venerdì, ottobre 28, 2011

AUGURI PER LA NESSIE

Guarda il numero... e indovina dov'è :-)

lunedì, ottobre 17, 2011

MILIONI DI DANNI

Da ore sfrecciano davanti al mio balcone, tanto bassi che posso vedere disegni e scritte, due Canadair, avanti e indietro dal mare. Uno piccolo e uno grande, chè si sa quali sono le ampie possibilità dei nostri potenti mezzi anti incendio.
Prima o poi riusciranno ugualmente a spegnere il fuoco, che arde là dietro, sul versante della collina che io non vedo da qui. Prima o poi. E non ci sarà nessuno ad andare in giro con telecamera e commenti, nessuno a quantificare quanti alberi sono morti, quanto ossigeno ci è stato sottratto, quanto questo Stato pagliaccio spende a furia di meschini tagli e conseguenti danni.
È qualunquismo,a il mio? Non so. Ma, sinceramente, se devo davvero scandalizzarmi, mi scandalizzo di più per un albero che per una vetrina. E forse sarebbe anche ora di considerare gli alberi soggetti politici, senza nulla togliere alle considerazioni che si possono fare su Roma e dintorni.

sabato, ottobre 15, 2011

TRICOT

"Lavorare a maglia mi ha salvato la vita": e se è vero che la frase è di Virginia Woolf - anche se ovviamente non mi ricordo dove si trova, o quando l'ho letta - chi sono io per non provare?
C'è, è vero, il piccolo particolare che io non sono capace di lavorare a maglia: ma ciò mi ha spinto a inventare i Copertazzi, tanta coperta e poco arazzo. 

Funzionano mettendo insieme, con cuciture mooolto a vista, ritagli di vecchi maglioni di vera lana - ma può essere un pezzo di cappotto, di pantalone estroso, di sciarpa sberluscica  - di cui una buona parte abbia un ricordo impigliato dentro. Un ricordo quasi sempre vago, un'impressione. 
E poi qua e là, più sopra che dentro, si cuciono altri ricordi più decorativi o buffi: un pezzo di nastro, una coccarda che era della nonna, un fiore di stoffa  degli anni '50, un lungo arabesco ricavato da una manica ricamata. 
Be', ecco, il concetto è tutto qui: il resto è lavoro, e pazienza. E, quando l'umore è giusto, relax. 

Ovviamente i Copertazzi sono doni, e bisogna accertarsi prima che incontrino i gusti del ricevente, che deve essere pronto ad accogliere un manufatto... be', diciamo bizzarro. Ma finora, data soprattutto la lunghezza della realizzazione, i destinatari sono le figlie, perciò si può contare su una certa qual sintonia, neh?
 
Non hanno pretesa- sempre i Copertazzi, non le figlie - nonostante nome e spiega che finge di essere importante, di apparire opere d'arte. 
Però abbracciano e scaldano.

giovedì, ottobre 13, 2011

DI INCANTEVOLI APRILI E PESSIMI AUTUNNI

 
Be', sì, oggi è stato un abbastanza buon-giorno, dove abbastanza è già parecchio. Ho chiacchierato piacevolmente con ben due amiche, fatto un giretto nel verde della Rocca, mi sono opportunamente ma sinceramente dimenticata di fare un paio di cose che non avevo voglia di fare e ne ho fatto un altro piccolo paio che avevo forzatamente rimandato. E, per chiudere in bellezza, ho visto  "Un incantevole aprile", un gradevolissima "commedia" - così viene definito il genere di film che piace a me, anche se poi comprende un po' di tutto, compresi film che non vedrei mai - tratta dal libro omonimo di Elizabeth Von Arnim. Ma cominciare una riflessione su libro, autrice, film all'una e mezza di notte non è sano, no.

