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Eh, sì, ci voleva forse la pasqua, tre giorni di vero uikènd ancorchè un po' piovosi, perchè riuscissi a togliermi l'assillo delle cose da fare e mi guardassi un po' in giro. In tre giorni ci siamo così messi in tasca: una mangiata di crostacei e molluschi di fronte al sottomarino (marò, quanto è grande) che avevamo visto passare davanti alla nostra finestra, un giro sotto la pioggia a cercare legni sulla spiaggia, un "Isole mai trovate" sorprendente per quanto è una bella mostra, una "Ragazze di fabbrica" commovente per le cose che racconta, due belllissimi macinini per la nostra collezione, un giro sotto il sole a raccogliere legni sulla spiaggia, questa volta fra la gente in costume, e a fotografare gli alberi del viale.
Tacerò sulla serata gastronomica: un po' di sensi di colpa (per gli allevamenti e la pesca: quali saranno, e di che, e cosa rovineranno? ) e un po' di pudore copriranno la mia soddisfazione di essere tornata a mangiare prodotti marini dopo circa vent'anni.
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Se le Isole stuzzicano la mente, "Ragazze di fabbrica" scalda il cuore: testimonianze,
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Cinquanta e più anni che sfilano nelle parole e nelle smorfie di quei visi che, invecchiati, si stenta a riconoscere nelle forto d'epoca scattare sui posti di lavoro: ma val la pena di seguire tutto, di leggere e ascoltare con attenzione. E varrebbe la pena, assolutamente, di portare le ragazze più giovani, quelle che neppure se l'immaginano, un mondo così, che invece è appena dietro l'angolo.
Altro giro altro regalo, sulla spiaggia la mareggiata aveva accumulato montagnole di alghe e rifiuti oltre a un sacco di legnetti ben levigati che mi serviranno sicuramente per qualcosa: c'era anche un ciocco, appena annerito da un falò a cui era scampato, ancora incrostato di licheni e impregnato d'acqua di mare e di pioggia. Ora è sul balcone, l'uomo barbuto lo ha portato fin qua e siamo stati fermati da un ragazzino, in bici sotto la pioggia, che ci ha chiesto "ma cos'è?" senza farsi nessun problema, tanta era la meraviglia.
Oggi, invece, in mezzo alla folla a vari stadi di svestimento - chi senza le sole calze, chi anche senza i calzoni, tutti avevano tolto il maglione, molti la camicia, parecchi erano in costume, una sola in topless - campeggiava un enorme tronco, anche lui portato dal mare. Intorno, come a un ospite scomodo,
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Infine, insieme ai macinini - bellissimi, ora però devo aspettare l'amicodelcuore che mi faccia i buchi per appendere quello da parete - c'era un apprecchio piccolo, a manovella, in un astuccio di pelle. Era datato 1855, e serviva - così recitava un bigliettino scitto in bella grafia - per la cura di Mesmer , una teoria che fece da preludio all'ipnosi e suscitò infinite discussioni. Non so bene a cosa potesse servire l'apparecchietto - evidentemente una versione da viaggio o casalinga di qualche strumento più grande - ma è sempre curioso vedere dal vero qualcosa di cui si è solo letto nei romanzi.
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Ah, e poi ho anche finito di leggere "X", il romanzo che dà ragione a noi paranoidi della Rete.
Ma, ammettiamolo, il resoconto criptato del mio uikènd di pasqua sarebbe troppo anche per i miei quattro, tutti anonimi, lettori.
1 commento:
Amabilmente. Qualcuno direbbe che le hai trascorse amabilmente.
^_^
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