martedì, maggio 05, 2009

'AN VEDI 'STA MIGNOTTA DE UNA LESBIA,,,


L'afasia blogghica è una brutta bestia. O, se vi piacciono di più le metafore vegetali di quelle animali, un'erba infestante.
Nessuno, come già da tempo sospetto, scrive davvero per se stesso. Così come nessuno si veste davvero solo per se stesso: può capitare di fare entrambe le cose per il proprio piacere, che non necessariamente include o men che meno dipende da quello altrui nel leggerci o nel guardarci: ma un bello scritto o un bel vestito nell'indifferenza muoiono.
Sui blog, raramente si parla dello "strumento blog": è una sorta di convenzione, così come si può parlare di libri in un libro solo se lo si fa con nonchalance o, al contrario, con un qualsiasi ma dichiarato intento.

Però non è la stessa cosa: "parlare di libri", oggi, significa solo parlare dei contenuti dei libri, e non già dello strumento libro (salvo quando si vuole sostenere che è ormai superato), mentre "parlare di blog" è un po' come parlare di cloni, o di modificazioni genetiche, o di staminali. Si parla, infatti, di qualcosa di nuovo, la cui conoscenza è limitata il cui utilizzo ancor più. Al tempo stesso, come avviene per il libro e come non avviene per le innovazioni scientifiche, ad esempio, sia la conoscenza che l'utilizzo di un blog sono teoricamente alla portata di chiunque, e realisticamente alla portata di chiunque abbia alcune conoscenze di base ed un tot di disponibilità di tempo e di soldi.
Avrebbe quindi un senso il parlare, fra bloggers, di cosa può stare o no su un blog: non tanto per una specifica netiquette, quanto per esplorare vantaggi e svantaggi, ma soprattutto modi, di un nuovo mezzo di espressione.
Non che sia facile, però: è difficile, per esempio, rispondere qualcosa a chi, pur essendo lettore di uno o più blog, si sente in qualche modo indiscreto. Perchè per un blog sì e per un diario dato alle stampe no? O, ancor più, perchè le liriche di Catullo non mettono nessuno a disagio e gli amori di Pincopallo sì?
Anche Catullo scrisse, pare, ponendosi come momento di rottura con la tradizione poetica romana e il suo impegno civile o politico: lui parlava di sè e se fosse stato un blogger si sarebbe potuto dire che raccontava i cazzi suoi alla grande, a chiunque.
Certo, non corriamo il rischio di incontrare Catullo per strada, domani, e neanche la sua Lesbia/Clodia: tuttavia non credo che questo sia il motivo principale per cui non ci sentiamo a disagio nel leggere le sue poesie, altrimenti saremmo restii a leggere qualunque opera riporti, dichiaratamente o meno, un qualsiasi vissuto autobiografico. E le poesie in primo luogo, poichè sono per definizione espressioni dell'animo: nessun poeta, se i lettori si sentiessero a disagio nell'apprendere i suoi sentimenti, potrebbe affermarsi come tale finchè è in vita, a meno di non rassegnarsi ad avere un pubblico esclusivamente di voyeurs.

Quale può esser, dunque, la discriminante? Perchè accettiamo come "opera d'arte" o comunque degna di attenzione un pessimo libro, mentre non andiamo alla ricerca di ottimi blog, che pur ci saranno? Eppure, il libro costa dei soldi al lettore e un blog è gratis al navigatore...


A me il tema sembra interessante, dal momento che investe la scrittura e la sua "formablog", perciò non vado oltre con le domande e le possibili risposte, sperando che qualcuno mi lasci commenti su cui avviare riflessioni comuni. Sennò, ad onta di ciò che ho sostenuto in apertura di post, probabilmente ne scriverò lo stesso: ma sperando, è inevitabile, che qualcuno almeno mi legga :-)

3 commenti:

e. ha detto...

La tua lettrice più affezionatissima, se la lasciano lavorare, ti sta rispondendo con un post :-D

Anonimo ha detto...

gidibì dixit:
tuscè, come dicono quelli che (non) sanno il francese.
Cioè, verameeeente, a me sembra un'altra cosa, ma non sono in grado di definirlo. Non perchè Catullo sia famoso e la streganocciola (un po') meno: ad esempio, ma la butto lì, trovo morbosetta anche l'intrusione nei diari scritti altrui (perfino l'orrido Anna Frank, per dire una bestemmia), soprattutto quando sono scritti per i cavoli propri e non per essere letti dai posteri.
Il blog, per me abituato ad altre forme di scrittura, mi sembra più una forma di narcisismo, ma ammetto che sia un problema mio e non di chi scrive il blog (tu o chiunque). E già, questa ammissione, non sai quanta fatica mi costi.

Anonimo ha detto...

ah, il titolo era geniale