lunedì, maggio 05, 2008

HAI UNA SIGARETTA?


Anni fa, parecchi, girava un precetto, una Cosa da Sapere. Ed era che se andavi a Milano, e per forza ti toccava passare da certe zone, e ti sentivi chiedere: "Compagno, hai una sigaretta?" non dovevi rispondere nè sì, nè no. Non dovevi proprio girarti, come se l'appellativo "compagno" fosse l'ultima cosa che poteva riguardarti, al mondo.
Forse era leggenda metropolitana ad usum extraparlamentarii, forse ce n'erano altre versioni per altre città, chissà: ma leggendo di Verona non ho potuto fare a meno di pensarci.
Dicono che la politica non c'entra, e magari è anche vero: la destra, per ora, sta tentando di accreditarsi come forza democratica e i cinque bulletti forse dovevano aspettare qualche mese, neh? Ma, voluto o no, è evidente che il pestaggio è un segnale preciso: come minimo è il sintomo immediato di come è cambiata l'aria e di chi, in questo paese da sempre privo di una certezza del diritto, è pronto ad approfittarne.
Allora io ripropongo la Cosa da Sapere: perchè saper difendersi va bene, va più che bene. Ma, come fa notare la stessa amicae., quando ti vengono addosso in cinque l'unico allenamento buono è la Supernocciolina.
E io credo che ci sia una cosa che va detta ed è fondamentale, nel senso che è proprio tra i fondamenti della militanza di sinistra: la paura è saggia e serve alla causa.
Già molte, troppe volte tocca non averne: e gli esempi sono inutili, quando ci si schiera contro l'esistente le occasioni per avere paura e per doverla superare non mancano.

Ma fondamentale è imparare a distinguere la paura dalla saggezza, il coraggio dalla risposta alla provocazione, la drammatizzazione dalla giusta prudenza. Fondamentale è provare a riconoscere le provocazioni, fondamentale è evitare di farne a nostra volta per semplice leggerezza.
Perchè tanto, e lasciate che per una volta io mi esprima qui in base alla mia esperienza, che ha più anni del mio sentire, non c'è kung-fu che tenga: dopo tre, quattro, dieci aggressioni la paura piglia comunque e quella che adesso è la giusta reazione di ribellione, anche un pochino spavalda, si fa molto meno pressante.
Un tempo, nelle fumose sezioni e sedi, ci si incoraggiava a vicenda a lottare, ma si imparava anche quando stare schisci: in nome della lotta collettiva, si imparava - be', ci si provava, almeno - quando rinunciare all'orgoglio di dichiarare "non ho paura". Ora non ci sono più sezioni e sedi e non sono più molti neanche quelli che avevano titolo per insegnare coraggio e prudenza, così tocca far tutto da soli. E rivedere un attimo le categorie mentali di "paranoia" e "attenzione", che siamo già in pochi senza dover rischiare senza costrutto.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io dico la prudenza è saggia. Nel senso che provocare
un gruppo di nazischifi se non hai in tasca una
supernocciolina oppure una pistola oppure non ci sono
venticinque compagni dietro l'angolo è da fessi.
Ma la paura non ci deve condizionare, perchè se io
vedo un compagno aggredito, pace, mi costerà tutta la
faccia, ma devo intervenire. E se devo fare
antifascismo a scuola non devo aver paura che i miei
studenti mi aspettino fuori. E le manifestazioni, non
si può rinunciare.
Non si parla di fare dell'eroismo gratuito. Si parla
di non nascondersi. La paura ti fa nascondere. No buono.
e.

lastreganocciola ha detto...

sì, lo so che è difficile intendersi sia sui termini che sulla loro declinazione pratica. ma, mettiamola così, il mio vuol essere un invito a pensare bene e discutere prima di agire: chè magari poi non andrà così, ma se io avessi il potere che ha adesso la destra, alla sinistra tenderei tutta una serie di trappoloni, per rendere facile il passaggio a una società più repressiva e autoritaria.

Anonimo ha detto...

Eccerto che saresti proprio una stronza, eh, se fossi
fascista :-)))))
e.