lunedì, marzo 01, 2010
HOME SWEET HOME
E finalmente siamo arrivati al punto in cui "mettere a posto una cosa" vuol dire "mettere a posto una cosa". E' il punto d'arrivo dei traslochi, quello in cui la semplice collocazione di un oggetto non è più il sassolino che dà avvio alla valanga di mille altri spostamenti.
Ora ci sono molte cose che mi piacciono, in questa casa, su cui poso volentieri gli occhi mentre lavoro o quando mi rilasso - quando sono triste, no, guardo fuori: colline ed alberi sono imbattibili - ci sono colori che stanno bene fra loro, oggetti che vivono di vita propria, piante per cui faccio il tifo (be', il mio pollice verde lo richiede, eccome), spazi in cui so già cosa potrò mettere e altri - pochi - che si rivelano di colpo.
L'abbiamo inaugurata, questa casa, con tanti amici e tante risate: e lei si è prestata bene al gioco, non come quella che l'ha preceduta, dove invece le persone sembrava che avessero segnato il loro posto con il gessetto. Non so perchè, ci sono case il cui lo spazio è fluido e accoglie, e ce ne sono altre, magari più grandi e apparentemente più adatte, che invece ingessano persone e movimenti.
Qui ci mettiamo un attimo, volendo, a organizzare una tavolata per 30: anche se la casa è più piccola delle precedente, ne è venuta fuori una casa che "ce n'ha voglia" e ciò mi piace parecchio. C'è stata una sinergia fra noi e lei che ha superato perfino una partenza ostica, con pareti smaccaramellose, caldo tropicale e porte antipatiche. Forse è che ho appena visto "Invictus" e ne sono influenzata, ma in verità - si parva licet eccetera - la fatica che ho fatto a conciliare con me gli aspetti più ostili di una casa che sentivo bella sono stati curiosamente simili al senso del film, a quell'unire le forze per tirare fuori le potenzialità.
Le case sono state importanti nella mia vita: alcune le ho amate come si ama un buon libro, altre come si apprezza una coperta ammorbidita dagli anni, altre ancora le ho sofferte, mentre qualcuna mi fa ridere al ricordo e una sola si è sempre fatta rimpiangere.
Alle case altrui abbiamo dedicato risorse che altri più saggiamente investono nell'accumulare mattoncini per la propria, ma in cambio ne abbiamo avuto varietà, bellezza, sorprese, scoperte. e comodità e piacere, perfino. Chè non sempre ciò che si spende deve ritornare in forme tangibili, no?
E guardando indietro, le case riflettono una specie di geografia dell'anima, una storia minima fatta di spazi e di oggetti - "guarda, in questo trasloco c'era già la caraffa viola!" - un essersi fatti quando la proprietà era ancora un furto e non una tutela forse necessaria, e il dispendio implicito in questa formazione. Ma sarebbe ingiusto, così sono arrivata a pensare, credere che il merito sia solo nostro, solo degli umani: le case hanno la loro parte, la loro personalità. E se tutto procede come da premesse, questa casa aveva anche lei voglia di amici, di tutti quegli amici veri che, in trenta o in tre, hanno voglia di fare qualche pezzettino di strada con noi.
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6 commenti:
ma esiste qualche collegamento tra il citarandom di oggi _ "quelli che conoscono la tempesta si annoiano con la bonaccia" - e la pace dentro che viene dalla casa nuova? ed è positivo o negativo? e perchè i maschi non capiscono mai un cazzo?
Un maschio
no, i citarandom fanno sempre quello che vogliono, come da definizione, ma apprezzo la coincidenza che non avevo notato.
la pace dentro adesso è positiva: quando diventerà bonaccia ci inventeremo qualcos'altro :-)
Purtroppo mi viene diffcile smentirti, sulla tua domanda :-D e, anzi, aggiungerò che i maschi non capiscono mai un cazzo in due casi:
quando non vogliono capire - impossibile batterli, in questo
e quando vogliono capire troppo.
senza offesa, of course, neh? :-)
il citarandom di oggi dice: "è difficilissimo parlare senza dire qualcosa di troppo". Tu mi vuoi far credere, o veramente, che sia random? E sempre di me parlano? Mah.
L'anonimo consueto
lui è random, ma io son strega, si prega di ricordare. se parlano di te, anomimo, io questo non so. Fossi tu un po' egocentrico :-))) ?
Forse per egocentrismo, vorrei far sapere che l'anonimo consueto di questo post non è l'anonimo consueto di queste settimane ^_^
sissì, dopo qualche dubbio iniziale, ciò era stato già chiarito. ma nel dubbio io devo mantenere la netiquetta e mi tocca comportarmi come l'anonimato richiede, rigorosamente neutra :-)
Sennò si può introdurre il paradosso di rendere riconoscibili gli anonimi, che ne dite? :-)
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