venerdì, luglio 11, 2008

SGHEI 1


A volte succede, che nella comune-ty si ragioni sugli stessi argomenti pur senza sapere l'uno dell'altro: e la divulgazia del brother in tema di economia giunge a fagiuolo su alcune riflessioni che facevo de par mì.
Devo ammettere, anzi, che per quanto sembri assurdo a chi mi conosce, l'economia in quanto "scienza" non mi è mai dispiaciuta, anche se ovviamente non sono tipo da approfondire l'argomento fin nella minime pieghe e, tanto meno, sono tipo da metterlo in pratica ricavandone un frutto. Diciamo che il mio è un interesse accademico, e soprattutto storico: chè, come si sta cercando di far passare l'attuale "democrazia" (parlamentare, borghese, rappresentativa) per l'unica democrazia possibile, anche per l'economia si tende a presentare l'attaule insieme di prassi e teoria come l'unico modello ovvio e realizzabile. Mentre, basta pensarci, ancora a tutto il secolo scorso erano presenti nel mondo - e, un po' prima ma mica tanto, anche in Europa, pur a prescindere dal modello sovietico - modelli economici differenti ma funzionanti. Economie in cui, per esempio, il valore della moneta non era vincolato alla riserva aurea. Economie che si basavano, per girare, sulla generosità ostentata e dovuta, messa in moto da occasioni ritualizzate come i matrimoni. Economie in cui una moneta aveva il proprio valore intrinseco e veniva morsa per appurarne l'oro, o limata per fare la cresta sul suo valore dichiarato. Economie in cui, lo sappiamo tutti, le monete erano conchiglie o perline, o pellicce o manufatti o bestiame senza che necessariamente vigesse il baratto.

Se a un certo punto questa attuale economia - fortemente vincolata alla classe borghese che ha portato alla formazione degli Stati Nazionali, prima, e al loro dissolvimento di fatto nella globalizzazione, oggi - è diventata prevalente, ciò non significa che sia la migliore, nè l'unica possibile. E neanche che si possa considerare "neutrale", chè molti dei meccanismi su cui basa sono assolutamente collegati a quella che si può considerare l'ideologia borghese.
Già da un po', infatti, uno dei punti cardine di questa economia, che è il concetto di "sviluppo" inteso come un continuo (ed infinito, teoricamente) miglioramento materiale delle condizioni di vita mediante l'accumulo di sempre più oggetti che dovrebbe produrre quindi sempre più ricchezza, si scontra con pulsioni più autentiche che pure esistono nei singoli, come l'aspirazione ad una vita senza troppo stress e più ricca di rapporti umani e sociali o di soddisfazione. E soprattutto si scontra con la semplice constatazione che le risorse per produrre quel tipo di sviluppo non sono affatto infinite. O, anche, con la saturazione del mercato, che ormai sta raschiando il fondo del barile, trasformando i bambini in "consumatori" e istinti basilari come la sessualità in "consumi".
Perciò chi vorrebbe un mondo diverso e un poco migliore sta teorizzando, ad esempio, la "decrescita", un modello di sviluppo che va in senso contrario all'attuale: molte sono ancora le dicussioni in merito e non c'è un'uniformità di pensiero al riguardo, ma anche l' economia attuale ci ha messo un bel po' a diventare un insieme sistematizzato.
Ci sono altre proposte di nuove teorie e soprattutto nuove prassi economiche: ce ne sono di più di quanto non si immagini, e il guaio è che la loro discussione e ancora più la loro pratica è per ora estremamente limitata, come accade a quasi tutte le robe pioneristiche.
Noi, quindi, per ora ci tocca di vivere in questo modello qui, e ben venga la divulgazia se ci spiega come funziona: ma io credo che perfino in un modello dominante ci sia un margine di scelta - basti pensare ai Gruppi d'Acquisto Solidale, in cui molte persone scelgono di sacrificare una parte del loro possibile risparmio a favore di giusti compensi per i produttori - e che questo margine si andrà ampliando nei prossimi anni, con sempre nuovi e più diffusi esperimenti di vita collettiva basata su presupposti diversi dall'accumulo.
Infine, e questo è l'argomento di Sghei 2, io credo che ognuno di noi debba anche scegliere qual è il proprio modello economico, nella vita: e che spesso la scelta possa essere meno scontata di come appare.

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