domenica, settembre 28, 2008

COPIO RICOPIO



Ma è troppo carino - quel che una volta si diceva "in punta di penna" - questo pezzo, che metto anche per richiamare la vostra attenzione sull'appello di "Giornalisti contro il razzismo", sulle cui pagine potete trovarlo nel suo primo ricopio, chè il mio è il secondo:

"I rom che rubano tutto": a proposito di un articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa

Un lungo articolo di cronaca che commenta un video girato di nascosto e che mostra due ragazzi che rubano. Il peso degli stereotipi e il legame con il clima di ostilità che circonda il popolo rom sembrano evidenti. Giuseppe Faso ha scritto una lettera al cronista e al giornale. Pubblichiamo tutto qui, convinti che sia necessario aprire una discussione seria sul comportamento dei media e sulla loro responsabilità
25 settembre 2008
Ecco il link all'articolo della Stampa, intitolato "Così i piccoli rom rubano tutto"

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200809articoli/8165girata.asp

Ecco la lettera scritta da Giuseppe Faso, autore di un libro molto importante: Lessico del razzismo democratico. Le parole che escludono

Elia, 12 anni, sa che "tutto" - insieme a "nulla", "ogni", "sempre", "mai" e simili - è tra i segnali più sicuri di un discorso che esclude. "Sei sempre in ritardo", "non è mai accaduto che..", e simili espressioni servono principalmente e spesso a segnare una posizione negativa nell'interazione, aggredire l'interlocutore, evitare di confrontarsi con la specificità della situazione. Nel discorso civile, sono segni spesso di qualunquismo, più o meno consapevole, e l'adolescente, che sarebbe portato a usarne nei suoi conflitti di crescita, ha imparato a individuarli nei discorsi degli adulti - e a riconoscerne le retoriche a partire da quelle spie. Sulla "Stampa" di Torino, un cronista intitola trionfalmente: "Così i piccoli rom rubano tutto". Tutto? Tutto. Una scoperta sconvolgente e soprattutto ardita. Ribadita con orgoglio nella prima riga dell'articolo: "Ecco come i piccoli rom rubano senza che uno se ne accorga". Pare che con i tempi grami che si annunciano per la scomparsa delle intercettazioni telefoniche, qualche cronista si sia dato da fare per recuperare notizie altrimenti imprendibili. Che cosa c'è di meglio che le telecamere a circuito chiuso delle gioiellerie e dei McDonald's del centro di Torino? Un numero di appostamenti non chiarito (vedremo poi un possibile perché) porta a due "rivelazioni": due bambini rom che sono stati filmati mentre cercavano di trafugare, con lo stesso trucco secolare (un cartoncino in mano, dietro al quale nascondere un piccolo oggetto), uno (o due) cellulari e un portafoglio: non sappiamo se in un'ora o in un anno - su questo dato, che sarebbe assai interessante, tace il cronista che però non evita di registrare come il primo dei due ragazzini sia "con T-shirt nera «Armani jeans» e calzoni al ginocchio", un particolare ghiotto, a quanto pare, ancorchè non pertinente. Anche a me è accaduto di essere stato derubato, anni fa, e nel giro di poche ore: la mattina, un tomo voluminoso di concordanze della poesia italiana del Novecento - e il pomeriggio, un altrettanto voluminoso dizionario di latino, nuovo fiammante. Tutt'e due i furti sono avvenuti nello stesso luogo, una sala insegnanti del liceo dove lavoravo, sala poco frequentata da me che la chiamavo confidenzialmente "il pollaio" per via del presidio costante di alcuni colleghi chiacchieroni . Non ho pensato allora, e non lo penso ora, che quel luogo fosse poco sicuro, nonostante l'assoluta casualità dei furti subiti (con una certa allegria: in fondo non mi dispiace che qualcuno si interessi molto di libri, anche se in alcuni casi altrui): è accaduto in poche ore, ma potrei dire senza mentire che è accaduto in trentacinque anni di lavoro. Non posso concluderne che in un luogo così si rubi tutto, o sempre. Sarà per questo che non riesco a comprendere come il cronista torinese possa concludere che "così i piccoli rom rubano tutto". Diciamo che "così due piccoli rom hanno cercato di rubare un cellulare e un portafogli". E regaliamo una T-shirt Armani-jeans al cronista: come diceva Lacan nei suoi "Seminari", se compare una T-shirt non pertinente, in quell'immagine superflua è nascosto l'oggetto del desiderio.-

venerdì, settembre 26, 2008

FORSE TUTTI SANNO CHE...


