mercoledì, maggio 14, 2008

INCUBI DI RITORNO


'Tanto che noi siamo afasici, ci sono altri che pensano e parlano: perciò non prendetevela se in questo periodo vado giù di copincolla, chè le cose da dire son sempre tante e se qualcuno lo fa per me non posso che sottoscrivere e copiare.
Qui sotto, ad esempio, c'è un bell'intervento/recensione sul tema delle centrali nucleari: non so chi sia l'autore e, certamente, dà un po' di cose per scontate, ma credo che soprattutto chi è favorevole al ritorno del nucleare - quello attuale, non quello mitico - forse dovrebbe leggere il libro. L'intervento viene dalla nl di Oli, su cui trovate due note più in giù.

Centrali nucleari

MA VALE LA PENA
COSTRUIRLE?
Leggere “Preghiera per Cernobyl’” di Svetlana Aleksievic lascia sbigottiti (ISBN 88-7641-586-6). E’ l’'atroce storia del dramma nucleare consumato nel 1986, con le vere testimonianze di chi ancora vive in quella zona. Mai prima nella storia dell'’Umanità ci si era trovati di fronte a conseguenze dell’'attività umana che hanno prodotto e produrranno ancora per tanti anni problemi a livello planetario. Della radioattività residua non si parla più, ma specialmente in quelle zone i casi di tumore sono moltiplicati rispetto al passato. Oggi si parla di una copertura di nuovo tipo che dal 2010 proteggerà il reattore per 100 anni ancora: costo 2 miliardi di dollari.
E’ un libro da leggere pronti a sentirsi colpiti nel profondo di fronte alla sofferenza di chi vive ancora in quelle zone e non sa dove andare o semplicemente non accetta che la propria terra sia diventata inagibile, in più dimenticata da tutti.
Una per tutte è la storia di Ljudmila che inizia il libro, allora poco più che ventenne e che vede il proprio compagno, vigile del fuoco, trasformato in una sorgente radioattiva che nemmeno le infermiere vogliono anche solo avvicinare: era stato tra i primi 20 o 30 intervenuti a spegnere l’'incendio. Questa ragazza, con un amore suicida, accudisce il suo uomo per 14 giorni fino a che egli muore di malattia da radiazioni, pienamente nella media statistica. Lei stessa incinta perde il figlio e assiste al dramma del prelievo di midollo osseo da una ragazza molto giovane, parente del marito, effettuato nel vano tentativo di salvarlo. Ma non basta riassumere, bisogna leggerlo.
Andrebbe diffuso adesso questo libro, adesso che si parla di nuovo di nucleare. Si parla di centrali sicure, di tecnologia all’'avanguardia. La stessa solida certezza ingegneristica che non ha saputo prevedere che un robot si sarebbe rotto quando fosse stato esposto a quei livelli di radiazione, per cui le persone sono state usate coscientemente per il lavoro mortale che andavano a compiere nel sotterrare il reattore e salvare milioni di vite in tutto il mondo. Uomini-robot. Si parla di 10.000 morti immediati e centinaia di migliaia ammalati.
Per fortuna il buon Rubbia è ancora vivo e con la forza della propria competenza scientifica, quella vera, ha già cominciato a spiegare che non vale proprio la pena di costruire le centrali. Aggiungo, tanto meno in un Paese come questo dove la serietà è stata sacrificata alla tarantella quando si parla di opere pubbliche e investimenti decennali e che costringe un Premio Nobel come lui a migrare in Spagna in cerca di fondi per fare il motore che ci porterà ai limiti del sistema solare.
“Ecoballe” ed “Ecofrottole” che girano per la penisola e carichi radioattivi per l’APAT (l’'organo tecnico del Ministero per l’Ambiente!) che attraversano l’'Italia in un camioncino inadatto. Ma non ci sono stati morti, quindi a parte il solito spunto per il racconto da bar, nessuna testa è saltata: qualcuno ancora crede che saremmo veramente in grado di gestire una cosa così complessa come le centrali nucleari?
(Stefano De Pietro)


L'Osservatorio Ligure sull'Informazione è nato per contrastare l'omologazione del sistema informativo, la riduzione progressiva delle voci di dissenso, il conformismo degli operatori di giornali, radio e tv. L'osservatorio segnala gli episodi di distorsione e occultamento delle notizie, di mancanza di contraddittorio e di trasparenza, di uso privato degli organi di informazione, di omertà e servilismo nei confronti di gruppi o esponenti del mondo politico o economico.

4 commenti:

la fede ha detto...

Solo una cosa, anzi due da un'addetta ai lavori.

Il "buon Rubbia" è uno che, forte del suo Nobel, ha sperperato i già esigui fondi della ricerca italiana in progetti fantascientifici di motori spaziali che non ci porteranno mai da nessuna parte perchè non possono fisicamente funzionare.
E lo so perchè il mio relatore era quello che firmava gli spropositati conti del "buon Rubbia", che figurava nel libro paga dell'università di Pavia pur avendoci messo piede una volta in 6 anni. Grazie a dio se lo sono preso gli spagnoli. Ma quanto scommettiamo che i soldi li prende ancora dall'università italiana?