Allora, invece, rubo la riflessione - su un tema completamente diverso - a un amico di blog: che mi ha colpito non tanto perchè sia particolarmente originale (anche se pare che in questo periodo più le cose sono ovvie e lampanti, meno se ne parla, come se ci fosse un tabù), ma perchè forse a noi, quaggiù nel triangolo industriale, non capita spesso di parlare di fabbriche come di "entità vere", o vive. Lo scrivo ben sapendo che Fincantierei è in lotta, ma addentrarmi renderebbero il tutto troppo per l'ora e le mie forse. Così, nonostante Fincantieri, direi che siamo abituati da tempo all'idea che le fabbriche possano chiudere, e infatti molte hanno già chiuso da anni e anni, ben prima di questa crisi. Quelle poche rimaste o sono troppo grandi o sono troppo piccole. 
Ciò che dice il pezzettino di post che riporto, dalla punta ben più pasciuta del triangolo, mi dà invece un'idea attuale, e triste, di quello che dev'essere la crisi: una specie di moria inarrestabile, di cui si fa il possibile e l'impossibile per far dimenticare che ci sono dei responsabili. Naturalmente, il post dice anche altro, prima e dopo, ma il resto andate a leggerlo al suo posto, come si deve, e qui sotto il pezzo rubato - Giuliano, potevo?

"(...) l’intero gruppo dirigente della Lega Nord che inneggia alla secessione, spiegando che il Sud è una zavorra e che il Nord da solo ha un PIL meraviglioso. Non so quanto durerà questo stato di felicità e benessere: qui intorno a me, tra Como e Varese, in questi ultimi dieci anni ho visto soltanto chiudere le fabbriche, mai riaprirle. Fabbriche che sono andate a produrre in Romania, in Croazia, in Egitto, nella Repubblica Ceca, in Cina (le industrie della seta ormai fanno tutto direttamente in Cina, qui la seta non si lavora quasi più), qui non torneranno mai più, e chissà chi le ha portate all’estero, queste Ditte. Forse qualche evento soprannaturale, forse gli extraterrestri, chissà. (...)"



mercoledì, ottobre 12, 2011

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Ecco, sono ai domiciliari ancora per un po', credo. 
E d'altra parte, chissà, magari domani potrebbe essere una giornata senzacapra, fussechefusse. 
Insomma, prima o poi torno, neh?

mercoledì, ottobre 05, 2011

AUTO-AIUTO

Lo so che non è bello, lo so che non è fine, lo so che è troppo facile e nessuno sta infierendo. Ma, dato sì che in questi giorni allo specchio mi vedo come un criceto - non far sporgere gli incisivi! - o un bel maialino da latte pronto per il forno - via da quella mela rossa! - o un uovo di Pasqua - cosa fai con quella fascia sui capelli? - grazie all'azione dei farmaci, lasciatemi essere banale. Questa donna ha portato in giro questa faccia per tutta la vita, anche a prescindere dal matrimonio tardivo che ora fa notizia: non so se merita ammirazione o biasimo,  ma certamente un'occhiata alle sue foto potrà confortarmi quando mi guardo e mi dico "ma come faccio a uscire con questa faccia qui?"





sabato, ottobre 01, 2011

MAMMUTH GIALLI E MAMMUTH E BASTA.


Vado in libreria - che, sia detto fra le lineette, è diventata scomodissima, con libri sulle scale, negli angoli, da girargli tutt'intorno. immagino che lo scopo sia quello di far fare fitness all'unica categoria rimasta sedentaria, quella dei lettori, e di distrarre quelli che ancora non lo sono finchè non si ritrovano ipnoticamente con almeno un libro alla cassa - e non trovo più nulla, grazie a un tipo di classificazione e presentazione che ancora non capisco. Tanarda io, non mi addentro. 

