Ah-ah, ora è dopocena e non è neanche giovedì. se avete cominciato a leggere da qui, andate al post precedente e tenete conto della rettifica, che io ho appreso con piacere.
Così adesso posso raccontare questo nanetto quale contributo al dibattito.
A un recente presidio, e non dirò quale perchè è ora che si torni a un po' di sana vigilanza, mi è capitato di trovarmi davanti a una macchina che voleva passare, a dispetto della manifestazione. Mi sono girata e, ecco, ero al centro della strada, in primissima fila davanti a un tipo isterico che, motore acceso, voleva passare a tutti i costi. Il tipo è risalito in macchina mentre io mi accorgevo di essere lì, mi ha guardato di brutto come a dire "togliti". E ha accelerato. Io sono rimasta lì. Be', non avevo sacchetti e lui non era un blindato, così non stavo facendo un figurone, ero solo incazzata. Che se c'è una cosa che mi dà sui nervi è la prepotenza, la protervia, e ho reagito istintivamente. Gli ho anche detto "ammazzami!", ma data sì la mia scarsità di voce di questo periodo non ho proprio ottenuto un effetto di sfida, perchè lui ha detto "Eh?" e mi è toccato ripeterglielo. Il che ha sciupato un po' il tutto, ma non il mio incazzo, anzi. Poi, ovvio, è arrivato qualche compagno a dirmi " ma dài, ma vabbe', vieni via, facciamolo passare...." e mi sono fatta un pochino pregare, giusto per tenere fermo il becero ancora un po'. Il clou del nanetto è quell'accelerata, già. Non era intelligente star lì, era una stupida sfida, anche se non molto rischiosa: ma in quel'attimo ho pensato che ormai potevo anche permettermi quel rischio. Cinque anni fa non l'avrei fatto, trent'anni fa l'avrei fatto anche un po' di più.
Così, capisco la posizione dell'amicae. :ma noto, come prima cosa, che almeno un po' di menefreghismo autodistruttivo ci vuole, per quel tipo di coraggio. Chiamamolo conflitto con il mondo, chiamamolo mancanza o diminuzione del senso di responsabilità o delle responsabilità stesse, chiamiamolo motivazioni interne quali che siano: ma un papà di figli piccoli, per esempio, io credo che difficilmente si sarebbe trovato al posto di Carlo Giuliani, e fors'anche al mio.
A riprova, il gipunto dice che quel venerdì di G8 non c'era: per scelta, per non offrire pretesti, per non fare da esca alle provocazioni. Il gipunto era uno dei tanti che quel giorno avevano scelto, come me, di non andare per precise, e sensate, motivazioni politiche. Si era però ormai in troppi perchè l'organizzazione potesse funzionare sui distinguo.
Parentesi: secondo me, si era in troppi perchè qualsiasi organizzazione che non avesse una rigida disciplina - qual è per definizione, Il Movimento - potesse funzionare. Non difendo Agnoletto e tantomeno Casarino su cui ho più seri dubbi, ma ritenerli responsabili di quanto è successo mi pare una vergogna storica, un cedere alle subdole insinuazioni di chi in questo modo è riuscito a far passare una logica di automartellamento sui coglioni che anche da lì ha avuto inizio. Non ci sta, nella logica di nessuna formazione "a sinistra" che di fronte alle cariche della polizia si consideri responsabile chi ha organizzato la manifestazione. Fine parentesi.
Allora, sicuramente non era la scelta più intelligente essere in corteo il venerdì, anche se di fronte al casino che man mano prendeva forma, credo che non ci fu uno di noi che non pensasse di avere sbagliato, che bisognava invece essere lì, in mezzo al casino. Per pura solidarietà e testimonianza e rabbia, e non per intelligenza politica. Però, ecco, non c'eravamo: e allora, forse è questa anche l'intelligenza che serve. I distinguo a monte, lo spirito critico, la voglia di fare i distinguo e di ragionarci su. E non dò torto alla Nessie, quindi. Anzi.
