mercoledì, giugno 15, 2011

NUMERI E PERSONE


 
E così, abbiamo festeggiato, e con che gioia e sollievo. 
Se avete in mente l'allegro casino dei video dei festeggi romani, be', qui nella Città del Mugugno ci si è invece rallegrati in questo modo: in piazza, ma pochi per volta. Che alle 15 si lavora ancora, alle 16 qualcuno fa merenda, alle 17 forse arrivano tutti, alle 18 che gioia che gioia, alle 18.15 mi tocca di andare, alle 19 chi si fa l'aperitivo? 
Rigorosamente banditi strumenti e oggetti atti a produrre o amplificare rumore: c'è un furgoncino con le casse, ma la musica disturba il Festival di Poesia - che fa, a sua volta, musica per i fatti suoi dentro al palazzo. 
Un coro o due osano un canto, nessuno si unisce. 
Una ragazza urla "Abbiamo vinto, abbiamo vinto!", nessuno si unisce. 
Gira  focaccia in un cartoccio, un po' di sangria già finita alle 17, e non arriva altro.
Chi ha portato il pennarello per fare il proprio cartello ha dimenticato lo scotch e se lo appende sbilenco alla tracolla, così che si faccia fatica a leggerlo, non fosse mai che veniamo meno alla "giusta misura"; chi lancia timidi slogan presto s'azzittisce sotto le occhiate, partecipi ma mute, degli altri. 

Però ci si abbraccia, e si fotografa, e si ride e ci si congratula. E insomma alla fine va bene anche così, siam mica foresti con le loro usanze barbare e caciarose. 
E se ci fosse una nuvoletta dei pensieri come nei fumetti, su tutta la piazza campeggerebbe un gigantesco "Speriamo..." Speriamo che sia finita davvero, che il vento cambi sul serio, che sia solo la seconda vittoria su tante future, che non riescano a imbrogliare di nuovo le carte, che noi stessi o chi per noi non roviniamo tutto. Speriamo.

Ma per l'intanto, anche se i festeggi sono mosci, lasciamoceli godere ancora un po'. Magari raccogliendo le storie del poi, quelle che rimarranno nella memoria colletiva e quelle che spariranno fra poco in virtù del loro stesso grande numero. Come quelle di chi ha accompagnato a votare un vicino disabile, la vecchietta del piano sopra, il vecchio zio non-vedente, un genitore svanito: contento e orgoglioso di contribuire così alla battaglia, e al tempo stesso mortificato di dover "usare" chi avrebbe fatto a meno di muoversi. 
O le storie dei timidi che di colpo si sono fatti audaci per convincere il negoziante, il passeggero dell'autobus, il terribile parente. O chi, alla risposta via sms "Chi cazzo sei per dirmi cosa devo fare?" all'invito ad andare a votare, ha risposto "Ma come, hai perso il mio numero? sono Giovanni!". E ci piace pensare che il tipo sia ancora lì a chiedersi quale Giovanni si sia rivelato uno sporco comunista, ma ancora di più ci piace pensare che abbia creduto che a invitarlo al voto fosse un suo collega di qualche bieco partito, pronto a saltare sul carro dei vincitori.
Perchè la creatività, la fantasia e il divertimento sono stati la chiave di volta della costruzione di questa opposizione che sembrava persa e annichilita, e che si è ritrovata: ma questo lo stanno già dicendo tutti.
Quello che non dicono è che, vicino ai fantasiosi e alle loro goduriose creazioni sul web, c'è stato un altro sacco di gente che si è mobilitata in sordina, senza troppo parere: come l'ufficio postale che si è adoperato perchè il certificato elettorale di una mia amica, spedito da casa il giorno prima, le arrivasse in tempo per votare.
Io ho pensato alla "zona grigia" della Resistenza, la definizione con cui una parte della storiografia pur di sinistra definisce il pezzo di popolazione che mantenne la propria indifferenza verso ciò che stava accadendo. La zona grigia fu per un certo periodo oggetto di accese discussioni in casa nostra, non chiedetemi perchè: e io, che sostenevo la masochistica parzialità delle definizione, dicevo che probabilmente molte persone avevano fatto piccole cose che non erano mai apparse da nessuna parte , altro che indifferenza. Gli uffici postali, gli accompagnatori, i condividi di facebook... chi li ricorderà domani? 
Dentro a una percentuale le storie non ci sono.

2 commenti:

Aglaja ha detto...

Un pezzo dolceamaro, di incantato disincanto, di stundaia tenerezza, di ispida satira (sai che mi hai fatto pensare al Montale di Satura?) che si concede un mugugnoso/triste/ghignoso sorriso.

Un piacere, quello di leggerti, ancora una volta rinnovato.
A.

lastreganocciola ha detto...

che altro posso fare, se non arrossire e sprofondare? e cercare di scrivere, se davvero dà piacere a cotanti lettori :-).
grazie, A.