Secondo, da una che fa i controlli e le simulazioni per i trasporti di materiale TENORM, che vuol dire che c'è dentro la radioattività naturale ma non è materiale radioattivo per definizione.
Vi assicuro che la legislazione in merito c'è, e non da poco. Che i controlli si fanno eccome, che io passo le giornate a garantire viaggi in sicurezza a lavoratori e popolazione. Che ho i numeri, e che questi numeri sono di ordini di grandezza inferiori ai limiti di attenzione previsti dal decreto 241/2000, tanto per citare le fonti. E non sono numeri che mi hanno raccontato, ma sono numeri che io ho misurato e calcolato.

Quindi che non mi si vengano a raccontare palle, per favore, perchè il solo sospetto di sensazionalismo mi provoca forti dubbi sulla scientificità di qualunque affermazione.

E questi sono soltanto due esempi del perchè io mi arrabbio quando la gente parla e straparla senza una minima competenza tecnica di quello che dice, cercando solo di suscitare il massimo scalpore basandosi sull'emotività della gente.

lastreganocciola ha detto...

giuro, fede, non lo faccio apposta per farti arrabbiare :-)
Però:
non conosco chi ha scritto la segnalazione, ma sono andata a vedere chi è l'autrice del libro, che mi è parso meritevole anche perchè lei ha raccolto testimonianze, storie, documenti ecc. Non dovrebbe quindi essere un pamphlet ideologico, ma un'opera di riflessione e racconto: se lo leggi, poi magari se ne parla.
Di Rubbia pure, non ne so abbastanza: ma immagino che, come sempre in questi casi del mondo scientifico, ci siano sostenitori e detrattori. Non credo che sia razionale pensare che solo i detrattori "sanno le cose": la Verità Obiettiva in simili querelles non viene stabilita neanche dopo anni, di solito.
Che tu faccia i controlli, che la maggior parte della gente che lavora con te sia ottima e precisa, che le leggi ci siano... non è questo che si mette in dubbio, quanto la capacità complessiva di questo Paese di gestire sistemi complessi e altamente rischiosi. E' un ragionamento un po' qualunquista, lo so, ma le vicende della spazzatura in Campania, tanto per dirne una, non depongono a favore. L'Italia si salva solo grazie alla gente come te, è da tempo che lo sostengo, gente che fa bene il proprio lavoro nonostante. Ma è "nonostante", e sono certa che fra qualche anno mi darai ragione su questo.
E, infine, l'approccio emotivo: perchè, uno scienziato/scientista che difende il proprio lavoro e la propria passione che approccio ha? Dài, Fede, l'emotività non è a senso unico. E ben venga, finchè serve a confrontarsi.

Stefano ha detto...

