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Non che ci sia tanto bisogno di andare in montagna per camminare, se si abita qui.
Purtroppo, si tende a dimenticare questo dato, epperciò eccoci partire baldanzosi per la Villa Duchessa di Galliera, (in questa città i parchi pubblici si chiamano Ville, chè quello erano) per vedere i daini. L'ultima volta che ci andammo... be', potevano essere più o meno quindici anni fa, con almeno una figlia ancora piccola.
Si arriva, come sempre nei nostri orari non proprio da allodole, all'una sotto il sole a picco e la maccaia impietosa: ma, d'altronde, non si poteva evitare di fermarsi a fare scorta di focaccia da Marinetta - dicono che Agnelli mandasse lì il suo autista, quando aveva voglia di focaccia.
E quindi superiamo i giardini all'italiana che da soli hanno la dimensione di un qualsiasi giardino pubblico, saliamo la scalinata d'onore, passiamo sotto un archetto in pietra e cominciamo ad andare su. Su. Su.
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Ancora qualche giro vizioso ed eccoci: i daini saranno una cinquantina e riescono ad essere quasi mimetici in mezzo al niente dell'erba gialla, ma appena ci vedono
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Li seguiamo e ci fermiamo a mangiare su una panchina che sta per essere inglobata dal verde, così possiamo continuare a guardarli.
Una femmina rimane seduta vicino a noi, al di là della rete, e solo quando noi ci alziamo e ce ne andiamo tutti insieme, si alza anche lei e ci precede correndo. Gli altri daini sono più avanti di noi, nel prato lungo la recinzione, ma con l'arrivo dela femmina si scostano dalla rete. Caso o vigilanza?
Niente come la Natura, perfino quando è quasi addomesticata, riesce a farti sentire ignorante, neh?
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