domenica, agosto 22, 2010
LA SVIZZERA LA SVIZZERA
A volte il mio citarandom qui a fianco ci prende quasi come l'oroscopo dell'Internazionale - che anche questa settimana mi propina un ottimo consiglio senza alcuna indicazione su come fare a seguirlo, come se il problema fosse il sapere le cose e non il riuscire a farle - e si intromette nei miei pensieri fregandosene della privacy.
Oggi, pies, mi stuzzica con questa massima, nientepopodimeno a firma Adorno:
"La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta." e mi coglie sul fatto, che proprio di ciò vado pensando da qualche tempo, e soprattutto oggi che torno dalla Svizzera.
Ora, lo so che quasi nessuno dei miei lettori ama granchè questo paese e proprio perciò non ne scrivo volentieri, di solito, se per citare il dato indiscutibile della bellezza dei paesaggi. Anche se bisogna ammettere che anche prati e montagne vengono spesso definiti, da quei sublimi esteti che sono gli italiani che vivono circondati da eternit e cartelloni pubblicitari, "noiosi, troppo ordinati". Ma, insomma, come diceva qualcuno da piccola "uno ha i sui gusti" e non starò ad impelagarmi in polemiche inutili o in una difesa ancora più sciocca della Svizzera in quanto tale.
Quando si è lì, però, non si può fare a meno di notare quante cose gli svizzeri tengono all'aperto, o comunque incustodite, senza nessuna protezione: divani con tanto di cuscini asportabili, ogni tipo di giocattoli e mezzi di trasporto per bambini, sculture e sculturine, vasi con piante comuni e vasi con piante rare, attrezzi, opere d'arte e pezzi da collezione. Le tengono all'aperto, o in musei senza custodi, perchè in genere non vengono rubate.
Sì, lo so, l'osservazione è banale, ma si presta ugualmente a un pensiero, una fantasia: pensa a quanto tempo, soldi, fatica risparmierei se potessi lasciare incustodite le mie cose. E non parlo di gioielli - che non ho, anche se non lo dico alla mia vicina che afferma "uh, tanto quelli li teniamo tutti in cassetta, vero?" E come no? - e neppure di cose obiettivamente preziose. Parlo della faccia della portinaia che, piena di solerzia, ci ha avvisato che la nostra cassetta postale era aperta: " sì, la lasciamo così", abbiamo spiegato sorridendo, e lei non ci poteva credere. La cassetta della posta, nell'era di Internet, in un palazzo che ha portinai e cancelli oltre al portone! "Contenti voi..." ci ha detto, quasi offesa.
Tenere aperta la cassetta della posta ci regala alcune libertà: quella di non avere la chiave, quella di poter chiedere a chiunque venga su di ritirarcela, quella di risparmiare ogni volta quei due o tre minuti necessari per trovare la chiave, aprire, richiudere. E, forse più di tutto, ci regala la libertà di poterci fidare degli altri, visto che non è mai sparito niente: e la libertà di fidarsi produce a sua volta altre piccole libertà.
Allora, senza chiedere scusa a chi crede che il rispetto delle regole sia il contrario della fantasia, io sono arrivata a pensare che vivere in un contesto in cui le regole sono rispettate permette a chi ha la fantasia di poterla esprimere: per esempio, utilizzando il tempo risparmiato in una vita che scorre senza mille difficoltà e imprevisti per creare, che siano orsi di peluches o quadri o pasticcini. E permette che questa creatività venga resa nota, fatta magari fruttare o comunque sottoposta a un benefico confronto: se posso lasciare le mie sculture in un giardino visibile e accessibile dalla strada, se posso vendere i miei dolci, se posso partecipare alla Fiera degli orsi di peluche, indubbiamente riceverò più stimoli a continuare a creare che non se dovessi tenere tutto sotto chiave o sottopormi a quei mille balzelli e burocrazie che cercano di escludere (?) la possibilità di "fare i furbi".
Si può obiettare che se il rispetto delle regole è interiorizzato, di per sè ci rende meno liberi: mah, io credo che l'obiezione sia vera soprattutto se intorno a noi tutti si comportano in modo diverso. Se sono l'unico legalitario in una compagna di furbi, è vero, apparirò noioso e sembrerà che siano gli altri a divertirsi, a essere pimpanti e innovativi, autonomi e perfino geniali.
Ma se il giorno dopo, poniamo, il risultato delle loro genialate sarà un cancello di più, un altro divieto insulso, un ulteriore balzello che andranno a colpire indistintamente tutti, quale potrà essere il divertimento?
Mi troverò, prima o poi, a dover scegliere tra il bianco e il nero, tra l'adeguarmi a norme stupide e inutili o il provare ad aggirarle: e infatti così viviamo sempre, noi italiani, cercando la "giusta misura" di compromesso, quel malcostume che non è neppure considerato tale, quell'onestà che se poi a vai a vedere non è mai del tutto onesta. E, diciamolo, non si può fare altrimenti, qui.
Ci siamo abituati a considerare virtù ciò che in buona parte del mondo - e non solo in quello occidentale - è considerato un difetto e un obbrobrio, una necessità da poveracci, un'ipocrisia senza senso: e sopportiamo al governo da ormai troppi anni chi questa "virtù" la rappresenta benissimo. E pazienza, chè questo è solo un post. Ma, ecco, forse libertà e fantasia sono un po' un'altra cosa, no?
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4 commenti:
Gnomus dixit:
Che poi, a proposito di fantasia svizzera, guardando tutti quegli orsi (il più bello è quello rosso, in basso a sinistra, m ne avremo visti MILLE) tutti diversi l'uno dall'altro e con tutto il materiale di FAI TU STESSO IL TUO ORSO, ecco lì pensavo: non si potrebbe sviluppare anche nel nostro caso - vabbè, nel mio così non mi allargo - il concetto di Fantasia Applicata?
nel senso che ti metti a costruire orsi di peluche? è un'occupazione adatta a uno gnomo, sissì, che poi si fa tutto un bìsness con babbonatale, neh?
io voto Lo gnomo cucitore di peluche, e questo post come il migliore del mese, almeno.
ma grazie, nessina! (vero che l'aiutante di babbo natale è una bellissima idea per la pensione :-))))? )
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