Che io sia fuori dal mondo non è una novità per me nè una sorpresa per gli altri, e so che ciò dipende oltre che da me in quanto me, anche dal fatto che per scelta non vedo la televisione da circa trent'anni.
Chi mi conosce lo sa, ma lo spiego anche a qualche eventuale lettore ignoto: non vedo la tv significa proprio che non la vedo mai. Quando ho motivi, diciamo così, tristemente pratici per vederla, lo faccio: il G8 di Genova, l'11 settembre. A volte, rare volte, vengo chiamata ad entusiasmarmi su qualcosa: un tempo era lo Zecchino d'oro, oggi le Olimpiadi - e l'intervallo fra una e l'altra volta si è così allungato di buoni tre anni. E anche quando, per curiosità o gentilezza, cedo al piccolo schermo, dopo un po' me ne vado: credo di aver sviluppato un'intolleranza, ormai, come quelle alimentari.

Questa lunga
premessa è per chiedervi una cosa, o voi lettori che invece magari la guardate, la tv: c'è ironia, in queste parole che prendo dall'opuscolo che il Detersivo Dash manda in giro in spregio alla foresta amazzonica?
Leggete qui sotto e, vi prego, ditemi di sì.


Pare che ci sia, mi si dice nella pagina, una "sitcom dash" su due canali tv, che viene anche stampata in questo inutilissimo giornalino, un fotogramma dopo l'altro. A riprova
della crisi economica, un bravo attore come Paolo Ferrari, che grazie alla nontv ricordavo belloccio e giovane, si presta a rifare se stesso pur con capelli bianchi e nasone improvvisamente visibile. E fin qui pazienza.
Ma la sitcom (!) gioca astutamente su
questo passaggio di generazioni: c'è un tipo che fa Paolo Ferrari giovane - signora, mi prendo il suo dash - e la "mamma" snella ma non troppo, piacente ma non troppo, che spiega la vita alla fidanzata del figlio.
A Napoli, se vi chiedete perchè parla così nel seguente dialogo:
Fidanzata:" Ciro! Ma come stai bene in camicia. Come fate, signora? Io quando provo a fare il bucato ammoscio tutti i colori."
Madre:"Figlia mia, usa dash! Guarda, fa il bianco brillante e ai colori gli dà il sole. E poi, questo odore di pulito... DI DONNA DI CASA CHE TIENE ALLA FAMIGLIA!"
Vi prego, ditemi che ho sbagliato la direzione della macchina del tempo... Mannò, lo fanno solo per farci ridere, vero?


Più criptico, per noi casalinghe nonmodello, il seguente annuncio a metà della pagina: "Con Fairy via il grasso dalla plastica e parte la serata con gli amici."
Ho dovuto rileggerlo due volte, chè non coglievo il nesso. Ma c'era la scritta in piccolo a
rimarcare il concetto, vicino alla fotina del detersivo miracoloso che rimuove l'unto dai contenitori di plastica: "Il grasso sulla plastica non rovinerà più i tuoi momenti con gli amici. "

Si possono fare molti facili sarcasmi, e siete autorizzati a metterli nei commenti. Però io mi chiedo: qui il sospetto di ironia sembra fuori luogo e perciò, quale sarà mai la persona che può credere davvero che la serata con gli amici sia stata rovinata dal "grasso sulla plastica"? Ditemi che non esiste, che è tutta una finta dei pubblicitari, o voi che avete più dimestichezza con il Grande Video.
Ma anche così, mannaggia, non sarebbe una gran consolazione: chè, dài e dài va a finire che qualcuno ci casca, neh? a dare la colpa della sua asocialità allo svuncio sul tapper... e magari esce per strada, impazzito, e stermina un'intera famiglia col vaporetto.
Speriamo che sia la famiglia del mulino bianco.

