sabato, aprile 16, 2011

STORIA E STORIE

Ecco, sì, che dire? I miei buoni propositi hanno retto e tutto sommato continuano a reggere, ma ci è abbattuta sopra un'altra ondata di sfiga, cosicchè che diventa più difficile tener fede all'intenzione di darne conto quotidiano sul blog. Ma, vabbè, fidatevi. Stasera, per esempio ero qui, a questa bellissima cosa che credo si riesca a fare con pochi soldi grazie all'ingegno e all'impegno di chi crede ancora nella cultura (fra gli altri, il KGgB che si è inventata le mini-interviste in video sul tema "La Storia sono io" e sta raccogliendo testimonianze belle e strane).
Uscendo, dopo lo spettacolo di David Riondino - che sulla parte storica non era granchè, ma si riscattava pienamente nelle storielle surreali di tre pesci e nel poemetto- invettiva contro il nano malefico - ho scattato una solitaria foto, più che altro a mo' di testimonianza: è lo sportello in cui venivano deposti gli "Avvisi ai supremi sindicatori", cinque cittadini eletti ogni 4 anni con il compito di "sindacare" l'operato delle istituzioni, anche attraverso le denunce infilate appunto nella buca.
Eccone qualche esempio:
“1732. Un certo Giovinastro per nome Agostino Firpo sedusse Nicoletta Briasca, e vissero costoro per più giorni in Scandaloso Concubinato…”.
“1786. Ieri al Giuoco del Pallone vi fu gran pericolo di sconcerto, se non si proibiscono le scommesse sul gioco un giorno o l’altro si piangerà”.
Ce n'era anche per i nobili: “il Magnifico Carlo Spinola uso marciare in città e fuori con Lachè e bastone proibito” o la “Marchesa Serra che marcia per Genova in bussola preceduta da stafieri con bastoni di grossa canna d’India e pomi d’argento in peso di due libbre che sono capaci a rompere la testa a chi che sia
Il più carino, secondo me, è questo contro la Lippa, gioco che peraltro continuò a far furore fino ai primi decenni del '900:
“1785. Si è introdotto il gioco della Lippa nelle strade più frequentate della città, né badando ad alcun ceto delle persone, li giuocatori sull’incertezza del colpo vi tranno un legno coll’altro nell’aria, che impetuosamente suol colpire o le persone, o i vetri, o le lampade, e in uno stesso tempo o da chi vince o da chi perde, si scagliano urli di bestemmie con pubblico scandalo. Questo insulso giuoco, che appena potrebbe aver luogo in una aperta campagna lontana dalle case e dalla gente, fa stupore anco a’ forestieri che si permetta in una Metropoli così ben regolata come questa.

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