Sempre allo stesso presidio di cui sopra, quando sono arrivata c'erano i fumogeni colorati, i centri sociali con il casco, la polizia di fronte: qualcuno diceva che la polizia era anche tutta più in giù, in assetto antisommossa, tanta. Non sono scappata, ma prima di unirmi al presidio ho aspettato di vedere come poteva andare: che rischiare botte per far dire al tiggì che una banda di facinorosi aveva provocato disastri e guai, no, adesso non ci sto. Non so mai se è giusto o sbagliato, chè a volte può essere l'uno e altre volte l'altro, così mi affido all'istinto. Magari anche all'istinto di sopravvivenza. Infine, i centri sociali - ma non solo loro - hanno ottenuto il loro corteino, gli altri hanno mantenuto il sit-in e tutto sommato è stato bello e giusto così: mostrarsi un po' i denti, se si cerca poi di far andare tutto liscio da entrambe le parti, serve a ricordarci chi siamo.
Serve anche a ricordarci che siamo coraggiosi, e insieme sensati. Non è poco, di questi tempi. Perchè, e concordo in pieno con un rarissimo commento del KGgB, che riprende il tuttora validissimo concetto secondo cui è meglio un compagno vivo di un eroe morto, il coraggio di essere ai presìdi, alle fiaccolate, alle manifestazioni, per ora qui non è ancora coraggio fisico, ma è pur sempre il coraggio di mantenere valori ed opinioni che sembrano obsoleti, che non sono più "trendy".
Anche questo coraggio non è affatto disprezzabile, non è così facile come sembra e non lo è specialmente per i più giovani ei loro ormoni e le loro confusioni, ma, bisogna pur ammetterlo, non diventa più incisivo se si fa il giro del palazzo in corteo.
Io credo che il coraggio, quello più vero e sensato, al G8 del 2001 l'abbiamo avuto tutti il giorno dopo, quando abbiamo fatto tutti la manifestazione più pericolosa, annunciata come tale, percepita come tale, subito dimostratasi tale: e siamo rimasti lì, con il coraggio di stringere i cordoni, di non far entrare i black block, con il coraggio di resistere in modo soprattutto pacifico, ma anche il coraggio di scappare e di aiutare altri a farlo. Questo mi pare il coraggio importante: non il gesto del singolo, ma la resistenza di massa.
Così, amicae., credo che se io fossi vicino a te e tu stessi tirando su un estintore, ti darei un calcio sulle mani per fartelo cadere: magari ti sparerebbero lo stesso, ma magari no. e se sì, avrebbero meno pretesti per dire che è stata tutta colpa tua.
Non sta a noi, e meno ancora a chi l'ha ucciso, esprimere un giudizio su Carlo Giuliani: io credo che avremmo preferito saperlo un compagno tosto e convinto, non uno con il costume da bagno, e credo che avremmo preferito saperlo senza quel cazzo di estintore, che tanto fiato ha dato a chi voluto stravolgere la Storia. Ma così non è, e lo ricordiamo per quello che era, senza tacerne più di tanto le debolezze e, appunto, le confusioni. Non ne abbiamo fatto un martire, è un martire: furbo o sciocco che fosse e che sia stato, non si uccide un ragazzo "armato" di un estintore, neppure per (il)legittima difesa, soprattutto se sei un tutore della legge. ma questo è ovvio, o dovrebbe esserlo.
Da qui, però, possiamo partire per cercare di ragionare su ciò che facciamo noi stessi, e non solo quando si tratta di politica: razionaloni sempre no, ma anche sempre di pancia e di impulsi non fa mica bene. Chè il coraggio è di tanti tipi, ma quasi mai il coraggio vero è quello più vistoso: quello è adrenalina, incazzo, risposta più o meno atavica e darwiniana. che a volte ci vuole e a volte no, ed e è una bella scommessa distinguere.
Ma il coraggio più importante a me sembra quello fatto di qualità apparentemente opposte, ad esempio di pazienza e ostinazione e continuità, e coerenza con se stessi.
mercoledì, luglio 22, 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
10 commenti:
Così, amicae., credo che se io fossi vicino a te e tu stessi tirando su un estintore, ti darei un calcio sulle mani per fartelo cadere: magari ti sparerebbero lo stesso, ma magari no. e se sì, avrebbero meno pretesti per dire che è stata tutta colpa tua.
Mi daresti un calcio sulla mano per farmelo cadere anche se stessi cercando di disarmare uno che punta una pistola, tipo, contro la nessi???
