martedì, dicembre 01, 2009

ANDANTE


I miei sette lettori che ancora non lo sanno di persona l'avranno comunque immaginato, che sono travolta e stravolta dal trasloco. Scatoli e scatoli, un'avanzata inarrestabile che minaccia ogni aspetto della vita, e nelle pause si va all'Ikea o si litiga con l'idraulico - non il nostro Micomichi, però, un altro - e via così, dalla ricerca di improbabili accessori per il bagno all'angoscia notturna sul colore delle pareti.
A margine, si nota che nel giro di men di una decina d'anni dall'ultimo trasloco, che vide la solinga presenza straniera del bel Willy urughegno, tutta l'intera faccenda è diventata cosmopolita assai: fra protagonisti e figuranti del trasloco attuale ci sono infatti quattro signore ucraine, un albanese e due ecuadoriani. Si è appena aggiunto un israeliano, il fratellino al di là dal mare, e ancora non sappiamo i traslocanti da quale paese saranno arrivati: le incomprensioni non mancano, ma l'insieme è gradevolmente pittoresco.

Così, accade che avrei riflessioni sui libri - la cui quantità è direttamente proporzionale alla quantità degli stessi, circa un'ottantina di scatoli - o anche perfino sugli amori - e, di queste, la quantità è proporzionale ai punti interrogativi suscitati dai post dell'amicae. e dagli stomachi(-ci?) della nessie, ma dovrete rassegnarvi e aspettarle ancora un pochino. Giusto il tempo di farle uscire dallo scatolone in cui sono finite tutte quante.

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