lunedì, aprile 05, 2010

COME HO TRASCORSO LE VACANZE PASQUALI


Eh, sì, ci voleva forse la pasqua, tre giorni di vero uikènd ancorchè un po' piovosi, perchè riuscissi a togliermi l'assillo delle cose da fare e mi guardassi un po' in giro. In tre giorni ci siamo così messi in tasca: una
mangiata di crostacei e molluschi di fronte al sottomarino (marò, quanto è grande) che avevamo visto passare davanti alla nostra finestra, un giro sotto la pioggia a cercare legni sulla spiaggia, un "Isole mai trovate" sorprendente per quanto è una bella mostra, una "Ragazze di fabbrica" commovente per le cose che racconta, due belllissimi macinini per la nostra collezione, un giro sotto il sole a raccogliere legni sulla spiaggia, questa volta fra la gente in costume, e a fotografare gli alberi del viale.
Tacerò sulla serata gastronomica: un po' di sensi di colpa (per gli allevamenti e la pesca: quali saranno, e di che, e cosa rovineranno? ) e un po' di pudore copriranno la mia soddisfazione di essere tornata a mangiare prodotti marini dopo circa vent'anni.

E di "Isole mai trovate" è difficile dire qualunque cosa, come sempre capita quando l'oggetto è l'arte contemporanea: che io, da profanissima, trovo spesso divertente e bella, ma ancor di più stimolante per il cervello, come un peperoncino mentale fatto di immagini e suggestioni. Stracci e sassi e barche, sabbia e ventilatori, imbuti verso l'ignoto e specchi del mare nel mio cuore, salmoni virtuali infilzati da giavellotti veri e ombre di draghi e bambole: ma non sono affascinanti solo le opere, è l'intera mostra ad essere ben costruita. E rimane aperta, il venerdì, fino alle 21.

Se le Isole stuzzicano la mente, "Ragazze di fabbrica" scalda il cuore: testimonianze,
su video e pannelli, delle donne che lavorarono nella fabbriche e negli uffici del Ponente cittadino, quando le fabbriche c'erano. Cuffiette per i capelli a incartare caramelle, fette di patata sugli occhi dopo il turno alla saldatura, suore come sorveglianti: ma anche canzoni, gare di moto (ma il fidanzato si oppose, una sola donna in mezzo a tutti quegli uomini, e non se ne fece niente), volantini nella borsa durante la Resistenza, scioperi insieme alle tute blu.
Cinquanta e più anni che sfilano nelle parole e nelle smorfie di quei visi che, invecchiati, si stenta a riconoscere nelle forto d'epoca scattare sui posti di lavoro: ma val la pena di seguire tutto, di leggere e ascoltare con attenzione. E varrebbe la pena, assolutamente, di portare le ragazze più giovani, quelle che neppure se l'immaginano, un mondo così, che invece è appena dietro l'angolo.


Altro giro altro regalo, sulla spiaggia la mareggiata aveva accumulato montagnole di alghe e rifiuti oltre a un sacco di legnetti ben levigati che mi serviranno sicuramente per qualcosa: c'era anche un ciocco, appena annerito da un falò a cui era scampato, ancora incrostato di licheni e impregnato d'acqua di mare e di pioggia. Ora è sul balcone, l'uomo barbuto lo ha portato fin qua e siamo stati fermati da un ragazzino, in bici sotto la pioggia, che ci ha chiesto "ma cos'è?" senza farsi nessun problema, tanta era la meraviglia.


Oggi, invece, in mezzo alla folla a vari stadi di svestimento - chi senza le sole calze, chi anche senza i calzoni, tutti avevano tolto il maglione, molti la camicia, parecchi erano in costume, una sola in topless - campeggiava un enorme tronco, anche lui portato dal mare. Intorno, come a un ospite scomodo,
si era formato il vuoto. Finchè è arrivato un uomo un po' grasso, un po' anziano, un po' sfigato. E si è seduto sul tronco, le gambe che quasi non arrivavano a toccare la spiaggia. E' rimasto lì e la gente lo ha osservato per un po', poi si è distratta. Quando abbiamo guardato di nuovo, si era sdraiato lungo lungo sul tronco, furbo lui, e forse dormiva, invidiato da tutti quelli che sentivano i sassi sotto la schiena.

Infine, insieme ai macinini - bellissimi, ora però devo aspettare l'amicodelcuore che mi faccia i buchi per appendere quello da parete - c'era un apprecchio piccolo, a manovella, in un astuccio di pelle. Era datato 1855, e serviva - così recitava un bigliettino scitto in bella grafia - per la cura di Mesmer , una teoria che fece da preludio all'ipnosi e suscitò infinite discussioni. Non so bene a cosa potesse servire l'apparecchietto - evidentemente una versione da viaggio o casalinga di qualche strumento più grande - ma è sempre curioso vedere dal vero qualcosa di cui si è solo letto nei romanzi.


Ah, e poi ho anche finito di leggere "X", il romanzo che dà ragione a noi paranoidi
della Rete.
Ma, ammettiamolo, il resoconto criptato del mio uikènd di pasqua sarebbe troppo anche per i miei quattro, tutti anonimi, lettori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Amabilmente. Qualcuno direbbe che le hai trascorse amabilmente.

^_^