Ma sta di fatto che anche quando li guardo, questi libri messi in un ordine che non capisco, trovo: i noir, che aborro e aborrisco, in numero di tanti; i gialli, che mi piacciono solo sceltissimi e datati, in numero di tanti e non granchè scelti; i romanzi a sfondo storico, a volte noir o gialli a sfondo storico, in genere ripetitivi e assolutamente commerciali; i romanzi assolutamente commerciali. 
E le ristampe astute, sempre di più. "Vacanze matte", un romanzetto carino che esalta insieme lo spirito pioneristico americano e il valore non tanto della cultura quanto del saper applicare ciò che si legge, viene in questi giorni lanciato come "Novità". Peccato sia del '59 (ne hanno fatto anche un film con Elvis Presley) e che nessuno lo dica al potenziale lettore, dacchè forse anche il senso cambia un poco, no? 
Altrettanto dicasi per un divertente libro horror di Christopher Moore, uscito quasi vent'anni fa, che si chiamava "La commedia degli orrori", che avevo letto con gusto.
Dopo parecchio tempo passato senza alcuna notizia, da qualche anno escono altri libri di un autore con lo stesso nome: ne comprai un paio, sperando che mi piacessero quanto mi era piaciuto il primo, all'epoca. Invece no, peccato, e ne avevo dedotto che l'autore non fosse lo stesso. 
Errore, è sempre lui -  finchè è stato alle Hawaii, ci dice Wiki fra le righe, non ha combinato un tubazzo, poi è tornato nei produttivi USA -  e secondo me l'intervallo non gli ha fatto tanto bene, ma forse è un parere personale che risente dei miei gusti very slow. 
In ogni caso, anche "La commedia degli orrori" è ora in libreria come "Novità", con un titolo diverso: ma perchè, santi numi? Fino a poco tempo fa, presentare le prime opere passate inosservate di un autore che nel frattempo è diventato più noto era buona cosa anche per l'editore. Magari adesso, fra cocoprò e le fughe di cervelli verso gli agriturismi e i readings nessuno si ricorda più cosa si è fatto in anni antichi come il 1995, pies, e tutti si esaltano per aver trovato un tesoro rimasto sepolto, chissà...

Ma, soprattutto, in libreria trovo romanzi che parlano di malattie, lutti,  rimpianti e disordine e tragedie improvvise: non che siano tutti negativi nel loro senso complessivo, anzi, ma se uno di questi non è l'elemento centrale si può star sicuri che è almeno il controcanto. 
E' giusto così: la generazione che ora scrive e pubblica si è raccontata in molti modi, accavallandosi a quella dell'ottimismo per diventare quella della rivendicazione - rabbiosa, incazzata, spesso tragica, ma quanto viva! e imprevedibile, bizzarra, divertente... - e, se fosse andata come nelle epoche passate, a quest'ora sarebbe più o meno uscita di scena. 
Invece siamo tutti qui, con la testa piena di progetti, la voglia di lavorare - come sentirsi esclusi da quel mondo là fuori per mettersi a fare i nonni, ammesso che qualcuno faccia ancora bambini? - ma con i nostri acciacchi fisici e psichici, e quelli degli amici, e quelli del mondo se lo sguardo è appena più largo. E anche quelle sono esperienze, sono emozioni, sono pensieri che girano per la testa e per la penna, realtà che non si può fare a meno di trasformare in racconto.
Tutto ovvio, e giusto, così dev'essere: che ha da fare, d' altro, uno scrittore?

Ma io, ecco, arrivo a metà e scopro che in quel libro il malato lo avevano nascoto a pag. 132, e non ho voglia di continuare, di sapere cosa gli succede, di com-patire con lui. E se invece l'ecologista che gli muore la figlia sotto gli occhi mentre sta difendendo gli alberi (non l'hanno ancora scritto questo? me mi pare di sì, ma in ogni caso arriverà) arriva solo a pag.198, ecco, mi basta il sospetto che possa andare così.. e anzi, mi basta che dabbano difendere gli alberi. Perchè finchè si può agire ci si indigna e ci si incazza, altrimenti rimane lo sconforto di questo mondo così pronto a cambiare (mille segnali lo dicono) e così drammaticamente costretto a diventare invece sempre peggio. E potrei fare altri esempi, ma sono sicura che i miei personali grandi lettori hanno capito.