Perchè è lì che sta il mio distinguo. E' lì che sta tutta la questione. Io un estintore gratis non lo tirerei mai, e neanche perchè sono incazzata, a meno che non sia una cosa sentimantale e mica politica, che sono incazzi diversi :-)
Però dico non comportiamoci come se Carlo Giuliani avesse avuto un estintore in mano per sfasciare una vetrina, perchè non è andata così. Perchè c'è già tutta la propaganda che ha remato in quel senso.
Quindi se ho un estintore in mano per sfasciare la vetrina di un dì per dì mi prendo a calci da sola, tranquilla.
Il merito della mia questione è un altro, è: perchè parliamo anche noi come se non avesse avuto una ragione condivisibilissima per alzare quel cacchio di estintore?
Eh? Perchè?
vorrei dire di più.
dico solo che è magnifico ciò che dici.
illumina, e riplende.
luccica.
è civile.
e punto.
Domy
.
amicae., credo di sì. credo che prima butterei a terra la nessie, o cercherei di ripararla o chissà, e poi se ce la faccio, ti darei un calcio. perchè - e noi possiamo dirlo senza offuscare la profonda ingiustizia e tristezza per la morte di uno di noi- non è un istinto sano quello che ti fa offrire il petto a uno con la pistola spianata, neanche se lo fai per poter tirare un estintore. un esitintore pesa e ci vuol tempo a tirarlo, è visibilissimo: non è un sanpietrino, insomma.
E questo non vuol dire, come ho già scritto, che io accolga in qualche modo la tesi "se l'è cercata": assolutamente no, in nessun modo ciò che dico c'entra con una sia pur minima giustificazione o revisione della realtà dei fatti.
Ma non è da oggi che fra compagni si cerca di riflettere - e in periodi migliori si cercava di organizzarsi anche a partire da queste riflessioni - su comportamenti e motivazioni e situazioni: e non è la prima volta che capita di desiderare di poter parlare con chi invece è morto, anche per dirgli: "bella cazzata hai fatto, amico. stimabile, ma cazzata."
"bella cazzata hai fatto, amico. stimabile, ma cazzata."
Uff, è quello che dicevo alle tue figlie in altra sede. Le parole sono importanti, dovremmo cercare di tagliarle meno con il coltello (parlo io, vabbè).
Io lo smusserrei con una roba tipo:
"Amico, sono un po' indecisa sul fatto che il tuo gesto sia stato opportuno, sicuramente stimabile, ma, sospetto, poco opportuno".
Non so se sta a noi giudicare i metodi degli altri compagni. Discuterli con loro sì, ma fargli cadere addosso un giudizio così pesante, io non lo so.
Noi non siamo la storia che assolve. Noi ci stiamo dentro.
ecco, lascio un commento un po' fuori tema, forse. io sono più di otto anni che non ne posso più di agnoletto e casarini. non do a loro la colpa del massacro. ma non credo sia una vergogna storica dire che sono (stati) degli incapaci. come si dice a napoli, il pesce puzza a partire dalla testa. voglio dire, da sempre le azioni più o meno rivoluzionarie sono contrapposte ad una reazione più o meno dura. la rete contro il giòtto era una roba incredibile: un meravigliosissimo movimento trasversale, dai cattolici di base ai centri sociali anarcoidi. la cosa più rivoluzionaria che abbia mai visto, in questi tempi. era ovvio che ci fosse una reazione dura da parte dei potenti. si era vista a seattle, a goteborg, a napoli... perché, allora, proporre con toni duri, quasi da guerriglia, una roba inutile, anche politicamente, come l'assedio alla zona rossa? perché continuare ad alzare la voce come neanche fidel nei suoi comizi, che sfonderemo la zona rossa, invaderemo la città, e stronzate simili? che ti aspetti, se non una repressione dura quanto inutile (vista la pericolosità reale del corteo, infiltrati a parte, prossima a quella di un chihuahua)? e perché quando arriva la notizia dei black blok che sfasciano tutto già dal mattino, invece di ripensare, riflettere, ragionare, prendere contromisure, ti metti in testa al corteo come se niente fosse? mi è sfuggita, allora come ora, la ragione per cui questi due grigi signori si siano assurti al ruolo di portavoce del movimento. sono state fatte delle elezioni? durante una riunione di coordinamento loro erano andati al cesso e quando sono tornati si sono