Brutto il tempo, il concertone peggio, ed ecco che senza un'intenzione precisa mi ritrovo a guardare il DVD delle interviste realizzate per "Ragazze di fabbrica", una mostra fotografica e documentale che ho visto a Palazzo ducale qualche settimana fa.
Realizzata nel 2008 con il sostegno e il contributo di Provincia e Regione,è un lavoro che non si vergogna di essere naif: situazioni e testimonianze raccolgono le esperienze delle donne del Ponente, la dovè c'erano le grandi fabbriche, e non pretendono di essere nulla di più che memoria colelttiva, memoria che va salvata e messa a confronto con la realtà attuale." Un giorno, mi chiama il caporeparto e mi chiede dove vado quando ci sono gli scioperi. E dove andavo? andavo in corteo, con gli operai!""Abbiamo occupato la fabbrica, ero sempre in giro a chiedere soldi, a chiedere anche cibo per chi occupava, per le famiglie."
" Mi hanno assunta, lì nel negozio di Bagnara che era il più grande d'Italia a livello familiare, e mi hanno fatto togliere lo smalto dalla unghie: niente trucco, camicetta abbottonata fino al collo e niente parlare con i colleghi maschi."
" Abbiamo chiesto la cosa più urgente, che era il consultorio: c'erano, allora, tante donne che venivano dal sud e l'esigenza era quella."
" Facevo la bibliotecaria di quartiere, ogni pomeriggio arrivavano tanti bambini per fare le ricerche, le operazioni: come si faceva dir di no? in casa non avevano nessuno che potesse aiutarli, si mettevano a fare i problemi con mio marito, un'ora, due ore."
Sto citando a memoria, ma ognuna di queste interveiste contiene spunti di orgoglio e di rabbia, di appartenenza e di nostalgia, di solidarietà e di coscienza civile. Soprattutto le figure più combattive, come l'anziana operaia della Torrington - la cui occupazione fu un momento importante e memorabile per la città - sono... be', è difficile definirle in altro modo che "belle": con la loro pettinatura da parrucchiere, la collanina o il foulard, le rughe a sottolineare la vivacità dello sguardo, raccontano, ridono, si commuovono.
A questo punto del post sono andata di là e c'era la diretta del concertone: stavano leggendo testimonianze di bambini immigrati, altrettanto buffe, e serie, e commoventi. Mi sembra che il caso abbia creato un bel parallelo, senza bisogno di trarne una morale che non sia quella, semplice semplice, della forza della comune umanità. Un po' retorico, magari, ma se non si è retorici il Primo Maggio, allora quando?
E ci sta ancora un soffietto, un piccolo spot per le mie lettrici: compratelo, questo catalogo di "Ragazze di fabbrica", con relativi DVD, fa bene al morale. Fa bene vedere come si passa attraverso una vita, lavorando dieci ore al giorno (otto al sabato, la domenica solo il mattino) o respirando vernici, e poi si è contente di guardarsi indietro e vedere quello che si è fatto, fa bene pensare che i problemi di oggi si potranno risolvere come hanno avuto una soluzione quelli di ieri, fa bene sapere che ci sono i momenti bui e i momenti d'oro, per le persone così come per la società. Compratelo per le figlie e le nipoti, chi ne ha, e tenetelo per loro in libreria, che prima o poi possano guardarlo. E' edito dal Comune di Genova in prima persona e si può richiedere a Maria Teresa Bartolomei del Centro Civico di Cornigliano. ( si vede che in un'altra vita facevo anche la giornalista, con tutte le brave info al loro posto, eh? )
1 commento:
QUELLO CHE TI PASSA(VA) I PEZZI DIXIT:
ti adoro, infatti manca il prezzo
:-)))
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