mercoledì, ottobre 13, 2010

VOLTA E RIVOLTA


Ieri sera, mentre fuori infuriava la guerriglia urbana - che, insomma, non è mai come la presentano le tv, ma bella cosa non è stata, e speriamo che metta in difficoltà Maroni, almeno -   e qui in cima alla Rocca impersava la tramontana infierendo sulla caldaia ancora da finir di sistemare, io volevo parlarvi di fiori e farfalline. 
Lo faccio oggi, che i serbi nazi ma babbaloni ("su, salite sul pullmann  che vi portiamo a casa", e trac in questura) non sono più in giro, ma la tramontana imperversa sempre e il Wwf, d'altro canto, ci ammonisce che quella Natura a cui facciamo riferimento è un bel pericolo per sei milioni di italiani se non ci sbrighiamo a trattarla meglio e con più considerazione.  Ma in sole sette righe ho già messo materiale per tre libri, quindi inizio dal comincio, che è il bell'incontro che c'è stato allo Zenzero ieri pomeriggio.  

L'occasione è stata il libro "Il capitale delle relazioni", edizioni Altraeconomia, che non ho ancora letto e che racconta 50 esperienze di economia alternativa. 
Relatori erano il Dario e la Giorgia degli Orti sinergici di Vesima, la Deborah Lucchetti dei vestiti "MadeInNo" nonchè presidente del Fair, Nando Della Chiesa (in quanto presidente di Libera, credo), Maurizio Gubbiotti di Legambiente e, naturalmente, l'editor del libro, Massimo Acanfora, che ha dato forma alle storie raccolte.
Fra tante cose  belle e intelligenti - e non è una formula - che sono state dette anche dal pubblico e che meritebbero molto più spazio di quanto un lettore di blog sia disposto a sopportare, c'è stata anche la questione del Tempo. 
Il tempo che ci vuole a far crescere i prodotti dell'orto, ha detto Dario. Il tempo necessario a far sì che l'orto sia un "bene di tutti", con il suo esempio, la difesa del territorio, le relazioni umane che vi si intrecciano intorno, ha detto Giorgia. Il tempo che non abbiamo, ha però obiettato Dalla Chiesa, e che ci ostacola nel proporre un' "altraeconomia" basata sui Gas, sul rispetto, sulle filiere corte e soprattutto sulle conoscenze e i rapporti personali. 
Un momento, ci ha detto dal pubblico una delle fondatrici del primo Gas genovese, il tempo che non abbiamo è solo quello che scegliamo di non avere, di non dedicare a noi stessi e alla nostra salute, è quello che dedichiamo a cose più futili per poi sentircene privi. L'altra economia, ha riflettuto con un bel salto teorico la Deborah, mette sul tappeto questioni non da poco correlate in primo luogo al tempo, per esempio ripropone le questioni di genere nel momento in cui mette l'accento su aspetti come la cura, il rispetto, la naturalità. O, per dirla efficacemente con una riflessione che la E. fece già tempo fa "... non vorrei che tutto questo biologico alla fin fine ci va nel culo a noi." Sottinteso donne.
Temi e problemi ancora senza soluzione, e son tanti: ma già il porseli è movimento, è resistenza a chi vorrebbe ricondurre  l'altra economia nel proficuo (per altri) alveo dell'economia solita.

E però c'era un particolare, direi poetico, che metteva d'accordo tutti:  bisogna tornare all'agricoltura, si diceva infatti partendo da più punti di vista. 
Non solo in senso proprio, per chi può e vuole fare il Contadino di Ritorno (una definizione carina, no?), ma anche tornare ai modi, ai tempi, alle logiche dell'agricoltura come ha da essere, cioè non quella industriale e spersonalizzata e avvelenata. L'agricoltura, l'orto, il coltivare come paradigma e metafora della vita e della società, è stato sottolineato: il concetto forse non è nuovo, ma ultimamente l'abbiamo ben ben perso per strada. 

E, insomma, già era carino che tante persone che fanno vite e hanno esperienze molto diverse fra loro  concordassero sul ruolo reale e simbolico dell'agricoltura, ma in più oggi ho trovato il video di questo tipo - del quale, confesso, non so nulla: qualcuno mi può illuminare? - che vale assolutamente la pena di vedere e ascoltare, come ho detto anche su FB.

Purtroppo, Blogger mi fa difficoltà sul video, quindi metto il link linkato, eccolo quai:

Parla di istruzione e di educazione: ne parla facendo ridere, gigioneggiando un po' e contemporaneamente dicendo cose molto profonde e intelligenti. Il che, trovo, è un ottimo metodo per far arrivare un messaggio:  il finale ( guardatelo tutto), non mi vergogno di dirlo, mi ha procurato un nodo proprio qui, alla gola. E lo cito qui perchè anche lui, to'! parla esattamente di agricoltura, da cui istruzione ed educazione dovranno prendere finalità e metodo.


I contadini, finora, sono stata la parte negletta dell'umanità: solo raramente hanno ricevuto la considerazione della Storia e ancor più raramente quella dei loro colleghi proletari. Eppure, ormai si potrebbe cominciare a riflettere che le uniche rivoluzioni, dopo quelle "borghesi", che ci sono state nel mondo sono state fatte da contadini, e non da operai come preconizzava Marx. Che il gran barbone si sia sbagliato?




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