sabato, ottobre 15, 2011

TRICOT

"Lavorare a maglia mi ha salvato la vita": e se è vero che la frase è di Virginia Woolf - anche se ovviamente non mi ricordo dove si trova, o quando l'ho letta - chi sono io per non provare?
C'è, è vero, il piccolo particolare che io non sono capace di lavorare a maglia: ma ciò mi ha spinto a inventare i Copertazzi, tanta coperta e poco arazzo. 

Funzionano mettendo insieme, con cuciture mooolto a vista, ritagli di vecchi maglioni di vera lana - ma può essere un pezzo di cappotto, di pantalone estroso, di sciarpa sberluscica  - di cui una buona parte abbia un ricordo impigliato dentro. Un ricordo quasi sempre vago, un'impressione. 
E poi qua e là, più sopra che dentro, si cuciono altri ricordi più decorativi o buffi: un pezzo di nastro, una coccarda che era della nonna, un fiore di stoffa  degli anni '50, un lungo arabesco ricavato da una manica ricamata. 
Be', ecco, il concetto è tutto qui: il resto è lavoro, e pazienza. E, quando l'umore è giusto, relax. 

Ovviamente i Copertazzi sono doni, e bisogna accertarsi prima che incontrino i gusti del ricevente, che deve essere pronto ad accogliere un manufatto... be', diciamo bizzarro. Ma finora, data soprattutto la lunghezza della realizzazione, i destinatari sono le figlie, perciò si può contare su una certa qual sintonia, neh?
 
Non hanno pretesa- sempre i Copertazzi, non le figlie - nonostante nome e spiega che finge di essere importante, di apparire opere d'arte. 
Però abbracciano e scaldano.

8 commenti:

Enzo Costa ha detto...

Mi piace l'idea tanto quanto il nome, e mi pare di poter dire che siano copertazzi di Linus relazionali, che uniscono chi li fa e chi li riceve.

Aglaja ha detto...

"però abbracciano e scaldano": questo è Amore.
Tanto basta :-)
A.

maestrabistrega ha detto...

<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<voglio vederli i tuoi copertazzi ....bella idea ...ci vogliono agoni e con i fili come ti sei organizzata ......mi viene voglio di farne uno .....

lastreganocciola ha detto...

Grazie per aver capito lo spirito, amici.
Ma scuole per imparare non ce n'è, si procede a vista e gusto e ritagli - quello che ho appena inserito faceva parte di un tailleur pesante di mia madre, più o meno anni '30. I fili si recuperano sul fondo del cestino da lavoro ( di chiunque ) e il punto, se vuoi, si guarda sul web fra i tutorial dei patchwork più semplici. Ma io ne faccio a meno.!

Aglaja ha detto...

Ecco mi è riapparso il post: ma sono pazza io o era davvero sparito?
(se la risposta è la prima che ho detto, siate così gentili da comunicarmelo con pietosa cautela :-D )
A.

lastreganocciola ha detto...

ovviamente, è blogger che fa casino... :-)))

Aglaja ha detto...

Grazie, Streghetta: apprezzo la pietosa cautela :-D
A.

kiri ha detto...

be', ma non ci vuole una foto? A me lavorare a maglia forse non mi ha proprio salvato la vita, ma poco ci manca...