lunedì, aprile 27, 2009
VEDRAI VEDRAI
Chi mi conosce sa che ho reazioni viscerali di fronte a tutto ciò che puzza di fascismo. Sa che non sopporto gli ignoranti, l'arroganza, la furberia. Ma chi mi conosce è come me e, più o meno, la pensa uguale. E che ci abbiano scippato il 25 aprile non ci piace proprio, ci disgusta e ci avvilisce, con lo stesso senso di schifo e insofferenza che la brevissima intervista di Bocca riesce ad esprimere in pieno. Chi, meno viscerale di me, prova a ragionarci su fin da subito dice anche belle cose, come Marco Revelli in questo articolo qui . Insomma, condivido Bocca, condivido Revelli, e non sono certamente per lasciare che le nostre robe se le prendano loro, dopo tutto quello che già si sono presi.
Però intanto ci ragiono su anch'io, per ora con un pensiero piccino, che prende atto del tempo che è passato, delle cose che sono cambiate. Quando ero piccola io, per esempio, se si parlava della Guerra, si sapeva subito qual era, era appena lì dietro l'angolo quando io sono nata, tutto il mondo adulto che avevamo intorno l'aveva vista, vissuta, subita. A noi sembrava già cosa vecchia e sorpassata, con il suo strascico di lamenti e manìe, ma sospetto che quella nostra insofferenza fosse più che gradita a chi, dopotutto, aveva una gran voglia di dimenticare. Però quando due adulti si ritrovavano dopo un po' di tempo, la Guerra nei discorsi c'era sempre. E nessuno, neanche fra i più tiepidi, dimenticava chi aveva voluto quella Guerra, quella carneficina che ancora non aveva nulla di "intelligente" come i missili, quello strazio a cui non avevano partecipato i mercenari, ma tutti i figli (e poi i padri, e a volte anche i nonni e i nipoti) di tutta l'Europa. Non si poteva dimenticare il lutto, la perdita, la fame: e neanche chi ne aveva la colpa, quell'arroganza che, oggi come ieri, dispone della gente come degli scacchi viventi di marostica. Tu qui, tu là, l'importante che io faccia bella figura.
Ma oggi nessuno si ricorda più la guerra, la Resistenza: sono rimasti in pochi, e i loro racconti sono ormai più Storia che politica, loro malgrado. Non che questo sia il primo tentativo di mettere a tacere la maggioranza della Resistenza, quella che - pur senza essere sempre comunista, o di sinistra - era davvero intenzionata a dar vita ad un'Italia più giusta: ci si è provato in molti modi, e ogni volta un pezzetto siamo riusciti a tenerlo, un'esca per un fuoco più grande che nel '70 ha saputo recuperare anche ciò che la Democrazia Cristiana era già riuscita a mettere in un angolino del libro di Storia, e spesso neanche lì. L'abbiamo recuperato, l'abbiamo gridato nella piazze, gli abbiamo dato nuova vita e diversi sviluppi, anche se molti ex-partigiani - e Bocca fra loro - mal ci sopportavano, e si può anche capire.
Poi, di nuovo, ci si è persi per strada, ogni giorno un pochino di più, fino ad arrivare a questo punto. Anche gli anni '70, però, arrivarono di soppiatto, arrivarono con i figli dei fiori che non pensavano al domani ma neppure all'ieri e men che meno alla lotta contro il padrone. Ci furono segnali dapprima buffi, poi sempre di più e poi sempre più forti, di cose che cominciavano ad essere fatte in un modo diverso. Quello, prima ancora di tutto il resto, segnò la fine di un periodo storico. Io credo che anche adesso siamo da quelle parti lì. siamo che si cerca di fare le cose importanti in modi nuovi. siamo che siamo stufi marci di litigare con lor e fra noi, stufi di avvilirci e vergognarci. E' vero, non importa, per ora, quanti siamo , quello che importa, oltre al fare, è tenere occhi e cervello aperto.
A me questo politicamente pessimo e sofferto 25 aprile ha dato, più di altre cose, il senso che bisogna cambiare: troppo facile arroccarsi e basta, troppo inutile contrapporsi quando possiamo farlo solo sul loro terreno. Arretriamo, se è il caso, che credano di poter anadre avanti, più avanti, fino a Stalingrado, fra la neve e la fame.
Ci sono mille cose che già si muovono e un modo diverso di farle è possibile: abbiamo il web che ci dice e ci racconta, basta scegliere una, tre, cinque cose che possiamo fare. C'è una corrente che passa davanti alle nostre finestre virtuali, cerchiamo un punto carino dove galleggiare e buttiamoci. Io ho segnalato tramite la Calamity questa bella iniziativa dei CAF, i piccoli capitali comuni a cui può attingere chi ha bisogno di un piccolo prestito, la Nessie segnala il suo e altrui lavoro per i bambini...chi aggiunge cosa? Venghino, signori, questa è l'asta del futuro: chi offre di meglio?
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2 commenti:
Beh, dai, se va bene puoi mettere anche il mio lavoro sull'Orchetto perchè non venga su un picchiatore fascista. Mi sembra sempre poco, che io vorrei fare la rivoluzione.
Ma se stiamo contando: il poco si conta, il niente è niente.
Bacio!
come ho scritto sul blog di nessie, io vorrei aggiungere la mia cassetta della frutta.
Baci
H
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