lunedì, giugno 28, 2010

ESSERCI


Due belle giornate: e sarebbe un dato banale se le giornate non fossero state "giornate di sinistra", che ormai banale non è per nulla.
La celebrazione della
rivolta del 30 giugno nel circolo Arci omonimo, con tanto di distribuzione di attestati "Io c'ero" , è stata intelligente e commovente, ma anche "da ciocchi", come si dice qui: le testimonianze raccolte in un video e soprattutto quelle estemporanee in vivolive non hanno mancato di farci ghignare, anche se qualche compagno più anziano, una volta tornato al suo posto dopo aver ricevuto l'attestato, si asciugava di nascosto le lacrime.
Valeva la pena, e lo dico senza paura di sembrare patetica, di arrivare fin lassù, sulla terrazza dell'Arci 30 giugno da cui si vede tutto il mare e un bel pezzo della città: chè quando la Storia è viva, e ride e piange con noi, ci sentiamo confermati nelle nostre scelte e stiamo già meglio.
Senza contare che i vecchi compagni sanno scegliere anche il vino, una volta conclusa la parte ufficiale.

La sera c'era la nave, e la gente, dello
Sbarco, in concerto al Porto Antico: lungo la strada dal circolo Arci a lì, ci eravamo infatti imbattuti in quella che sembrava una visione dal passato: un mini-corteo sui marciapiedi, con tamburelli e bandiere rosse. Andavano incontro alla nave, così abbiamo strombazzato e salutato: stando alle foto di republikit al terminal traghetti la gente era ben di più di quella che avevamo visto sulla strada (sì, c'era anche la Marta, e invece no, il beppegrillo era lì solo per andare in vacanza, ci ha tenuto a precisare) in un riecheggiare quello che avevano raccontato gli ex- portuali: "Quando abbiamo cominciato la manifestazione, eravamo un po' preoccupati perchè eravamo pochi. Poi, man mano, siamo diventati sempre di più." Be', non proprio uguale all'oggi: loro quando erano pochi erano solo 30mila, e poi sono diventati 100mila, in quel 30 giugno di cinquant'anni fa.
Noi, ecco, forse un migliaio al porto antico eravamo, chissà. Ma anche se invece eravamo duecento, ci siamo divertiti: che nelle cose di sinistra più informali, più nuove, più impreviste si respira, secondo me, un'aria particolare che non è solo la voglia di scatenarsi nella taranta.
E' la gioia di scoprirsi ancora creativi, e zucconi, e fin geniali - be', non è grande quest'idea stessa della nave? - e disposti a
sbattersi: che nelle piazze tematiche di domenica le cose erano tante, alcune bellissime come i giochi degli Ingegneri del Buon Sollazzo . E anche le cose più "normali", come i cibi biologici o gli opuscoli della Lipu ( e finalmente ne saprò di più sulle upupe), i discorsi dal palco, le vignette contro il governo dentro il palazzo del Comune, i bambini fricchettini, gli stand piccoli piccoli pur di esserci, la gente che trascinava valigie e strumenti e bambini continuando a giocare per strada, tutto aveva quest'aria di "momento salvato", di attimo ritrovato, da fare una linguaccia a Proust.
Ci siamo ancora, dài. E magari, chissà, magari ci riusciamo anche a reagire tutti insieme, prima o poi.

2 commenti:

Quel'lì, l'anonìm... ha detto...

Ho latitato un po', ma son tornato e son contento di legger cose sì carine!

^_^

lastreganocciola ha detto...

eggià, guardavo i commenti e mi dicevo: ma dov'è finito quel lì, l''anonim? bentornato!