Insonnia, stanotte. che non è certo una novità, ma di solito tra le quattro o le cinque mi addormento, solo poche volte mi capita di tirar mattina.
E' la terza volta che invece mi capita così, quest'estate: e anche stamattina, come nelle altre due precedenti, il chiaro dell'alba mi ha colto a tradimento, entrando dalle tapparelle insieme al rumore delle prime, ancora pochissime, macchine. Chè, fino a un po' di tempo fa - ma quando fosse non saprei, se quest'inverno o ancora prima - prima della luce c'era il canto degli uccellini.
Qui è zona di verde, e tutte le case in cui ho abitato avevano un po' di verde intorno, sennò non resisto: e sempre, nella mia vita da insonne, il cinguettio degli uccellini di città mi dava il segnale che le angosce della notte erano sparite.
Mi addormentavo sentendo i fischi del merlo - ce n'è sempre uno più petulante, riconoscibile, che si sveglia per primo - e le risposte dei suoi compari più pigri, che trillavano nel silenzio i bizzarri vocalizzi che mi hanno sempre divertito. Se il sonno tardava ancora, facevo in tempo a sentire anche i pennuti più piccoli, che finalmente svegliati da quei rompiballe dei merli, ciangottavano fra loro, prima con vocine sommesse da sonno e poi via via più sicuri e, mi piaceva pensare, allegri. Per ultimi arrivavano i monotoni piccioni, ma a quel punto dormivo già, chè i piccioni non mi sono simpatici.
Stamattina, come già le altre due volte quest'anno, c'era e c'è solo il silenzio: da quando sono seduta qui alla scrivania, da dove posso vedere alberi vecchi e alberi già ricresciuti dopo l'inutile strage a favore del garage, ho sentito solo due o tre strida di un unico pappagallo.
Lo ammetto, non sono tanto pronta, soprattutto sul finire di una notte insonne. E perciò solo stamattina ho realizzato che il fatto che io non senta più cinguettii mattutini significa che non ci sono più uccellini. E ho sentito d'un tratto anche il silenzio delle giornate, nella quali mi stupivo di sentire le anatre che abitano nello stagno - invisibile - di una villa di fronte, mi lasciava perplessa il fatto di distinguere come mai prima d'ora ogni singola parola detta giù in strada, il rumore di un trolley trascinato al ritorno delle vacanze o di una portiera sbattuta, nitidi come se abitassi a pianterreno. Per tutta estate è mancato un rumore di fondo: ma non era rumore, era vita. Che non c'è più.
E non ci sono state nè api nè vespe nè bombi, solo zanzare e qualche mosca.
Si può pensare che io sia esagerata: sono sparite tante altre cose - i bottai, le fontanelle, gli schifosamente dolci blocchi di gelatina di prugne che ci davano a merenda - e solo nelle serate nostalgiche viene da rimpiangerle (be', magari non i bottai no chè nessuno di noi ne ha mai visto uno, ma ho sentito con queste orecchie rimpiangere dolcetti e biscotti durati lo spazio di una generazione), e chi può avere nostalgia delle vespe? però...
Però ci sono cose che , semplicemente, non possono sparire così, da un giorno all'altro: e il canto degli uccellini, per infimo che possa parere soprattutto ai cittadini, è fra queste.
lunedì, settembre 10, 2007
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3 commenti:
Mmmmh mi stupivo di un post alle nove del mattino...
Si consiglia gita in campagna ristoratrice. Anche se, anche se... anche qui, basta avere vent'anni per ricordare lucciole e fiordalisi -scomparsi. Però merli e gazze possono essere consolatori.
Magari sono solo partiti per le vacanze :-))))
Vabbè, se il silenzio è proprio insopportabile possiamo regalarti il Principe Consorte...lo vuoi? Lo vuoi? Lo vuoi? Dai....
apprezzo i tentativi di consolazione :-) , chè l'ora insolita aggiungeva tristezza. sì, le gite in campagna possono rincuorare, mentre il Principe Consorte... grazie, grazie davvero. ma sento che non sarebbe la soluzione giusta, chissà perchè :-)
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