Buongiorno. Mi ha fatto piacere trovare il mio articolo "incollato" in questo blog. Vorrei chiedere a "lastreganocciola" cosa intende dicendo che l'autore "dà un po' di cose per scontate", sono ai primi scritti e mi piacerebbe avere dei riscontri, come sta succedendo oggi qui.
A Chernobyl sono morte molte persone, la maggior parte per cercare di salvare quella regione e buona parte dell'Europa da danni molto maggiori di quelli che, già enormi, si sono creati. E la centrale, come documentano gli investimenti internazionali, è ancora oggi un rischio elevato, con perdite di materiale radioattivo da falle nel sistema di contenimento. A Genova ogni anno accogliamo dei "bambini di Chernobyl" (intendendo sia ucraini che bielorussi, chi legge il libro sa di cosa parlo), che passano qui qualche mese per essere levati da un livello di radioattività superiore alla media naturale, così almeno mi è stato spiegato. Per molto tempo in Bielorussia e a Kiev sono stati venduti due tipi di latte, quello normale e quello per bambini, quest'ultimo di provenienza da zone non inquinate (vedi sempre il libro). Quello che mi ha colpito è cosa significa essere travolti da una catastrofe simile, al di là di ogni considerazione scientifica sulla sicurezza delle centrali occidentali e economica sulla loro potenzialità produttiva.
Ho votato contro le centrali nucleari in Italia, quando ci fu il referendum anni fa, e quando sento qualche addetto ai lavori che si scandalizza di questo rispondo sempre che al di sopra dei valori della scienza ci sono quelli umani e democratici di persone che decidono come vivere e cosa fare e non fare sulla propria terra, secondo criteri che possono essere diversi dal metodo scientifico. Che poi si vada a comprare l'energia in Francia o in Svizzera, prodotta con lo stesso nucleare, è una storpiatura che dovrebbe far pensare non tanto a riproporre le centrali anche qui, ma a cosa NON è stato fatto in tanti anni per trasformarci in un popolo che sappia risparmiare l'energia. Quando entro in un supermercato, davvero, mi piange il cuore a vedere quante confezioni sono usate per distribuire le cose, faccio spesso dei mezzi litigi coi commessi perché mi sembra assurdo fasciare il formaggio nella plastica, magari con una vaschetta di espanso, messo in un sacchetto per il singolo pezzo e poi ancora in un sacchetto più grande per distinguere l'IVA. Così accade ad esempio al BASKO di Genova. Cazzo, sono stufo! Ti senti rispondere "ma è gratis, mica lo paga", "belin, se lo pago!” gli rispondo, dimostrando che pur non essendo nato qua qualcosa la città mi ha trasmesso, oltre al “belin”. Quando vado al MacDonald porto a casa forchette e piatti e li lavo per usarli ancora molto tempo, restituisco olio e salse non usate. Mi guardano strano, lo so, però ogni tanto qualcuno che apprezza lo trovo e ci scambiamo due parole furtive sulla follia produttiva alimentare di queste "istituzioni della fretta di vivere".
Comunque mi sembra che le critiche al mio pensiero si articolino sostanzialmente su due direzioni: la prima Rubbia, la seconda la sicurezza nei trasporti.
Su Rubbia non conosco i risvolti personali, posso solo dire che ha finanziato da direttore del CNR, unico in Italia a quanto mi risulta, una ricerca sulla fusione fredda (http://it.youtube.com/watch?v=35T-gAvaKn4, Rai News 24). Oggi l'argomento è più cool di quanto i nostri mezzi di informazione ci facciano capire, comuque sia è sintomatico che si debba usare il sito di Grillo per conoscere queste ricerche, svolte anche da privati neiritagli di tempo dal lavoro principale. Il telefono fu inventato in cantina ...
Per anni l'ENEL ha mantenuto il trust sulla produzione di energia, per cui chiunque avesse voluto prodursela senza dichiararla per non vedersela rubare, sarebbe stato passibile di denuncia. A Genova vicino a casa mia abita una persona che si è sempre ribellata a questo sistema stupido e ha vissuto per anni senza corrente elettrica in una casa tappezzata di cartelloni di protesta. Indubbiamente un estremismo che non ha portato a nulla, ma tanto per chiarire che oltre i risvolti tecnici, sull'energia viaggiano e prolificano molti interessi privati, e che le scelte qui come nel resto del mondo troppo spesso non seguono la strada della convenienza operativa e tecnica.
Per quello che riguarda invece le norme, sicuramente la maggior parte, anzi spero proprio tutti, i trasporti "nucleari" saranno svolti nella massima sicurezza (quella normata). Resta il caso di questo trasporto non "commerciale", affidato ad un camioncino che se ne va "en panne" in autostrada, senza alcuna scorta di sicurezza (e qui però chiedo se era prevista), soprattutto senza avvisare il conducente dei rischi in modo preventivo. Una bella serie di articoli del codice penale, insomma. Se si vuole negare l'evidenza di un caso documentato su un giornale di sindacato, comparso sui giornali nazionali, per cortesia prendetevela con la sorgente delle mie notizie, non con me.
Su di me, visto che sono descritto come l'emerito sconosciuto :-) Dopo un corso di analista di sicurezza a ISPRA nel 1985, mi sono occupato di Direttiva Seveso come consulente di una azienza di servizi di ingegneria, nel campo del GPL, non radioattivo ma pericoloso certamente. Certo il nucleare è un'altra cosa, sia in termini di norme che di rischio, nel GPL ci si accontenta di un miserabile 10-6 come limite di accettabilità, sul nucleare se non sbaglio si scende a 10-8. Per questo mi ritengo tecnicamente un estraneo.
Vorrei chiedere a "la fede" se ha letto il libro. Comunque esponevo il mio pensiero, come sempre faccio, non pensando di essere sensazionalista. Se lo sono stato, mi scuso. Consiglio anzi di postare anche su OLI i commenti, per correttezza, visto che il mio articolo è stato pubblicato lì originariamente (www.olinews.it).
Resto comunque convinto che usare il nucleare, in Italia come ovunque, per produrre energia elettrica che si potrebbe risparmiare, sia una stupidaggine. Al di là della serietà dei tecnici e (ma qui mi concedo un dubbio) di chi dovrebbe governarlo. Penserei invece ai sistemi per sciupare meno energia, riducendo anche la produzione tradizionale che certo non ha risvolti tanto meno negativi sull'ambiente di un produttore di scorie radioattive da infilare da qualche parte.
Cordialissimi saluti
Stefano De Pietro

lastreganocciola ha detto...

grazie dell'intervento, stefano.
se vuoi mandarmi la tua mail - trovi il mio indirizzo nel profilo personale sotto la foto del gufino - potrò risponderti senza appesantire ulteriormente questa pagina dei commenti già troppo corposa.
mi auguro che continuerai a seguire il blog, visto che spesso si parla appunto di argomenti legati all'energia e all'ecologia e gli interventi sono sempre graditi. Se vuoi postare tu i commenti su Oli non c'è problema, qui non c'è copyright.
ciao, a presto.