domenica, gennaio 08, 2012

ORTOMONDO

Tre piani sotto il mio appartamento, c'è quella che si chiama una "villetta": l'hanno comprata, pare, nell'autunno dell'anno scorso, dopo almeno un anno (io prima non la vedevo) di beata spensieratezza della villetta e dei suoi proprietari: ma poi, basta, i giorni leggeri sono finiti. Che la nuova famiglia  dai capelli biondi e dalle gonne chiare raccolte sul prato, ha riempito sempre più le superfici verticali di sbarre: piombi ai vetri, reti sulle ringhiere, griglie alle finestre, lance inclinate sul corrimano...





Sarà che cibo e aria aperta sono due piaceri che mi sono proibiti in questo periodo - mi sono prescritti, in verità, ma se solo riuscissi ad approfittarne, cosa che non è - ma questo filmato mi ha fatto schiattare di invidia. 

Andate a vederlo subito: purtroppo, tra You Tube a Firefox ultimamente c'è un rapporto teso  e non riesco più a postare direttamente i filmati, ma con un bel copiaincolla risolverete tutto velocemente, se non riuscite a vederlo per conto suo.
Troverete una dolce fricchettona di prammatica, con i piedini appena un po' storti dentro gli stivali di gomma, la giacchina lunga sopra il vestito leggero, e un verace cesto  pieno di verdura freschissima. Aiole e serrette erano altrettanto piene, fino a poco tempo fa, di ogni ben di dio vegetale: realizzate sul ciglio dellestrade, negli spiazzi prima riservati a sciocche rotonde sabbiose, sul retro degli edifici "di rappresentanza" , nei cortili, questi piccoli ed efficienti orti funzionano in base a un principio: "Se è di stagione è di tutti". 
Ora la stagione è finita, ma rimangono foto e video a testimoniare il bel raccolto fatto dagli abitanti di Tordmorden, New Yorkshire, la cittadina dove chi vuole mangiare verdura non ha che da raccoglierla. 
E' uno dei tantissimi esperimenti sociali di condivisione che si stanno diffondendo in questo periodo, secondo me particolamente interessante perchè riesce a coniugare in modo semplicissimo risparmio, soddisfazione, competenze e solidarietà. Ma anche perchè gli intervistati ripetono una frase già sentita in altri esperimenti di questo tipo: "Forse è arrvato il momento di smettere di chiedere allo Stato di pensare a noi" o, tradotto, "Forse è arrivato il momento di cominciare a pensare alla nostra autosufficienza." In senso collettivo, prima di tutto - occupando le fabbriche, chiedendo misure più giuste, intervenendo nella vita collettiva i vari modi: e fin qui c'eravamo - ma non solo. 

La dimensione individuale, quella in cui la solidarietà si esprime spesso superando timori e pudori, non è la meno importante. Apre infatti la dimensione del rapporto personale non mediato nè contaminato da diffidenza, chè anzi può fornire spunti e motivi per ricredersi sulla fondamentale onestà delle genti. E quand'anche la riprova fosse di segno opposto... be', capita senza dubbio anche in uno schema di vita più "normale", più attento alla propria difesa: che forse non merita lo stress di chiedersi ogni volta se questo tipo che ci sta venendo incontro sarà buono o cattivo, non vi pare?

4 commenti:

Aglaja ha detto...

Cosa mi vieta di rubarmi tutte le mele?

“Niente.”

Tutti i vostri lamponi?

“Niente.”

Semplicemente, questo non accade, dice. “Abbiamo fiducia nelle persone. Noi crediamo veramente – e siamo testimoni di ciò – che le persone sono oneste.”

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Secondo te - guardami nelle palle degli occhi, Streghetta - qui siamo pronti per questa Rivoluzione?
A.

lastreganocciola ha detto...

mah, e se invece fosse proprio così :-) ? Ammetto che "Qui" è il punto dolente e stradolente: ma dove non ci difende l'onestà dgli animi può difenderci l'asperità del terreno e la vanità di fare fitness a costo zero, per esempio... kenedì?

Aglaja ha detto...

sepofà ;-)
A.

Giuliano ha detto...

non sono più abitanti, non sono più legati a un posto. Se glielo dici si offendono, ma sono la variante moderna dei nomadi e degli zingari, un posto o l'altro fa lo stesso. Magari sono ottime persone, affettuosi e premurosi con i figli, ma dell'ambiente in cui vengono ad abitare se ne fregano.
E questo spiega tante cose.