martedì, dicembre 16, 2008

ARBITRARIO ACCOSTAMENTO


Sì, ci aveva ragione l'agenterrimo che per vedere La Comunidad ci vuole un po' di stomaco. E infatti io ho chiuso gli occhi, essendo che la nessie l'aveva già visto e mi diceva "ecco, qui non guardare". così mi sono evitata scarafoni, topi e morti squiccicatie. E quindiil film mi è piaciuto, anche se forse mi aspettavo di più. Bella l'idea di girare in grottesco l'horror e tutta questa gente che se ne va in giro con la testa spaccata e sanguinolenta come niente fosse non è male, ma le cose più belle sono le citazioni: ho apprezzato particolarmente la megera che slata i tetti stile matrix, ne ho riconosciuta qualcun'altra e immegino che il film ne sia pieno perc hi riesce a coglierne di più. 
Il finale affidato a Jedi è grande, ma il finale vero e proprio poteva forse essere meglio: però, 'nzomma, a voler essere criticoni, che sennò è un film divertente e probabilmente con un qualche sfumatura in più di quante io non fossi in condizioni di apprezzare. La cineforumterapia richiede livelli un po' for dummies, bisognerà tenerne conto. 


Un bel librino che si può regalare, tanto per saltar di palo in frasca pur rimanendo sulle recensioni, è "Carmine Pascià" di Gian Antonio Stella (ed. Rizzoli). Chè, come fin troppi sanno, a me De Andrè non fa impazzire anche se in questa città non lo posso dire senza che mi si sospetti di reato, ma uno dei pezzi suoi che mi piacciono è Sinan Capudan Pascia ,quello che "giastemma Muma au postu du Segnu" 
Non che poi il resto del testo mi sia comprensibile, ma insomma quel tanto da capire che la storia è bellina, un storia di conversione forzata che finisce per essere scelta di vita.  E il Carmine Pascià di Stella è uguale, ma va oltre: perchè in un libro, per quanto piccino, ci stanno più cose che in una canzone e Stella le sa scegliere bene. A cominciare dal protagonista, che viene estratto a sorte (già) per il servizio di leva e quando già spera di poter tornare a casa, viene spedito alla "conquista" della Libia: senza una licenza in quattro anni. Quando si sveglia in groppa a un dromedario, legato, la prima cosa che fa non è quella di rimpiangere la patria, e neppure i commilitoni. Chè Carmine Iorio è un poveraccio che più poveraccio non si può, trattato come una merda sia nella vita civile che in quella militare: e Stella, con quella bravura che porta il cronista e diventare un po' storico, sa mettere insieme quei quattro dati che, da soli, rendono perfettamente l'idea della stronza miseria che c'era nella campagne italiane agli inizi del novecento, mentre poco più in là si banchettava a dieci primi e sette secondi. La vita e la fine di Carmine Pascià sono belle e con dentro una loro tenerezza, e rabbia retroattiva. Vale la pena, sì.




6 commenti:

Anonimo ha detto...

Io, quando ho visto la Comunidad, ho pensato che volevo troppo andare a vivere a Madrid. E infatti, quando poi ci sono andata, ho passato 2 mesi a cercare il palazzo del film... che poi ho trovato.
E la Comunidad mi ha insegnato anche la prima parola in spagnolo: Bomberos.
Insomma, la tua recensione ha avviato la catena dei ricordi... Grazie!

lastreganocciola ha detto...

i due bomberos del film sono bei personaggi, e anche il palazzo è bellissimo. De nada, giuli - che magari è una cosa che diciamo solo in italia :-) ?

Anonimo ha detto...

no no, de nada si dice...

lanessie ha detto...

quali bomberos? come al solito mi sono persa qualcosa...
:O)

lastreganocciola ha detto...

ah, ness, ness... quelli che trovano il morto, e che sono gli unici personaggi "!umani" di tutto il film, ancorchè cinici per forza.

lanessie ha detto...

ah ècco