mercoledì, settembre 24, 2008

NEBBIA IN VAL PADANA


C'è una cosa odiosa che fa il dolore fisico, ed è questo riempire la testa di ovatta, di sfilacci batuffolosi di pensieri, di echi di qualcosa che sembra vagamente di ricordare ma cos'era, più? Quando il dolore non è insopportabile, come succede a me in questo periodo, ma va semplicemente su e giù per la scala del tormento, si cerca di concentrare e suddividere razionalmente le energie. Oggi il lavoro, domani la posta, dopodomani magari i blog. E nel frattempo qualche lavoro domestico che tanto il nuovo aiuto mi ha tirato la bida e muovermi mi fa bene, però devo ricordarmi le telefonate da fare. Poi c'è il momento dell'ultimo scalino, e saltano le telefonate e i lavori che volevo fare in casa diventano la metà e tutto si incasina e si confonde. La nebbia aumenta, e sarebbe bello riuscire a farla uscire dalle orecchie e rincantucciarcisi dentro, da nascondere tutto e addormentarsi così, come dicono che si faccia sulla neve, senza neppure sentire freddo.

domenica, settembre 21, 2008

E VABBE'...


Mah, ecco, il mio mi sembra proprio cannato, ma il nome inglese della mia pianta, la Schiantadraghi, è bellissimo ed ha stretta attinenza con le streghe, perciò gli perdono la scarsa attendibilità sul carattere. Quindi lo segnalo, che per chi è in ufficio è sempre utile, e ne approfitto per una domanda: chi sa come si chiama la mia pianta in italiano?



I am a
Snapdragon


What Flower
Are You?



E se poi vi pare che questo post sia lievemente inconguo per me, e che si avvicini pericolosamente a toni e argomenti dei Bloggers della Cacchina del Mio Gatto, ebbene sì, effettivamente in questo momento io sono così:
Speriamo che prima o poi torno.

mercoledì, settembre 17, 2008

UNA PRIVACY TUTTA ITALIANA.


Non so quanti di voi possono saperlo, ma io che da un po' frequento più di quanto mi piacerebbe medici e istituti di analisi, a un certo punto ho avuto modo di apprezzare le lamentazioni e le maledizioni dei medici colpiti dalla legge sulla privacy. 
Chè in astratto il principio, poniamo, è giusto, ma in concreto si è trasformato in un esborso non da poco, neppure per un medico: armadietti e contenitori a chiusura, cartelli, responsabili, robe burocraticissime e norme come sempre non di facilissima applicazione se hanno prodotto la professione del "Consulente sulla privacy".
Detto ciò, le sanzioni per chi non si adegua non son leggere e, soprattutto, uno studio medico pur serissimo che però goda per qualche motivo di scarsa simpatia da parte di qualche collega non può rischiare un "danno d'immagine": per fare un solo esempio, i medici omeopati che molti allopati butterebbero volentieri fuori dall'Ordine hanno probabilmente applicato le norme fino all'ultimo codicillo.
Le quali norme prevedono fra l'altro, oltre alle attrezzature eccetera, che non vengano pronunciati i cognomi dei pazienti, che vengono invece dotati di numeri. Chè se io sono un assicuratore, sono nella sala d'aspetto di un otorino e sento annunciare dalla segretaria la signora Isadora Duncan, posso facilmente immaginare che il medico le consiglierà una sciarpa per proteggere la gola e che quella sciarpa rimarrà impigliata in una ruota dell'auto, uccidendo Isadora. Ergo, posso rifiutarmi a ragion veduta di stipulare l'assicurazione.

Orbene, ieri ero in uno degli Istituti d'analisi più noti e più attrezzati in città.