Quello che manca sono un bel paio di scrittori seriali, sì, ma umoristici: l'umorismo è ormai televisivo, e io ne sono tagliata fuori per scelta e abitudine. Non disdegnerei neppure la chick-lit  (se guardate il link, non date retta alla bestilità di Jane Austen come antenata del genere) , ma come orientarsi fra le molto irritanti, le abbastanza irritanti e le fortunate eccezioni?

Così, biblioteca comunale a parte da cui spero sempre che escano tesori finora me ignoti, ho pensato che tanto vale la mia libreria. Che è plurale, e comprende un sacco di bei titoli. E anche di roba che, finchè non provo a rileggerla, non posso neanche chiedermi "ma perchè l'ho tenuta?". E di romanzi che erano di moda trent'anni fa e ora forse sono quasi classici, o lo saranno. E di cult, con il gusto tutto privato di averli scoperti prima che lo diventassero. 
Insomma, perchè non mettere un bel "Novità" mentale su molte copertine e rileggere ciò che già ho, invece di farmelo rifilare con un altro titolo?

Quindi, se e quando le forze mi reggeranno, potrete leggere qui sopra - un trailer, cari lettori, questo post è il trailer più lungo del mondo - recensioni di libri usciti prima del 2000, ma che dico, prima del 1980, anzichè, addirittura prima del 1960. E ce n'è anche rifasciati con la carta blu, che daterei verso gli inizi del '900. 
Perchè - doppio trailer, cari lettori ! - da queste parti ai blogger di Blogger  si è unito un Mammuth Giallo che parla di film senza nessuno scrupolo, e mi fa sentire autorizzata a fare altrettanto con i libri. 
Qualche anticipazione? Elizabeth Von Armin, Georgette Heyer, magari Yehoshua... ( be', non fidatevi ciecamente. oppure ricordatemele).

TONTI E RITONTI

 Ne ho già postato una di queste animazioni realizzate da un tv intelligente - non la nostra, of course - basate su musica e testi altrettanto. Questa è la versione della famosa storiella internazionale "... la prossima volta farò così..." , ma solo dopo mi è venuto in mente che poteva esserci un riferimento personale. 
Vale per tanti, però: chi, potendo, non tornerebbe indietro a cambiare qualcosa, o magari anche tutto? Il mio inconscio è assolto per manifesta banalità, dunque. Tanto più che il Tonto Perico - leggete il testo - ne esce più che bene, direi. 
E soprattutto i bambinofili, ma anche tutti gli altri se hanno  bisogno di tre minuti di delicatezza, posono godersi su Youtube  le molte altre animazioni cantate: sono realizzate con materiali diversi  (carta, paglia, stoffa...) e sono una più bella dell'altra.

 


testo, che si è un po' pasticciato nel copincolla - chi vuol correggere, nel caso?

l tonto perico tenia una jarra

un saquito roto y
 una gran chupalla .

su madre le dice anda a buscar agua

y el tonto perico la hecho en la chupalla.

perico le dice la mama enojada

tenias que haberla hechado en la jarra

ahhhh

traeme la harina pa amasar el pan 
porque 
luego llega con hambre papa

y el tonto perico por no hacerlo mal la hecha en la jarra 
que estaba mojada
la harina en la jarra
grita 
la mama asi no
me sirve porque esta empapa

ahhh

traeme porotos y que no se caigan y en el
 saco roto perico los carga 
aqui 
se los traigo dice a la mama 
y cuando abre el saco ven que ya no hay na 

esto es misterioso dice el buen perico

pero si esta roto la mama da un grito

ahhh

pero piensa y piensa el tonto perico

yo soy habiloso y hasta soy muy rico

porque aunque me digan el tonto perico

yo tengo mi jarra mi saquito roto y mi gran
 chupalla...