lunedì, novembre 07, 2011

ACQUA

Bisognerebbe commentare, ovviamente. Anche perché cose da dire ce n'è, perfino per chi da dieci giorni è chiuso dentro la camera di una clinica. Per fortuna, la clinica è in salita e in zona tranquilla e non é successo granché - be' , le cucine allagate, le idrovore, il personale con doppi e tripli turni, il salvataggio delle apparecchiature... Ma come mettere queste cose sulla bilancia di questi giorni?
Allora forse si può dire che domenica, dopo due giorni di cielo grigio e vuoto, la prima cosa che ho visto svegliandomi, nel cielo pur sempre grigio, è stato un piccolo stormo di rondini o di parenti loro: volavano bassi, ma a loro si è aggiunto un gabbiano che catturava qualche solitario raggio giallino nel suo bianco gabbianesco. E quindi, insomma, impossibile non aderire a reminiscenze bibliche.
Cosi come è impossibile non sapere che d'ora in poi questo momento nella vita della città, sempre,profondamente attaccata alle proprie memorie, entrerà a far parte di una saga di tregenda e dignità, di vita quotidiana improvvisamente travolta e stravolta - anche solo nella scomparsa di un motorino trascinato via dall'acqua - e soprattutto di immediato impegno e solidarietà.
Qui dalla mia gabbietta non posso giurare che sia vero, ma una giornata al cellulare mi riporta solo voci di volontari arrivati sul posto da subito, accorsi a spalare, a dare una mano, sempre perfino troppi.
Non ne so molto di più, purtroppo, e patisco la nostalgia di quei miei stivali di gomma lilla di quarant'anni fa, che volentieri avrebbero fatto ancora il paio con quelli a fiori che oggi è fortunosamente riuscita a trovare la figlia: ma così è la vita, e pazienza.
Ma, anche nel mio essere poco genovese, mi ripugna sentir parlare di "Genova in ginocchio": ma quando mai?

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