Scena: reception con apposite catenelle Attesa Fuori dai Coglioni, immensa e vuota.
Sala d'aspetto con bancone di smistamento centrale, dotata di cartelli  con ogni direzione e specialità, pienissima. Ogni utente/paziente con il suo bel numerino della privacy.
C'è da aspettare, ovviamente. E intanto le due ragazze al bancone lavorano, parlando al telefono e controllando cose sul computer, che rimane a vista dei più vicini, così come è perfettamente udibile la voce delle ragazze.
"Ah, sì, signora Mortezia, sì mi ricordo: lei chiama per quei due operai- muratori, vero? - a cui non avete fatto in controlli perchè il medico che c'era prima non voleva farli. Lavorano con vernici alle facciate, sì, l'ho segnato, le saprò dire. Sì, sì, capisco che ci tiene a mettersi in regola, si può andare nei guai. Mi lasci i dati: Mortezia Mia, via al cimitero 18, il cellulare? sì, mi dica... 1234567890, bene. Sì, la faccio chiamare dal dottor Angeli, senz'altro."
"Senti, Marta, c'è qui la signora Angiolieri, per la risonanza al polso: deve togliersi tutto?"
" Sì, guardo subito sul computer...ecco, sì, signor Ridolini, la prenotazione per la tac ai polmoni è per il 22, eh, sì, capisco, un fumatore..."
Intanto arrivavano i medici dei vari ambulatori, tutti un po' dimessi, tutti alla spicciolata, e facevano sosta al bancone per non rischiare di rimanere chiusi nei loro loculi ignorati da tutti. Saluti deferenti da parte della ragazze a tutti, meno uno: lui, appena ha appoggiato il suo naso all'alto bancone, la ragazza che con tanta finezza aveva reso edotta metà Genova dei fatti dell'altra metà gli ha comunicato senza preamboli: "Ma lei lo sa che il dottor Salvo è morto?" "Morto????" "Sì" ha confermato la ragazza impietosamente, aggiungendo i particolari della morte a beneficio di tutta la sala. E ha concluso, senza malanimo ma con evidente familiarità con l'argomento morte & dintorni:" Eh, adesso  toccheranno a lei anche i turni del lunedì."
E buona giornata, neh?.

Se dovete scrivere la sceneggiatura dei prossimi dottoraus e vi mancano particolari succosi, chiedetemi, neh? che so dove potete procurarveli senza spesa alcuna, basta sedersi ed aspettare.

martedì, settembre 16, 2008

SCOPERTE TARDIVE


Per la generazione del '68 e dintorni, Lyndon Johnson fu il presidente della guerra del Vietnam: in realtà non fu lui ad iniziarla nè a concluderla, ma fu lui a soffiare sui venti di guerra, pare anche mentendo - vecchio vizio, eh? - alla nazione e al mondo.
A parte ciò, non fu forse un presidente americano peggiore di tanti altri, ma per noi era l'imperialismo: non viscido come quello che sarebbe seguito, quel Richard Nixon dello scandalo Watergate, ma quanto ad antipatia non scherzava neanche Johnson.
E' con un senso di soddisfa postuma, quindi, che leggo nel curioso e vagamente assurdo "La Quercia. Storia sociale di un albero" che Johnson era il cognome che si dava ai bambini che, concepiti nella notte di San Giovanni, non avevano quello del padre.
La notte di San Giovanni era, dappertutto nel mondo cristiano, la notte della trasgressione, in primo luogo sessuale. Nei campi e nei boschi i riti di fertilità arrivavano direttamente da quelli pagani del solstizio d'estate, e vennero mantenuti così almeno fino ai primi del '900. Le nascite erano ovvie e i bambini venivano chiamati "figli di Giovanni". Un modo gentile per dire bastardi.
E noi, sia chiaro, non abbiamo nulla contro i bastardi: ma, insomma, su Lyndon B. Johnson avevamo ragione.


