martedì, settembre 26, 2006

LA SVEGLIA SADICA



Esiste: è un cubotto di plastica come tante altre sveglie, ma sopra ha un alloggiamento per un puzzle. Quattro pezzi di puzzle, non di più: ma quando la sveglia suona vengono sparati in giro per tutta la camera. E la sveglia non smette di suonare finchè il meschino non ha raccattato tutti e quattro i pezzi -nooo, cazzo, si è infilato dietro l'armadio! - e non ha ricomposto il puzzle. A quel punto è sveglio. Isterico, direi. E se per caso ha dormito con qualcuno... be', magari non lo sa ancora, ma è stata l'ultima volta.
E questa notiziola merita un ghigno, nulla di più, però volendo apre considerazioni, tipo: avete notato quanti oggetti sono capaci di rovinarci... be', magari la vita no, ma il quotidiano sì. Ci sono quelli concepiti apposta - come questa sveglia e Windows - quelli che sembrano studiati per farvi perdere più tempo di quanto ne risparmiate - come le lavastoviglie e Windows - quelli che si rompono provocando disastri economici e mentali - come le auto e Windows - quelli che li ha pensati qualcuno che risponde alla definizione di Cipolla dello stupido ("uno che ti fa un danno senza guadagnarci niente") - come i libretti di istruzioni e...be', avete capito che non apprezzo Windows. Se ogni tanto vi capita di pensarci, a questa cosa, c'è un libro bellissimo che si chiama "La caffettiera del masochista" che illustra varie trappole della vita quotidiana e insegna come sfuggirle, nei limiti dell'umano: è un libro serissimo, ma leggendolo si ghigna.
Però la considerazione più importante è sul tempo, e c'è un altro libro che ne parla: si chiama "L'ozio come stile di vita" ed è uscito da poco con una bella copertina di stile vecchiotto. L'autore è inglese, ma ciononon tende un pochino all'esagerazione, soprattutto quando predica i vantaggi del bere, del fumare e del darsi più o meno a ogni sorta di vizio. Che, insomma, il tutto non è poi così compatibile con una vita normale. Però dà l'idea che queste cose ce le infili perchè la casa editrice gli aveva chiesto qualcosa di leggero: e allora lui si è accorto che l'argomento era più serio di quel che sembrava e ha dovuto alleggerirlo con un po' di scemenze. Ma a parte quello, ci sono molte serie e non pallose considerazioni su come abbiamo svenduto il nostro tempo alla logica della produzione, interiorizzando un imperativo capitalistico. Che se non produciamo - o facciamo finta di - consumiamo: e sembra banale, detto così, ma come lo dice lui fa pensare davvero al valore del tempo perso, che perso invece non è per niente.
Allora io ho pensato, probabilmente perchè ci stavo pensando già di mio da un bel po', a tutte queste nostre vite dove vorremmo riuscire a ficcar dentro sempre di più, chè ormai la vita la identifichiamo con il movimento e lo stress, sennò è muffa. e invece credo che valga la pena di ripensarla: poi magari continueremo a fare, per amore e per forza, più o meno le stesse cose, ma almeno ogni tanto potremo provare a lasciare che sia. metterci nella condizione per aprirci al Caso, senza doverlo controllare - chè tanto poi è abbastanza inutile, no? let it be, oh yeah.

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