giovedì, agosto 27, 2009
DISGUSTORAMA 2
Pare che Fini abbia commentato la sentenza della Corte Europea alla festa nazionale del Pd, tra gli applausi. Agnoletto ripete sul Manifesto che Fini era presente a Genova durante il G8 del 2001, in una centrale operativa: questo fatto non è mai stato smentito dall'attuale presidente della Camera, lo stesso che oggi viene invitato e osannato... da chi? mi chiedo. Possibile che i "compagni di base", molti dei quali al G8 c'erano, si siano così rincoglioniti? che la distorsione della realtà operi in modo così potente? O gli applausi sono di chi davvero vuol credere nella "pace dei padroni", svendendo i proprio morti nella speranza di portarsi via una fettina di qualcosa, gentilmente concessa?
Finora i compagni di base - almeno di questa città - mi erano apparsi "sani", impotenti come tutti ad orientare una politica del Pd di reale opposizione, ma con sentimenti ancora giusti e corretti. Ora comincio a dubitarne, e me ne dispiace. Perchè personalmente ne conosco e ne stimo molti, di questi compagni rimasti nel partito nonostante tutto, e arrivo anche a capire la loro riluttanza ad abbandonarlo. Penso che potrei perfino arrivare a capire - o a provarci, almeno - la condivisione di alcune posizioni della destra, che ultimamente si è fatta ben più furba e capace di mettere in crisi anche voci autorevoli della sinistra.
Ma gli applausi a Fini sono altra cosa. Gli applausi a Fini, qui a Genova, sono altra altra cosa. Se ne becco uno che l'ha applaudito e non ci sputo in faccia è solo perchè prevale la mia educazione borghese, sappiatelo: ma cercherò di superarla.
Il pezzo di Agnoletto, invece di mettere solo il linko, lo copincollo qui anche perchè riporta la notizia in maniera ben più corretta rispetto a come stata diffusa, e di precisione c'è evidentemente gran bisogno: se avete voglia di farvi del male, infatti, andate a vedere anche i commenti
http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2009/mese/08/articolo/1326/
Giustizia non è fatta
La decisione della Corte Europea sulla morte di Carlo Giuliani è una sentenza pilatesca, un capolavoro di equilibrismo tra la necessità di difendere i principi che dovrebbero stare alla base della concezione del diritto nell'Unione europea, secondo i quali ognuno ha diritto ad un equo e celere processo; e dall'altra parte la ragione di Stato, o meglio, in questo caso gli interessi politici del governo italiano. Governo, non dimentichiamolo, che per la gestione del G8 genovese è stato già condannato sul piano politico dalle istituzioni di Strasburgo fin dalla relazione sui diritti umani votata dal parlamento europeo nel 2002. Governo che ha nominato capo dei servizi segreti Gianni De Gennaro, l’uomo che a Genova era responsabile dell'ordine pubblico e che oggi è sotto processo per istigazione alla falsa testimonianaza di un suo subalterno. Un governo che non poteva quindi assolutamente rischiare su un tema così sensibile, un nuovo pubblico processo su richiesta in particolare della corte europea. Si dovrebbe dare per scontato che a prevalere debba sempre essere la ricerca della verità: ma non siamo ingenui e sappiamo bene che non sempre è così. Lo scontro tra i giudici deve essere stato duro se, come pare, il verdetto finale ha prevalso per 4 voti contro 3. La sentenza vuole essere salomonica e invece non ha semplicemente il coraggio di affermare, fino in fondo, la verità; infatti la Corte ha stabilito che Placanica ha agito per legittima difesa, ma che avrebbe dovuto svolgersi un'inchiesta giudiziaria per valutare la gestione dell'ordine pubblico in quel contesto e le eventuali responsabilità. La verità è un'altra. La morte di Carlo come ormai chiarito anche dai processi genovesi, in particolare quello contro i 25 manifestanti in cui sono stati ricostruiti i fatti di quel maledetto 20 luglio, è stata la conseguenza di una gestione folle dell'ordine pubblico, delle due separate centrali di comando di polizia e carabinieri, del contrasto tra le due forze dell'ordine e dell'iniziativa «spontanea» di un capitano dei carabinieri che decise di attaccare il corteo del Carlini anche di fronte a diverse indicazioni provenienti dalla questura. Ma l'assassinio di Carlo è stata innanzitutto la conseguenza della gestione politica dell'ordine pubblico, dell'autorizzazione «di fatto» data a tutte le forze dell'ordine di usare la forza oltre qualunque ragione e in contrasto con ogni regolamento, ogni legge e con la stessa Costituzione. I responsabili di tutto questo, non possiamo dimenticarlo, sono stati il governo Berlusconi di allora, i vertici di polizia,carabinieri e servizi e, in prima fila alcuni parlamentari di An «in visita» alla centrale dei carabinieri, primo fra tutti l'attuale presidente della Camera Gianfranco Fini, ora quasi un'icona per l'opposizione parlamentare. La Corte Europea non ignora questi fatti e condanna l'Italia per non avere indagato la gestione e l'organizzazione dell'ordine pubblico, pur non richiedendo la celebrazione di un processo. Resta comunque un duro schiaffo per l'attuale governo, fotocopia di quello di allora. Di fronte a questo quadro le dichiarazioni di Maurizio Gasparri appaiono l'ennesimo tentativo di manipolare la realtà. Il governo italiano è condannato e con lui anche la parte della magistratura troppo sensibile al potere politico, e che per autocensura evitò di compiere autonomamente il suo dovere come, per ora è ancora così, avrebbe dovuto fare. La Corte invece giustifica Placanica riconoscendogli la legittima difesa: ho sempre sollevato, e non da solo, molti dubbi che a sparare sia effettivamente stato il carabiniere ventenne; più di un fatto fa ritenere possibile che a sparare sia stato, o sia anche stato, qualcuno di ben più in alto in grado e probabilmente con un'arma non di ordinanza. Un sospetto molto forte che se riconosciuto degno di indagine avrebbe potuto coinvolgere personaggi molto altolocati e con importanti relazioni. Un processo avrebbe potuto chiarire tutto questo e forse cancellare definitivamente lo scudo della legittima difesa dietro al quale si è nascosto, fin dai primi minuti dopo la morte di Carlo,il governo italiano. La Corte Europea rinuncia a sollevare questo velo, evitando così di chiedere la celebrazione di un processo, unico strumento per la ricerca della verità. I quarantamila euro riconosciuti alla famiglia Giuliani sono l'ultimo insulto ad una vita che continua a non essere lasciata riposare in pace nemmeno dopo la morte; la vita di un giovane prima ammazzato e poi, dopo la morte, ancora violato nel suo corpo con una pietra, come emerso dalla ricostruzione dei fatti. No, Genova non è una pagina del passato, nessuna riconciliazione è possibile, la memoria di Carlo e di quelle giornate continuerà a vivere nella nostra memoria e nei nostri ideali. Continueremo a chiedere verità e giustizia.
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2 commenti:
Ma sono l'unico ad essersi chiesto anche, semplicemente, perché doveva essere invitato a parlare al congresso? Che, la "cortesia" istituzionale significa che è obbligatorio?!
Off topic xké mi perdo, genialissimo averci segnalato questo http://tnp.tumblr.com, è stupendo!!
nonnò, talpa, non sei affatto l'unico: è che l'invito era già lo schifo, ma la reazione a ciò che ha detto ancora peggio, Perchè è vero, pare, che ad applaudire non sono stati i piddì, ma nessuno ha avuto comunque la decenza o la prontezza di andarsene, fischiare, protestare.
grazie del genialissimo :-)
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