A me piacciono le cose che crescono. Mi piace quando nelle robe, o persone, ci puoi vedere dentro l'ieri e l'altroieri e pensare a come ci starà il domani. Mi piace quando le persone, o robe, sono una specie di puzzle e sotto il disegno, se li conosci bene, ci vedi i segni e le forme dei pezzi: epperò l'insieme sempre ti stupisce. E mi piace quando le cose, e le persone, fanno da filo lungo la loro storia, una storia piccina di persone e di cose epperò una storia unica, che mai si ripeterà uguale.
E così, l'altra sera facevamo l'albero di Natale, che quest'anno è venuto su in frettaefuria chè il natale ci piomba addosso sempre più all'improvviso; ma insomma c'era Bing Crosby con "venite adoreimus" che andava per la terza volta di seguito e c'era il groviglio dei fili d'argento e c'erano i suonatori di legno che hanno perso le gambe e sono perciò finiti a far parte del collettivo Bosch del presepe. Tutto normale, ecco: il KGgB e la sua mente archivistica hanno voluto tutti i Pippi vicini e, attenta, il maiale sugli sci va per ultimo sennò cade, ma per ultimo ultimo va il pavone di vetro ormai senza più coda, che arriva da quello che fu l'albero dei nonni. Ed ecco Babbo Dalì, appena comprato in Spagna, e Alice a traforo che arrivò da Eurodisney e l'unico uovo decorato superstite, giunto ancor prima dalla Boemia. "Ma questi devi proprio tenerli, eh?" brontola il KGgB, ma per finta: sono tre Babbi multietnici - uno con la faccia rosa, uno marrone e uno verde - fatti con i ponpon di stoffa, e indovinate chi li ha fatti, e quando.
Ma... sì, si tengono. Come si tiene il mascherone formato mignon, che di natalizio ha solo il cartoncino rosso incollato dietro e che tuttavia ogni anno è lì, pronto a prendere il suo posto: fu tra le prime decorazioni, racconto al KGgB, del primo "albero". Che albero non fu: era un cartoncino verniciato di rosso avvolto a cono, chè fino a quel momento il tempo per il natale proprio nostro non c'era stato. E non ci venne in mente, o forse era ormai troppo tardi, di comprare davvero un albero: l'anno dopo, il tempo lo si sarebbe trovato, lì per lì andava bene un " molto fatto in casa". E le decorazioni - oltre al mascherone c'era un pendaglio indiano, qualche pezzo di collana e forse piccoli animalini, e di un piccolo uovo azzurro con nastro e piumetta sono certa - furono fissate con le puntine.
Dopo ventisei anni, quasi ogni decorazione del nostro albero racconta un'idea, un viaggio, un riciclo, un regalo, una giornata, un'età delle figlie... è impossibile guardarlo senza ricordare qualcosa e, se capita di parlarne, si scopre che c'è sempre una storia che ancora non si è raccontata, un pezzetto di qualcosa che qualcuno ancora non sa.
Allora magari l'albero a tema che propone lanessie, e che mi piace un sacco - l'albero alieno, come lo vedete? - lo facciamo, ma in più.
2 commenti:
non sia mai che si attenti alla memoria storica! Che sia in più, dunque!
Buona l'idea dell'albero a tema.
E' ora di personalizzare questa tradizione dandogli un significato più attuale e più orientato al concreto.
Intanto un messaggio nemmeno tanto implicito: niente palle!
magari...per esempio piccoli frutti (se non veri, di plastica...pazienza)
In cima potrebbe starci ancora una stella...per i romantici.
Al posto del presepe...beh, questo non è così facile, spero che venga in mente a qualcun altro (ma qualcosa va trovato!).
A proposito di tema, io prenderei la cosa alla lettera.
Assieme ai regali ci metterei uno di quei temi che si facevano alle scuole elementari, però svolto da noi per l'occasione:
Ad esempio:
Cosa avrei potuto fare di meglio durante quest'anno?
E quali sono i miei principali impegni per il prossimo anno?
Sai che roba il 31/12 leggersi i temi di tutta la famiglia schivando oggetti più o meno pesanti lanciati dal resto della comitiva.
PS.
L'albero alieno no, dai...
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