi la sorte di incontrare nella gran copia di vagabondaggi della vita mia.
Del tutto simili a come le vidi io io con questi stessi occhi, esse creature sono accompagnate però da voci affatto prive di timore, nelle quali io ravviso un tono come di scherno.
Quasi che si potesse dubitare dell'esistenza degli Sciapodi quand'io ancora ne vedo uno proprio qua, con il suo piede mostruoso di cui si serve all'uopo per farsi ombra dal cocentissimo sole. E la voce - del demone istesso Gugol, eppure flautata come voce di erudito - mi suggerisce, quasi io fossi un infante che distinguer non sa il vero dal falso, che i piedi sono due e che la creatura sia intenta ad un misterioso travaglio suo, forse doloroso oppur misterico, nomato "ioga".

O gli Astomi, ch'io vidi di persona trarre sustentamento dal solo annusare frutti talchè mangiare non potevano essendo privi del tutto della bocca, la voce dice essere popoli delle montagne in tutto simili a noi che attraverso il naso respiravano sostanze vitali dalla frutta a causa dell'altitudine. Come si può creder a queste fole, mi domando, quando un valente viaggiatore - qual sono io, tutti lo sanno nei porti d'oriente e d'occidente - sa di aver visto coi propri occhi gli Arimaspi, seppur essi potessero ricambiare con un solo sguardo? Chè a conforto del mio sapere ci fu già un grande dei tempi antichi, nomato Erodoto, che ne parlò nei suoi scritti affinchè le genti non avessero dubitarne.
E qual vile cuore potrebbe nutrire dubbio alcuno, quand'anche un sant'uomo come colui che fu nomato Cristoforo -
da non confondersi con l'altro, il contatore di fanfaluche sull'oriente e l'occidente - fu in vita sua uomo con testa di cane, cinocefalo appunto, e si convertì alla vera dottrina? La voce del demone insinua strisciante che ciò non fu vera verità e che i cinocefali da noi visti in terre lontane fossero solo scimmie, babbuini li noma. E che gli Amyctyrae non venissero alla luce con ampio labbro onde ripararsi dal sole che anche laggiù brucia cocente, ma forzassero la loro propria natura introducendo piattelli nel labbro che in tutto simile a quello dei christiani fusse senza cotal intervento.
Ma qui nel Gugol vedo anche uno fra le genti che più calde furono al
cuore mio, uno fra quei Panotii che le lunghe orecchie rendono simile assai a un coniglio, di cui essi hanno anche l'animo gentile e timoroso assai. E qui la voce tace, il demone è sconfitto nella sua incredula sopercheria, chè a nulla vale il cercare di menarmi per il naso quand'io, qua nella rete del demone, non persi il gusto di vagare e guardare, trovando così molti compagni a me affini.
Non solo babbaloni e ipocriti di cui ogni epoca è piena, che sogliono credere ai mostri per non vedere i loro propri nell'animo suo, ma stimabilissime genti che cercano la meraviglia per condire l'esistenza: chè l'umano ha molti limiti assai, ma colla mente li huomini probi possono ignorare ciò, pur attendendo alle quotidiane cure con quel rispetto che ad esse dobbiamo.
Con questi huomini ora vo, rimandando il mio novellare ad un prossimo incontro, che creature fantastiche mi attendono in un luogo misterioso che pur si trova qui dentro alla rete dell'infernale meccanismo: il nome del luogo mi è già oscuro, binario nove e tre quarti, e ciò è di buon auspicio all'avventura.

3 commenti:

Gg ha detto...

Ma siamo così naturali, vero? ;)

Anonimo ha detto...

è davvero una storia a dir poco fantastica che ti fa aprire gli occhi ed è scritta in modo eccezionale...complimenti per la scoperta

lastreganocciola ha detto...

caro anonimo, sono assai contenta dell'apprezzamento, però non capisco bene il senso del commento: la storia in sè l'ho inventata e scritat io, i mostri sono ovviamente quelli ritenuti "veri" nel Medioevo e oltre. A parte Gugòl. of course :-)
se hai voglia di spiegarmi mi farà piacere, e grazie del complimento.