ritrovati nominati portavoce? chi lo ha deciso? ma dal momento che così è stato, ti devi anche assumere le responsabilità delle scelte politiche e di metodo che hai fatto. e che si sono rivelate disastrose. pesantemente disastrose. pesantissimamente disastrosissime. detto questo, la manifestazione è partita lo stesso, aggredita in modo immotivato, violentissimo, spropositato e quant'altro. ed è lì che, secondo me, non dobbiamo darci mazzate sui coglioni, e dirci stupidi o eroi. poi (ma davvero mi fa fatica parlarne), il gesto di carlo giuliani non credo sia da liquidare con "stimabile cazzata". e allora, tondelli? e farioli? e franchi? e serri? e reverberi? sono scesi in piazza in una manifestazione non autorizzata. hanno fatto una cazzata? sono stati caricati dalla polizia e hanno risposto prendendo gli sbirri a sassate. la polizia ha risposto ai sassi con le pistole. anche loro hanno fatto una stimabile cazzata? o forse non era neppure stimabile? ecco, bon, io faccio molta fatica a giudicare quello che ti può passare per la testa in un frangente simile. a vedere uno sbirro che punta un compagno disarmato. e se te lo ammazzano davanti? poi, vabbeh, c'è anche da mettere in conto quali siano le tue aspettative e quanto potenziale autodistruttivo hai addosso. comunque, bon. ecco. così.
io credo che tu confonda il giudizio moraòle e umano con la valutazione politica: è sempre difficile tenerli distinti (e la mia generazione ne sa qualcosa, con i suo "compagni che sbagliano") , tuttavia bisogna sforzarsi di farlo il più possibile. nessuno giudica la persona, amicae.: ma le sue scelte (anche se comprensibili, perfino se "obbligate") si possono e si devono valutare.
Proprio perchè nella Storia ci siamo dentro, e val la pena di provare a farla al meglio delle nostre capacità.
@gipunto: sono d'accordo con questa posizione, espressa così. perchè espressa è così è appunto una riflessione, un porsi domande per migliorare, e non è solo rabbia che colpisce prima di tutto l'obiettivo sbagliato. Poi, ho citato il mio sciocco esempio proprio per dire che è difficile sapere cosa ti passa per la testa, quindi sono d'accordo anche su ciò che dici su Carlo. E sulla difficoltà a parlarne.
Ciononon, mi fa piacere che invece ne parliamo.
Nanetto da sorriso che m'è venuto in mente per il nanetto dell'automobilista.
Con premessa tediosa, chiedo venia, per inquadrare la situazione. Dunqueee un mesetto prima del culmine degli eventi a Venaus, volevano aprire un sito di sondaggio geognostico "minore", ma gli sbirri s'erano fermati sulle montagne, ché gli siocchi non pensavano che se sei più in basso di chi ti vuole fermare e tenti pure di salire corazzato e appesantito qualche difficoltà potresti averla. Alla sera il LìderMaximo annuncia di aver raggiunto un accordo col prefetto e che si può rientrare (non eravamo molto propensi, si trattava poi di aspettare fino a mezzanotte dopodiché sarebbero scaduti per loro i termini legali per intervenire, ma tant'è). Scendiamo. Incrociamo un vecchietto che ci offre dell'acqua e ci dice di tener duro anche per lui, che ci sarebbe stato se non fosse per l'età. Andiamo a casa.
Al tg delle 23 Linguetta annuncia gongolante che il prefetto ha tradito l'accordo -uh quanto è stato intelligente a metterci nel sacco- e che scesa la notte è stato preso possesso del sito da parte della polizia. Sicché il giorno dopo la gente si riversa spontaneamente per le strade, NONOSTANTE il LìderMaximo tentasse di calmare gli animi. Due stazioni ferroviarie si fermano per qualche ora al mattino.
Al pomeriggio un buon numero di persone si mette a passeggiare in un punto nevralgico della Valle, dove la ferrovia e le due statali sono distanti poche centinaia di metri: il risultato è che si forma un ingorgo e tutta la valle risulta bloccata, completamente. I torinesi che volevano rientrare da gite in alta valle si incazzano un tot. Scena analoga di tipo in macchina che strepita, e urla, e sgasa. E accelera. Ed effettivamente urta col cofano della macchina un tizio che stava in mezzo alla strada. E che era della Digos.
e.talpa@: p'cato, neh? :-D
Posta un commento