sabato, marzo 06, 2010

RAGAZZE A UNA DIMENSIONE


E' attraente, bel colorato, indirizzato senza possibilità di equivoco ad un target ben preciso, quello delle ragazzine.
"Il Mio Corpo" - sottotitolo, ben in evidenza, "Body Drama" - colpisce per più di una ragione.
Innanzitutto, il fatto che sia "libro", ma con il minimo indispensabile di scritto: il resto è immagine, a colori. Anche quando le immagini non sono certo piacevoli, come quelle delle verruche o delle callosità: ma questo è un effetto voluto, dal momento che il messaggio più forte del libro è "non vergognarti del tuo corpo".
Il messaggio è giusto, non c'è dubbio: per ribadirlo, il libro snoda una serie di "drammi", dagli odori sgradevoli (o percepiti come tali) a vere patologie come i tumori della pelle, passando ovviamente per il peso. E, con sufficiente chiarezza, indica la gravità vera o presunta del problema, i possibili rimedi, quando ci si può ridere sopra e quando è bene rivolgersi a un medico.
Con una buona dose, almeno per noi europei, di conformismo - oddio, gli altri pensaranno che... - e un pizzico di troppo di faciloneria - quando ho smesso di guardare la bilancia sono dimagrita due e chili e mezzo in un mese - "Il mio corpo" affronta comunque i dubbi angosciosi delle ragazzine su se stesse, anche i più scabrosi o imbarazzanti. Vien da pensare che sia comunque un buon libro: un tot di informazioni sono davvero interessanti e, se anche solo due informazioni su tutte risultassero utili a due ragazze su cento, sarebbe già un bel risultato.
Fermo restando, però, che solo di Corpo si parla. Il grande protagonista è infatti l'Aspetto: non solo quello visivo ma quello olfattivo, o perfino igienico: ma sempre Aspetto, mai messo in relazione alla simpatia, alla socievolezza, all'intelligenza eccetera.
Certo, forse la critica è arbitraria: un libro dedicato al Corpo del Corpo parla, ok. Ma non può non venire in mente "Noi e il nostro corpo" che, nato da discussioni fra donne e uscito in anni in cui i tabù e i problemi eran decisamente più gravosi di quelli attuali, si preoccupava di inquadrarli in un contesto di relazioni, culturale, magari ideologico ma almeno complessivo.
"Il Mio Corpo" accenna al fatto che le aspettative che premono sulle ragazze potrebbero essere troppe solo affrontando alcuni problemi, come la depressioneo l'autolesionismo: ma non si indica nessun repsonsabile ( a parte photoshop, si intende) e ancora una volta è alle ragazzine stesse che si affida la responsabilità di un cambiamento. Per carità, parole sagge quelle che invitano a non voler diventare come le modelle ritoccate dalla chirurgia e appunto da photoshop, ma non c'è il rischio che la ragazzina che legge si senta ancora più scema quando, nonostante tutto, non può astenersi dal confronto? La depilazione, tanto per fare un esempio innocuo, può essere un problema igienico, ma fingere che non sia soprattutto un'istanza culturale e sociale è attirbuirle un valore assoluto che, insomma, forse sarebbe bene rimanesse a cose più serie.
"Il mio Corpo" è comunque ovviamente un significativo spaccato di questo nostro tempo, ma rimango indecisa se considerarlo un meglio-di-niente o un santiddio-che-roba.

3 commenti:

riconoscibilmente anonimo ha detto...

Parrebbe che l'editoria stia prendendo la china della Rete - o forse è l'esatto opposto... chi lo sa?

Voglio dire, si pubblica di tutto, senza che ci siano rimandi o contestualizzazioni. In questo modo se non si hanno strumenti pregressi, frutto di una educazione un po' solida, come si fa a sviluppare una lettura critica e consapevole?

Per lo meno dovrebbe essere un libercolo da leggere genitori-figli (sempre che aiuti!)... mi sbaglio?

lastreganocciola ha detto...

Senza alcun dubbio il libro si rifà alla Rete, nell'intento di essere letto più facilmente e volentieri: e hai ragione, riconoscibile anonimo, a sottolineare che altri strument dovrebbero essere in grado di fornire altri, più ampi e precisi, riferimenti. Ma, posto che così non è, almeno il libro compie una scelta fra le mille opzioni che invece trovi in rete: e quando la scelta è intelligente, utile, coraggiosa, ben venga almeno quella, mi sono detta. Ma in questo caso il dubbio rimane. Quanto ai genitori, l'impressione è proprio loro siano i grandi assenti: altrimenti, in un modo ormai privo di tabù, perchè mai un'adolescente dovrebbe aver bisogno di cercare informazioni (e non educazione o sensibilità, n.b.) in un libro?

kiri ha detto...

Direi che, in linea di massima, le ragazzine di certe cose con i genitori non parlano. è mai successo? pensateci un po'. I genitori, per i ragazzini in una certa fascia d'età, non capiscono niente, punto. è pure vero, dall'altro lato, che molti (troppi) genitori non hanno mai fatto neanche lo sforzo di provare a capire qualcosa... ma bisogna lavorare fin da quando l'erede è in fasce, per instaurare questo benedetto dialogo, sennò è inutile - e si inseriscono i libri (per fortuna, secondo me: meglio di niente o di amichetti egualmente sprovveduti)