mercoledì, luglio 02, 2008
TURISTA PER CASA
Qualche anno fa ci avrei sballato: chè, quando le raghelle erano piccole (prima una e poi l'altra, in verità), questo era il periodo del Qualibro. Il nome piuttosto orrendo era un mera descrizione dell'oggetto, un quaderno che man mano, una notte dopo l'altra, diventava un libro della vacanze personale. Con foto, disegni, quiz e giochini ci entrava dentro la meta della vacanze di quell'anno, e ovviamente doveva essere pronto prima della partenza, per poter essere estratto durante il viaggio. Ai periodi morti dei viaggi erano infatti dedicati i giochini e i test, ma anche le storie e le info più curiosi sui posti che avremmo visto: compito della/delle figlie era poi completare con informazioni e materiale di prima mano ciò che io avevo solo potuto anticipare, o suggerire, o ipotizzare.
Io mi divertivo un sacco a preparare il qualibro, lo confesso. Che forse la mia distrazione e la mia memoria che procede a impressioni come un antico dagherrotipo mi portano a sognare una giapponesizzazione delle esperienze, un Fissiamo tutto su carta così son sicura che è successo.
Ma , a prescindere, mi divertivo a cercare a le storie e ad incollare i depliant, a scovare le figurine più strane e a disegnare gli spazi per il biglietto del museo e la scritta sul muro: il qualibro come visione olistica del libro.
E quindi, ecco, in questi giorni in cui abbiamo approfittato della presenza dell'Amicodelcuore per andare in giro qui vicino, non ho potuto che rimpiangere l'assenza di un qualibro in cui mettere le foto del Museo del mare - dove si carica il cannone, ci si traveste, ci si ficca nei ceppi dei rematori e altro ancora - con il relativo e ben fatto foglio di spiega di ogni attività, il passaporto di Angiulina di cui ho già parlato, nonchè il menù della Fattoria del Bosco (che meritava che io stessi meglio) nelle Valli del Latte, e le foto del Museo Passatempo a Rossiglione.
Che è un museo privato, come se incontrano frequentemente all'estero e meno spesso qui: con una sistemazione museale sui generis data la carenza di spazio e l'abbondanza di oggetti, e una spiegazione essenzialmente a voce, fatta dai proprietari/curatori che a metà giro offrono anche da bere, compreso nei 5 euro del biglietto.
Il museo in quanto tale risente dell'ovvia scarsa sistematicità, ma la passione è tanta: chi non dovrebbe lasciarselo sfuggire sono gli appassionati di moto, ma soprattutto della Vespa, chè ci sono alcuni pezzi d'eccezione. Gli oggetti interessanti, curiosi o kitsch sono comunque molti, e ognuno a a fine giro avrà il suo preferito: il mio è un grande manifesto che annunciava un concerto dei Beatles come uno spettacolo da circo: "suoneranno per voi, vi faranno divertire!"
Ma anche la fioriera a forma di Vespa non scherza, neh, per non parlare della bambola Mike Bongiorno, prodotta dalla Furga negli anni '60.
Il Museo, ricordatevelo se siete in vene di follie, noleggia oggetti e mezzi di trasporto - tra cui un'apecar con risciò dai sedili imbottiti - per feste, matrimoni o... boh, chissà.
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2 commenti:
Quando la comune comincerà a fare bambini sarai ufficialmente scritturata come Autrice di Qualibri...lo sai?
Dài....! ci conto, neh?
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