Colonna silenziosa: "La Quercia. Storia sociale di un albero“ William Bryant Logan, Bollati Boringheri.
Oltre alla notizia di interesse generazionale, qui dentro potrete trovare: qual è il sapore della gelatina di ghiande e il suo valore nutritivo (altissimo, se lo scoprono le aziende che producono i sostituivi del pasto...), la faticosa trasformazione delle ghiande in farina, alcune ricette per mangiare le ghiande - un pila alta un metro di strati di ghiande, salmone, cacciagione,
posta sulle braci tutta notte, pies. - cosa faceva l'uomo con le querce (tutto), perchè le prime civiltà lavoravano assai meno di noi e stavano meglio... e sono solo a metà.

lunedì, settembre 15, 2008

MA LO SAPETE

o sfigati comune-tary, nonchè altri lettori soprattutto locali, che alla coop vi danno aggratis una lampadina a risparmio e due riduttori di flusso per l'acqua? una+ due in cambio di un questionario con nome e cognome, andando in coppia sono due + quattro e forse facendo un giro e tornando ce ne escono anche tre+ sei. I riduttori di flusso in esubero poi si regalano, insistendo molto sul dovere di utilizzarli. 
Insomma, rifatevi il parco lampadine: chè a me queste manovre un po'assolutiste mi lasciano sempre perplessa, ma il risparmio energetico è innegabile.
E, a proposito, se in rete trovate un allarme su quanto fanno male le radiazioni delle lampade a risparmio, sappiate che ho dato un controllata veloce e la notizia non pare attendibile: non ho trovato traccia della ricerca svizzera a cui i dati sono riferiti e la fonte pare solo una, sballottata qua e là sempre uguale. Insomma, salvo smentite io non me ne preoccuperei, prima che invece lo facciate.

domenica, settembre 14, 2008

UN ALTRO. ED E' MORTO


Come si diceva con l'Amicadelcuore, i fatti sono ormai incommentabili. Li si legge con grande tristezza, e rabbia, e paura. Ci si angoscia ogni volta di più, e poi?
Come già scritto nel post precedente, proteste e indignazioni sono destinate ad infrangersi in un muro di ovattato silenzio - e ogni volta spero che un miracolo faccia sì che lo si possa superare - mentre "le menti migliori" della nostra generazione sono impegnate in
operazioni sempre più suicide non a caso sostenute anche da media che di "rivoluzionario" hanno ben poco.

E se da questo schifo qualcosa di buono potesse venirne fuori, io spero che sia un'aumentata capacità di ragionamento politico da parte di molti bravissimi compagni - e, anche, di molte bravissime persone: che, non sembri presunzione o spocchia, ma questa atmosfera da preventennio non ci sarebbe stata con una maggioranza diversa, e fors'anche con la stessa maggioranza ma un diverso equlibrio tra le forze.
Può essere vero che i partiti sono tutti uguali e fanno/hanno fatto/farebbero tutti le stesse cose: ma il problema è quasi sempre la vulgata, l'interpretazione che di quelle cose viene data ( non senza grandi incorraggiamenti, che il doppio messaggio è ormai la regola) da chi cerca sostegno.

Chè il razzismo e la "giustizia"- fai-da-te serpeggiano, e come no, anche tra le fila della sinistra, non solo moderata o ormai-non-più-sinistra, e può darsi benissimo che ci sia una cultura del pestaggio anche tra i borgatari che si richiamano al Che: ma quando gli episodi si moltiplicano la notizia non è più l'evento in sè, ma il clima di impunità che più eventi di uno stesso tipo evidenziano.
E che nessun lettore di questo blog si sognerebbe, immagino, di considerare cosa a sè stante rispetto al clima politico creato e incoraggiato da questo governo, da questa strafottente maggioranza.
Certo, non è la riflessione a posteriori in quanto tale che interessa, nè tanmeno l'ennesima edizione di quel gico così amato dalla sinistra per cui, gira e rigira, è sempre colpa nostra di tutto: quello che è fatto è fatto, bon. Ma prendere atto delle conseguenze per sviluppare linee di pensiero che ci rendano meno vittime di troppo facili semplificazioni ecco, secondo me è doveroso minimo.

mercoledì, settembre 10, 2008

MENOMALE


perchè a volte si ha l'impressione di essere ancora più soli di quanto si è, soprattutto quando sono persone che fino a ieri sapevi senza alcun dubbio essere dalla tua parte a essere vittime (?)  delle prese per il culo di questo governo e del burattinaio capo. 
Così, questo pezzo di Curzio Maltese sul "Venerdì" della settimana scorsa , che pure non cambierà nulla neanche lui così come non cambiano nulla la mia delusione privata e il mio incazzo politico, serve almeno a confortarmi. ma, dal momento che dice cose che ormai pochi dicono, ne passo un po' anche a chi non legge il Venerdì.


