Il mio agopuntore di riferimento ha certi ditoni da Peppone che non entrano nella tastiera di un computer, e ti chiedi come gli è venuto in mente di mettersi a trafficare con gli aghini. Poi è istruttore di qi-gong, ed è bravissimo in entrambe le cose. E anche nel tirar su di morale la gente, senza esagerare con l'ottimismo incauto. Eppure, nel mio stordimento, me l'ero dimenticato.
Ma una delle angurie da centrare con la crapa è stato proprio lui, che ha ascoltato i miei guai nel suo solito modo burbero e frettoloso, dicendo poche frasi al momento giusto. Poi è arrivato il momento degli aghini, che a volte non si sentono e a volte sì, e mentre lui stava cercando il posto per il terzo aghino, io sono schittata, ridendo. Non lo reggo, il solletico. Non riesco proprio a far finta di niente, a comportarmi dignitosamente. Ma, guarda caso, il punto giusto per l'ago era difficile da trovare: così questo posto semi-ospedaliero, forse uno dei più potenzialmente tristi del mondo nonostante, si è riempito della mie sghignazzate per un buon minuto, o forse tre, o addirittura cinque. E quelle risate mi hanno cambiato la giornata: non saprei e forse non voglio spiegare precisamente il perchè, anche se uno dei motivi è senz'altro il gesto gratuito, spontaneo, vitale e generoso di un medico che, come tanti altri, potrebbe invece comportarsi in modo distaccato o al massimo "cordiale".
Tutto il giorno ho reagito al dolore: che con gli aghi si era senz'altro attenuato, ma che è stato scacciato quasi del tutto dalla voglia di reagire, dall'eco di quel divertimento sciocco e infantile, da quella pausa del tutto inaspettata fra i guai.
Forse penserete che la sto facendo lunga, e magari avete ragione. Eppure, la sera ho anche visto il riccio.
Non che le due cose siano davvero collegate, lo so. Però quel riccio, o un suo parente, era stato avvistato un bel po' di tempo di fa in una tarda serata di pioggia, su uno dei vialetti della Rocca. Per fortuna andavo molto piano, e avevo inchiodato nel vedere quel coso beige sgattaiolare davanti alle ruote. Il tempo di scendere sotto l'acquazzone - e dietro di me c'era il vicino che già deve avere le sue idee sulla nostra sanità mentale - e il riccio si era disincantato, sparendo velocemente. L'abbiamo cercato più volte, senza mai vederlo. Ma ieri il KGgB mi ha chiamato, "c'è il riccio!" . Era nel prato ed è rimasto fermissimo per tutto il tempo che gli siamo stati vicini, convinto che fosse meglio sembrare morto. Ma era stato visto camminare e a un certo punto ha sussultato, come i cattivi attori.
L'abbiamo lasciato lì, con mille raccomandazioni di stare attento ai pericoli della Rocca: solletico e riccio, quale combinazione più carina e più improbabile?
2 commenti:
Aghi nella pelle (la tua), aghi sulla pelle (del riccio), aghi nel cuore (il mio) che sorride (per la voglia di reagire), punto dalle risate (per il solletico) e dall'affettuosa premura (per il riccio).
Il tuo amico-scarso-attore mi ha fatto venire in mente una roba che avevo letto da piccola. Aspetta che frugo in rete a vedere se la recupero.
A.
eccolo qua:
http://www.filastrocche.it/leggi.asp?id=2433
Quando strillavo perché la nonna voleva districare a forza i miei ricci con un fitto pettinino (e dire che mai mi sono beccata i pidocchi!), mi veniva rammentata la sorte di questo bimbo :-)
A.
Posta un commento