venerdì, novembre 05, 2010

ACCIDENTI AGLI ILLUMINISTI...

Se ero un uomo del '700, ci avevo la wunderkammer più bella nel raggio di cento chilometri o fors'anche cinquecento, e tutti venivano a vedere quelle mie meraviglie raccolte in cinquant'anni di testa schizzata. 
Se ero un uomo del '700, anche, ero tra i primi a provare i pomodori e le patate, e i miei ospiti non osavano dire niente di quei frutti strani che avevno colpito la mia curiosità.
Se ero un uomo del '700, sicuro che ci provavo, a convertire i metalli in oro: ma probabilmente poi mi sarei distratto e avrei finito per scoprire qualcosa di incomprensibile, come l'elettricità.
Se ero un uomo, o forse perfino una donna, del '700, avrei scritto robe forse un po' strane (ma non "volli, fortissimamente volli", quello no) e tutti i miei conoscenti le avrebbero lette e citate e lodate. I lettori erano pochi, ma la concorrenza ancora meno.
Se un uomo, o una donna, del '700, oltre a fare tutte le cose di cui sopra avrei suonato uno strumento come l'arpa o il clavicembalo, avrei saputo dipingere ad acquerello, ricamare, cavalcare, fare conversazione e trattare con i domestici.  E perciò avrei ricevuto ancor più stima e considerazione.

Ma, com'è come non è, sono una donna del '900, sconfinata nel duemila. 
E così va a finire che invece della wunderkammer ci ho "una casa piena di cazzate" - grazie all'opera congiunta mia e  del socio barbuto - e mi tocca sempre inventare una qualche giustificazione per chi la vede la prima volta e comincia a guardarmi strano. 
E succede che io mangi cose ( cavolo rapa, zenzero sottaceto, zucchine spinose, daikon, solo per citare quelle che ho mangiato oggi)  che anche adesso destano stupore e perplessità negli altri.
Quanto all'oro... be', quello è uguale, non sarei riuscita ad ottenerlo allora e non ci riesco neppure ai giorni nostri. 
In compenso, laddove sarei stata uno scrittore pur discettando di entomologia, governo della casa o araldica, oggi sono solo un "autore", parola che indica con eleganza lo scribacchino che ci mette del suo, affrontando vari argomenti purchè non siano frutto solo della sua propria fantasia.
Che è un bel casino, rispondere "l'Autore" a chi ti chiede " e lei, cosa fa nella vita?". Autore? di che? Lo vedi dalla faccia, che gli viene in mente Pirandello, o magari anche "l'autore di cotanto gesto fu tradotto in catene..." , al massimo massimo un autore di quadri. E invece no, sono un Autore di libri: e dato sì che quindi il mio mestiere è scrivere, se anche suonassi il clavicembalo e saltassi la tremila siepi ippica, sarebbe solo "a tempo perso". E di lì a togliere la "a" alla frase, il passo è breve. 
Gli eclettici, in effetti, non usano più.

Ed è perciò che al momento attuale mi sento molto a disagio: ho già parlato della piccola mostra di mobiles letterari che si inaugurerà proprio oggi e di cui sono molto contenta ancorchè timorosa di brutte figure, e un paio di amicilettori mi hanno chiesto maggiori delucidazioni. 
Al pari della mia qualifica professionale, spiegare cosa sono i mobiles non è proprio facile, ma diciamo che sono costruzioni sospese di carta e altri materiali (piume, corteccia, giocattolini, ceramiche, pezzi in plastica, retine... tutto ciò che di riutilizzabile mi sembra adatto per creare piccole figure) che provengono dalla suggestioni che (mi) hanno lasciato alcuni autori che ho letto e che apprezzo. 
Per Terry Pratchett ci sono, ad esempio, il Bagaglio e Morte, e poi un drago e la Grande Tartaruga, un Troll, il Libro degli Incantesimi, il Bibliotecario... Per Jane Austen pizzi, sorelle di carta in girotondo, librerie rosa e le terme di Bath, ma anche le mucche che davano da vivere alla sua famiglia; mentre Karen Blixen ha colorati animali per La mia Africa, uno scheletro e un gatto nero per le Sette storie gotiche, e un aereo per la sua sfigata vita sentimentale. Ci sono anche Virginia Woolf e Neruda, in mostra, ma mi rendo conto che raccontati non dicono un granchè, come del resto sono soggetti un po' impossibili da fotografare. 
A prescindere però dalle spiegazioni, questa piccola mostra - che accompagna quella più nutrita delle foto dell'amica Triz, anch'esse dedicate alla lettura - è un coming out del mio tormentato fare molte cose diverse, che ho sempre considerato del tutto secondario. 
E che anche ora mi riempie di dubbi: se è pur vero, infatti, che ognuno è fatto a modo suo e non si può forzarsi più di tanto, se è vero che il "tempo perso" non si recupera più, dovrei comunque focalizzare le mie dispersive e non tante energie su una, massimo, due cose? O, per dirla più chiaramente: meglio provare (che non vuol dire riuscirci) a essere molto bravi in una cosa sola, o bravini in qualcuna? Io, finora, non sono riuscita rispondermi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Magari anche perchè erano le 2 e 16 del mattino? E se, tra le corse da far per bene, ogni tanto ci mettessi il dormire?
Firmato: un amico

lastreganocciola ha detto...

be', il tuo lapsus non è mica male, caro una mico. se potessi dormire di corsa lo farei...

KGgB ha detto...

Sì sì, però è più corretto giocare a se sarò :)

lastreganocciola ha detto...

cara KGgB, un commento assolutamente geniale. grazie:-)))