Ci sono volte che questa città è non solo piena di cose da fare, ma piena di cose da fare visibili: allora i genovesi, siano o no doc, si dicono l'uno con l'altro: "Che casino c'è oggi! Sembra quasi una città" come se negli altri giorni ci fosse in giro solo la morte cicca.
E invece è già un po' che non è così, ma i genovesi, siano essi doc oppure no, ci mettono sempre un tot - un bel tot - ad accettare le novità. E tutti sanno che io non amo follemente questi luoghi che mi furono imposti quando ero piccola, però lo smisurato orgoglio dei genovesi, doc e meno doc, verso la loro città a volte sembra proprio giustificato.
Così la pensa anche Moni Ovadia, che sabato sera ha condiviso le sue "riflessioni sulla comicità" a palazzo Tursi e che ha esordito dicendo che qui, "nell'isola felice", è difficile rendersi conto di quanto imbarbarimento ci sia altrove. Moni Ovadia ha poi anche cantato due canzoni napoletane che credo avrebbero fatto la felicità del mio Amicodelcuore, ma questa è un'altra storia, così come è un'altra storia il piacere di sentire una persona che ragiona bene e in modo approfondito e riesce poi anche a far ridere con i suoi wiz che, come sottolinea lui stesso, sono parte integrante del ragionare.
Ma, per tornare alla città, la sala piena di gente ha annuito in modo invisibile nel sentirsi ricordare il privilegio e il merito di non essere ancora beceri come ormai troppi altri, ma di solito sembrano tutti scordarsene, forse per il piacere di esercitare il sacrosanto diritto al mugugno.
Eppure, per esempio: nel pomeriggio c'era la Fiera della Maddalena. La Maddalena è uno di quei posti di Diagon Alley che secondo ove il guardo giri puoi essere affascinato o scappare, ma non mi addentro in spiegazioni e analisi.
Basti sapere che nella zona della Maddalena - che non è solo la via omonima - ci sono bar e locali dove nel pomeriggio c'era, pies, una festa all'aperto per un gruppo di persone stra-vestite come a Genova è difficile vedere, e un intero per quanto corto vicolo con almeno quindici prostitute al lavoro. Non c'è soluzione di continuità, girato appena un angolo eccoci da un mondo all'altro.
Nello stesso momento, poco oltre, dentro il chiostro delle Vigne, gli amicici del Festival della Scienza facevano camminare i bambini sull'acqua, un'entusiasmante blasfemia a base di maizena: e lì, fra scivolate e urletti, grandi e piccini ricoperti di amido e manichetta dell'acqua, a un certo punto è arrivata la Sindaca. Qualcuno è andato a salutarla, qualcuno ha sbuffato, i più hanno continuato imperterriti chi a camminare nella vasca, chi a lavorare e chi a guardare i bambini: dal canto suo, lei non ha stretto la mano a nessuno, ha sorriso appena ed è rimasta ai margini della scena.
Sembrava una gara di genovesità, facciamo a chi è più scorbutico, e non si sa chi ha vinto.
Non gode di molte simpatie, la Marta, ma io sostengo che tutti i difetti che può avere (e ne ha) e le cose sbagliate che fa (e ne fa) non le costerebbero così tanto in termini di popolarità se non fosse donna. Perchè chi per caso crede che a sinistra non ci sia maschilismo non ha mai avuto contatti con la feroce misoginia della classe operaia (maschile) in un città di marinai (appunto) che costituiva la base del PCI e che ancora oggi ne mantiene alcune ferree qualità, buone e meno buone.
E però io pensavo della Marta, a vederla lì nel suo completino blu per niente d'ordinanza: va bene che il progetto di recupero della Maddalena l'ha voluto lei, va bene che non fa un granchè per accattivarsi le persone, va bene che per un genovese il centro storico è indissolubilmente legato alla presenza di prostitute e peggio, tanto che non ci si fa quasi caso, ma ecco io la Moratti che va a passeggio nei quartieri dell'hinterland, nelle zone peggiori di Milano, non so... succede?
Intanto c'erano i tamburi in giro per i vicoli, nella piazza principale c'erano i megastand della banca che faceva provare gli sport alla gente accanto a quelli dei fruttini di marzapane, gli umoristi a spasso per le vie dei Rolli e tutte le altre più minute attività di un sabato sera, che non sono ormai pochissime nonostante la proverbiale scarsa ospitalità genovese.
E ci son due particolari che mi sembrano dare il senso che qualcosa, in questa città, sta funzionando ancora: uno è il numero di inaugurazioni che ho visto in questo periodo, tra cui una di una libreria in un quartiere popolare. Non è poco, di questi tempi, no?
L'altra è l'abbigliamento delle prostutite di cui sopra: che era, se così si può dire pur nell'osservanza dei criteri della loro corporazione, "decoroso". E mi par di ricordare che ci fosse stato un patto fra la categoria e il Comune, qualche anno fa, in cui rientrava appunto un certo bon ton delle puttane, in cambio della relativa tranquillità di poter lavorare in centro storico: ecco, magari mi sbaglio, ma fosse mai che il patto viene osservato? E, se è così, pare meglio delle multe e delle crociate.
Ecco, senza voler difendere in particolare la Marta e la sua giunta, che ci piacerebbe facessero di più e meglio, però ci sono volte che mi piacerebbe anche che ci si rendesse conto del positivo di questa città, di questa sindaca e di questa giunta, nonostante il diritto al mugugno.
Ma siccome ci vuole sempre una scusa quando si cerca di essere ottimisti - altrimenti di questi tempi ci sente comunque un po' idioti - sbandiero subito il mio alibi, che è quello del millesimo post di questo blog, giaggià proprio questo qui.
lunedì, maggio 24, 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
EVVIVAAAAAAA!!! Congratulazioni per il millesimo! Bacini Streghina!
che bella cosa, mille è proprio tanto. ed è bello che sia così ottimista. e sulla marta hai ragione: potremmo smetterla con gli snobismi e cominciare a dirci "marziani": la città è discreta e discretamente ben governata, ma se guardiano le altre è bellissima e benissimo governata
@zit: grazie, ragazza, scrivimi un pochino se hai tempo. ricambio con un abbraccione.
@ anonimo: certo che una ne fa e cento ne pensa, la marta...
Posta un commento