giovedì, maggio 19, 2011

E ALTRI ANIMALI

Di ritorno dal qi-gong - di ritorno dal ritorno al qi-gong, dovrei dire, visto che mi sono presa una meditativa pausa con la complicità di una caviglia slogata giocando a pallavolo sul prato - chi ho trovato ad aspettarmi sul portone? Il mio amico Il Geco Grasso. E quando dico "sul" portone vuol dire proprio "sul", come si può vedere dalla foto che, no, non è stata postata verticale per sbaglio. 
Il Geco Grasso vive, credo, nel cassone della mia tapparella e un paio di volte l'ho trovato sulla zanzariera, ovviamente sul lato interno, bello rilassato in questa sua vita adesa, a spiccare contro la luce lunare: il tempo di guardarlo e fra sgusci e salti è sparito. 
Da quel momento facciamo molta attenzione quando abbassiamo la tapparella, che non ci rimanga sotto come è già successo a un suo collega meno fortunato. In verità non so se quello sul portone era proprio lui o suo cugino, quel che è certo è che i gechi prosperano, quassù. 
Così come le rose, che il caldo anticipato ha fatto esplodere in una fioritura contemporanea, mandando a pallino le puntuali alchimie di colori studiate da chi ha progettato il giardino, che l'anno scorso avevano invece funzionato con precisione ammirevole: ma anche così, con quel tanto di esuberanza pacchiana, affacciarsi al balcone è una fortuna, per non parlare di quando si passa accanto alle siepi di gelsomino che, quelle sì, quest'anno sono fiorite in tempi diversi, profumando l'aere in punti diversi.

E la Stevia sul balcone si è ripigliata e sta buttando rigogliossime foglie dolcificanti (fra un paio di settimane credo che potrò postare un resoconto completo del primo raccolto da mettere nei dolci), la calla in vaso produce con costanza un paio di fiori formato mignon per il mio tavolino, le piante in casa crescono vigorose, beandosi della luce che qui non manca. 
In questa natura addomesticata ma non del tutto domestica, che comprende il ritorno dell'upupa e gli appostamenti del gatto Ugo, i duetti da operetta dei merli, gli improvvisi lampi verdissimi dei pappagalli che si inseguono e il ciuffo di fiori violetti spuntati da soli là, contro il muro giallo, lo sciocco gabbianello che anche stasera pigolava stridulo a reclamare il suo cibo ha il suo senso. 
Chè animali ne abbiamo avuti in casa, ma ogni esperienza è stata più frustrante dell'altra: dal coniglio alle rane, dalle tartarughe al cane rissoso, dal criceto ai diamantini che mi è toccato nutrire goccia a goccia, qualcosa finiva per non funzionare. Non so bene perchè: sono contenta e confortata dai commenti carini che mi dicono che il gabbianello se la caverà e  che non sono  l'unica ad entrare in empatia con le presenze animali e vegetali... eppure, ecco, finchè la Natura, perfino se è urbanizzata, sta "fuori" mi sembra che ognuno, in effetti, stia al proprio posto. E se poi chiamo i pompieri per il gabbiano è solo perchè noi umani siamo pieni di contraddizioni, no?

1 commento:

Aglaja ha detto...

Empatia con gli animali sì (tant'è che oggi sono subito tornata qui a vedere come stava il gabbianino), con i vegetali meno. O meglio: io provo molta simpatia per le piante del mio piccolo giardino cittadino, ma esse non paiono ricambiarla del tutto (fioriscono e fruttano in abbondanza, ma sempre con qualche "sì, però..". Cioè: limoni grossi come meloni, ma tutta buccia e poco succo, arance a bizzeffe, ma amare come il fiele, inutilizzabili persino per la marmellata, gerani stitici e scorbutici, bouganville che non si inerpicano, ortensie e lavande che si lamentano - giustamente - del mio cane piscione. Fortuna che i frutti del mio orticello - quelli sì - danno soddisfazione al mio palato!)
A.
P.S.: saluti da Britos, il piscione con la coda