lunedì, aprile 28, 2008

PROF, SONO ESONERATO


Come se il disastro ormai avvenuto non avesse più bisogno di commento, come se rabbia e tristezza avessero voluto una pausa, come se l'attesa del peggio ci giustificasse, come se il mondo che vorremmo si potesse concentrare in un solo punto e in un solo giorno, questo 25 aprile, alla fine, noi ci siamo esonerati. niente napolitani nè grillismi, niente cortei dei pcohi ma buoni e men che meno quelli dei tanti.
Noi eravamo qui a prendere il sole, a tirarci la mucca volante e a farla rimanere impigliata fra i rami, a suonare, a far rotolare il pallone fino in fondo alla valle, a mangiare torta di zucchine e rose e a non parlare mai, neppure una volta, di politica. Chè ogni discorso possibile sarebbe stato troppo breve o troppo lungo.
Con la coscienza a posto, neh? chè le Valli Unite sono biologiche e antifasciste, e c'erano i canti e lo spettacolo sulla Resistenza: ma, ecco, diciamo che questo 25 aprile il nostro resistere è stato molto zen.
E, come tale, ha portato con sè molte meditazioni che man mano emergeranno. Oltre a una giornata molto da amicici, che non c'era solo il divertirsi, ma proprio lo stare insieme che era bello.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

in vista del primo maggio gnomodelbalcone (ri)propone:


...Julius il Cane e io cercavamo di "trarre le conseguenze" di quella conversazione, come dicono i politici. Le nostre sei zampe risalivano verso Belleville attraverso una Parigi elettorale in cui Julius il Cane pisciava sui cartelli elettorali di certi candidati e non su altri. In un primo momento non ci ho prestato attenzione, poi non ho creduto ai miei occhi. Eppure era proprio così, tra tutte le facce del futuro che sfoderavano sorrisi pieni di promesse all'uscita delle scuole, Julius sceglieva accuratamente quelle cui faceva l'affronto di un piscio giallastro. Il Piccolo e Jérémy me l'avevano detto, ma non avevo voluto crederci.

"Gliel'abbiamo insegnato noi, Ben, te lo giuro."

"E' bravo, vedrai, non canna mai. Una vera coscienza politica."

Dio santo, era proprio vero, quei due cretini dei miei fratellini avevano iniziato Julius al sacrilegio elettorale! mentre io mi spolmonavo a insegnargli la pluralità delle opinioni e il rispetto della diversità, loro ne avevano fatto il cane più settario della capitale!

"Smettila, Julius, perdio!"

Julius il Cane non la smetteva. Julius il Cane passava e i candidati facevano la doccia. Alcuni candidati. Julius praticava la politica alla francese: se la prendeva con le immagini per meglio venire a patti con le persone. Porco! Buona coscienza da quattro soldi. Realista, eh? Misero pulcioso...

"Julius, smettila!"

Questa volta la faccenda era più seria. Eravamo arrivati a casa. Da una decina di giorni, mani anonime avevano affisso la faccia angelica di un certo Martin Lejoli sul muro di fronte. Martin Lejoli ci prometteva una Francia monocroma brandendo una fiamma tricolore. Jérémy, il Piccolo e la loro banda avevano un bel disegnargli corna o baffi, annerirgli gli incisivi o fargli un occhio nero, ornargli la fronte con una virgola hitleriana o trasformare la sua fiamma in un pene abbietto: tutte le mattine Martin Lejoli rinasceva dal suo martirio, indenne, tricolore e sorridente, in un manifesto nuovo fiammante.

Seduto sul suo culone, Julius il Cane guardava Martin negli occhi. Quando ho capito cosa stava per fare, era troppo tardi, lo faceva già. Ho girato i tacchi, lo ammetto. Ho rinnegato il mio cane e sono rientrato in casa come un cacasotto. Quando ho avuto il coraggio di sollevare un angolo della tenda, Martin Lejoli fumava al di sopra di una fiaccola molto simile alla sua, e Julius grattava alla porta per entrare... (...)





...Era una di quella serate calde in cui, con le finestre aperte, Beleville diventa la cassa di risonanza di se stessa. Tendendo l'orecchio, avrei potuto partecipare a tutte le conversazioni...Così anticipavo, com'è mia abitudine, con l'occhio vuoto posato su Julius che spingeva.

Julius che spingeva...

Strano, lo sguardo del cane che spinge. E' sempre una faccia che lo assorbe molto. Preferirebbe non essere visto, vorrebbe tanto guardare altrove, ma la cosa richiede tutta la sua concentrazione. Si tratta di ottenere un equilibrio pendolare del treno posteriore, di calcolare un'esatta verticale, di non farsela sulle zampe e di non caderci seduto dentro. Un gran numero di parametri da valutare contemporaneamente. Si vorrebbe fare in fretta e con discrezione, ma l'evento richiede lentezza, esige applicazione. La fronte si corruga, il sopracciglio si aggrotta. Se c'è una circostanza della sua vita in cui il cane sembra pensare, un momento di pura introspezione, è quando spinge. Allora, e solo allora, l'occhio del cane sfiora l'umano. Addirittura lo trascende, a giudicare dalla sconfortante semplicità dello sguardo di Martin Lejoli, al di sopra di Julius. La complessità è sotto, l'idea fissa sopra. Il fecondo groviglio di tutti i bisogni è sotto, l'ossessione monolitica sopra, tutte le contraddizioni dell'uomo negli occhi di Julius il Cane, un unico impulso nello sguardo del candidato Lejoli. Il pensatore è sotto, il predatore sopra. E ho avuto paura. Non del cane, dell'uomo. L'intuizione del peggio. Una volta di più, la copronuvola è tornata ad addensarsi sopra la mia testa. E mi è venuta voglia di scappare lontanissimo. Ma la solidarietà impone di non abbandonare il proprio cane in quella posizione.

"Spicciati, Julius!".....



DANIEL PENNAC

Anonimo ha detto...

senti, ma questa foto che sembra i musicanti di Brema, qualcuno lo vuole scrivere che è un capolavoro?
gidibì