mercoledì, maggio 18, 2011

FUOR DI METAFORA...

... il gabbianino non può andare nessuno a salvarlo. Ho chiamato il pronto soccorso animali selvatici, i pompieri distretto levante, i pompieri pronto intervento, la lipu, di nuovo il pronto soccorso e infine la nostra veterinaria (ebbene sì, "abbiamo" una veterinaria senza avere animali). E tutti mi hanno detto che non possono intervenire: il piccolo scemo è sul cornicione di una casa privata, circondata da un giardino. Per raggiungerlo si dovrebbe camminare sul tetto o arrampicarsi su una scala altissima, con il rischio di farsi attaccare dai parenti gabbiani. Che non ci pensano due volte:  sono uscita sul balcone proprio mentre un elicottero passava lassù e mal me ne incolse, chè per mamma gabbiana la mia figura e quel molesto rombo erano tutt'uno, come ha dimostrato scendendo verso di me in picchiata per ben tre volte. Il piccolo quindi lo difendono, e a giudicare da come è vispo credo che riescano anche a nutrirlo. 
Magari, ci è venuto il dubbio dopo esserci occupati invano di lui tutta la mattina, il piccolo non è affatto in pericolo e va avanti e indietro sul cornicione perchè gli piace così, da quello sciocco adolescente che è. Ma ora è di nuovo notte e lo si sente pigolare lassù, quindi non è probabile. 
Ora che ho fatto tutto il possibile, anche se è niente, spero che domani non mi venga il magone,  come è successo questa mattina quando l'ho visto fermo, come un mucchietto di piume inerte.  Quanto ci mette un gabbianino a volare?

2 commenti:

Giuli ha detto...

mah, non che io sia esperta, ma il tetto della berio ospita una colonia di pulcini di gabbiani. e ci mettono un po' a imparare a volare. si avvicinano al bordo e poi tornano indietro per giorni. quindi non mi preoccuparei...

Aglaja ha detto...

Anch'io posso offrirti la stessa testimonianza di Giuli: passeggiano molto, i gabbianini, prima di osare il volo. E i genitori li seguono, li nutrono, li proteggono (anche con picchiate e strida da "tutte chiacchiere e distintivo").
Mi hai fatto venire in mente quando leggevo a mio figlio la storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (io che mi commuovevo e l'arido pupo che mi faceva domande tecniche da Alberto Angela in crisi etilica).
E un rondone sfracellato sul mio terrazzo che non riuscii a salvare. E il mio pianto inconsolabile da inadeguatezza confermata.
E un piccione marrone che, piccina, vidi piccino e poi tronfio tacchino con una picciona che fece altri piccini, e che chiamai Leopoldo, come ancora chiamo tutti i piccioni marroni che mi attraversano la vita.
E..basta.
Se non che mi immedesimo nella tua ansia protettiva e preventivamente disperata.
A.