"Il modo in cui il governo ha finto di risolvere i primi problemi, l'emergenza rifiuti e il caso Alitalia lascia pochissime speranze sul futuro del Paese. Silvio Berlusconi ha preso per i fondelli gli italiani con successo e senza alcuna seria opposizione.
A Napoli e in Campania i rifiuti non sono "spariti" ma sono stati nascosti sotto il tappeto. Le testimonianze dei cittadini campani, inviati ai blog o ai giornali, sono migliaia. In compenso il governo ha fatto sparire le tv, gli inviati dei media, perfino i contestatori. (...) E i contestatori, le manifestazioni di massa che per un anno hanno contrastato qualsiasi decisione del governo di centrosinistra? Spariti. Chissà, forse erano davvero organizzate dalla camorra, come sostenevano le questure. In luglio,  a manifestare contro l'inceneritore di Acerra c'erano quattro gatti,. capeggiati da Alex Zanotelli. 
Non fosse pere una lettera di Zanotelli, il problema rifiuti sarebbe sparito anche dal mitico blog di Grillo. Per un anno e mezzo, la durata esatta del governo Prodi, il blog del nostro Savonarola ha martellato sui rifiuti ogni giorno. Da quattro mesi, neppure una parola."

Ecco, per qualcuno saranno discorsi scontati, specialmente la prima parte: ma la tivvù, le tivvù, stanno facendo il loro sporco lavoro e se provate a parlare in giro della questione dei rifiuti vi accorgerete che un sacco di gente ci crede, che davvero siano spariti.
Il 27 settembre ci sarà lo Jatevenne Day, vogliamo fare una scommessa su quanto la notizia verrà diffusa?

Quanto al sublime beppegrillo, la rabbia è che un sacco di brava gente non trova ragioni per dargli torto - come del resto succede a qualsiasi bravo demagogo, chè il trucco è proprio prendersela con bersagli facili - e ora che per il guru urlante il governo non è più un obiettivo degno di nota le battaglie si giocano in casa, contro la giunta genovese. Che, dice il guru, non cura abbastanza le periferie, tanto che sempre il guru, lui in persona (o ancora una volta in maxi-schermo?) andrà al Cep ad organizzare l'alternativa alla notte bianca. Di modo che gli abitanti del Cep si sentano ancor più vessati e sfigati e possano indignarsi collettivamente. E poi, domani è un altro giorno
Che lungi da me voler difendere la giunta, ma se tanti bravi democratici si chiedessero perchè gli obiettivi del beppegrillo sono così labili e mutevoli, ecco, forse si farebbe qualche battaglia cretina in meno. Che già non è che si abbondi di forze, neh? 

sabato, settembre 06, 2008

PUNTO!




C'è una singolare diatriba, che mi vede opposta nel mondo virtuale al gipunto e nel mondo reale all'Amicodelcuore: il nodo del contendere è pro svizzera o versus svizzera, ci si diverte così. Io sono pro, per antica discendenza di spalloni nonchè per affinità di lago e montagne piuttosto che di mare e sassi, e loro ferocemente versus.
Così mi tocca riportare dal rinnovato Diario (compratelo, a proposito: è già morto una volta e ora fenicemente risorto bellino quasi come prima, l'unico giornale che ragiona) questa notizia:
"La strega continuerà a vivere come simbolo e come stimolo a stare in guardia contro l'ingiustizia": è
quanto ha dichiarato il Parlamento cantonale dei grigioni nel riabilitare Ann Goldi, l'ultima strega ad essere stata giustiziata in Svizzera, nel 1782, e decapitata. E ciò nonostante - un punto per gli svizzeri, neh? - le proteste contro la riabilitazione della Chiesa cantonale, del resto autrice della condanna di 226 anni fa.



Colonna silenziosa, che un po' c'è e più spesso non c'è:
Il provinciale - Giorgio Bocca - Feltrinelli:
metteteci che non amo le ricostruzioni biografiche e men che meno autobiografiche.
metteteci però che in questi ultimi tempi Bocca mi sembra, pur nella sua non eccelsa simpatia neppure da scritto, una delle poche voci lucide di questo Paese. Forse per questo speravo di trovare, ne Il provinciale, un quadro parziale ma pur interessante di un settantina d'anni, che pochi non sono. Invece Bocca si comporta come un entomologo, il suo essere negli avvenimenti fa sì che li racconti attraverso la sua personalissima ( e spesso egocentricissima) lente: e poco importa se il pungiglione di cui racconta i dettagli appartenga all'utile ape o alla perniciosa zanzara anofele: come succede a molti giornalisti, in parte comprensibilmente, il punto principale è "io c'ero". ma che ce ne frega, a noi?
Mi ero poi dimenticata quanto può essere irritante l'uomo: essì che negli anni '70 lo sapevo benissimo. Qui dentro ritrovo la stessa spocchia e lo stesso tranciar giudizi: che mi possono piacere nella rubrica del Venerdì dove lo spazio è poco, ma che in un libro ti vien da dirgli "prima di stamparlo pensaci due volte, neh?"
Infine, e non least, il libro è del '91 e contiene, fra le altre cose stradatate, un giudizio bonario su berlusconi che Bocca stesso non condivide più, e molto anticomunismo che a vederlo adesso è proprio sparar sulla croce rossa: va bene che i soldi fan comodo a chiunque, ma ristamparlo (nel 2007) che senso può avere?

La fine dello stato - Eric J. Hobsbawn - Rizzoli:
Tanto poco sensato mi pare ristampare Bocca, tanto invece approvo questa scarna raccolta di conferenze e saggettini del grande storico, che menomale che c'è ancora lui a leggere in modo intelligente quegli aspetti della realtà ormai coperti da una spessa nebbia di banali stupidità. In poco più di 100 paginette, riesce a farci realizzare non solo che "la democrazia" non è la forma migliore di governo in assoluto, ma quando e perchè può non esserlo, quali sono le ragioni (alcune delle, almeno) dietro lo scatafascio di ciò che siano abituati a pensare come "Stato" , per arrivare, attraverso argomentazioni semplici ed evidenti, a farci riflettere sull'inutilità dei soldati per le strade e sul fatto che oggi gli Stati diano il più ampio rilievo possibile alle tentate o riuscite azioni terroristiche, al contrario di quanto successe negli anni '70 con i vari terrorismi nazionali. Il librino è uno di quelli che aprono la mente e ci inducono a guardare le cose da nuove angolazioni, che per 10 euri non è affatto male. Raccomandato a tutti.

martedì, settembre 02, 2008


Così, solo perchè mi sembrano sufficientemente arguti e veritieri, un po' di paradossi sul tema "libri e letteratura":

- Se suona come una pagina scritta, la riscrivo. (Elmore Leonard)
-Letteratura: proclamare di fronte a tutti quello che uno sta bene attento a nascondere alla sua cerchia più prossima (Jean Rostand)
- Ci vuole un bel po' di buon senso per scrivere del buon nonsense (Mark Twain)
- Il romanziere dice a parole ciò che non può essere detto a parole (Ursula K. Le Guin)
- La buona letteratura di fantasia è fatta di ciò che è reale (Ralph Eleison)
- E' coi sentimenti nobili che si scrive la pessima letteratura (Andrè Gide)
- Io adoro essere uno scrittore. Quello che odio è il lavoro burocratico (Peter De Vries)
- Un movimento letterario consiste in cinque o sei persone che vivono nella stessa città e si odiano cordialmente (George Moore)
- Ovunque vada, mi chiedono se penso che le università soffochino gli scrittori. La mia opinione è che non ne soffocano abbastanza. C'è più di un best-seller che poteva essere evitato da un buon insegnante (Flannery O' Connol)


Da "Ossimori, paradossi e altre perle di saggezza", Mardy Grothe, ed Orme