mercoledì, ottobre 31, 2007

IL MIO NICK



Cose che capitano, abbiate pazienza. E buon Halloween a tutti.

lunedì, ottobre 29, 2007

UN ALTRO MITO CHE CROLLA


E in onore del Festival della Scienza e soprattutto dei suoi animatori, passati e presenti, si va oggi a sfatare la diceria secondo cui "ogni scarrafone è bello a mmamma sua".
Infatti, " Gli scarafaggi non ricevono nessun tipo di attenzione dai genitori. Appena nati vengono lasciati soli ad arrangiarsi."
Fonte: "Perchè i panda fanno la verticale - e altri fatti curiosi sugli animali" di Augustus Brown, ed. Salani.

domenica, ottobre 28, 2007

AUGURI, AUGURI!!!!!!!

AUGURI !!!!
Grafica con effetti glitter di Myspace




manca qualcosa, in questo sobrio bigliettino? Ah, sì:
BUON COMPLEANNO, NESSIE!

giovedì, ottobre 25, 2007

KING KONG REPORTER

con il consenso dell'interessato, ecco la prima mossa della
Campagna a Favore della Stupidità nei Blog

BUONE IDEE D'AUTUNNO


Ricevo e rilancio, chè mi sembra una cosa bellina. non so ancora se ci andrò, magari fra una roba e l'altra del Festival della Scienza: ma se c'è qualcuno che ha voglia di farci un salto, sentiamoci.

Sabato 27 ottobre dalle ore 10 alle 18 nel cortile della Biblioteca Berio si svolgerà il Mercatino di San Frumenzio: esposizione dei libri donati alla Biblioteca Berio e messi a disposizione gratuita dei lettori. La manifestazione, organizzata dal Sistema Bibliotecario Urbano di Genova, è la conclusione della seconda edizione di “Ottobre, piovono i libri“ (campagna per la promozione della lettura promossa dall’Istituto del Libro). Durante la giornata si potranno visionare le centinaia di libri esposti - presenti anche alcune rarità editoriali - e scegliere gratuitamente il titolo preferito. Si potrà anche partecipare o assistere ai “reader's corner” dove verranno effettuate letture sul tema dell’autunno in italiano, in genovese e in diverse lingue. Tra la scelta e lo scambio di un libro (potete portarne anche voi!) e l'ascolto di una lettura ci sarà la possibilità di una piacevole pausa gastronomica: la cuoca Franca del BerioCafè preparerà polentine con salamini, gorgonzola, funghi e salsiccia, il tradizionale castagnaccio, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino rosso. Nel tardo pomeriggio cioccolata con panna per concludere la giornata con un tocco di dolcezza sfiziosa. Il costo per un piatto di polentine incluso un bicchiere di vino sarà di soli 5 euro. Per informazioni telefonare allo 010.57.05.416

CI SFUGGONO DI MANO?


Lancio questa piccola provocazione pur in assenza - piucchegiustificata - dell'amicae. , che saprebbe trarne il massimo. Che noi tutti sappiamo di tutti che ognuno c'ha i suoi motivi, e scrivere il blog non può diventare nè un serio impegno nè tanmeno un dovere da avere in uggia: ma, anche a prescindere da più o meno contingenti motivazioni, è un po' che ho l'impressione che i nostri blog (s) stiano diventando troppo intelligenti per noi. E, come succede quando si pensa di trovarsi di fronte a tipi molto intelligenti, ci si lascia intimidire, e si tace. Poi, è vero, la comune-ty si incrocia ugualmente, alla bella festa per la laurea del chimico (evviva, evviva! ) al pub o all'upim a comprare calzini e tutta una roba che ci vogliamo bene gira per l'aere anche senza il web, come del resto è sempre stato. Ma ciò non toglie che la comune-ty sia anche i blog, e che sia tristino la mattina, due mattine, sette mattine, cliccare su un blog della comune-ty, due, sette, e trovarli tutti non aggiornati.
Allora mi sono chiesta, appunto: ma non è che siamo stati così bravi, finora, da aver finito per fregarci da soli? A furia di dibattiti, riflessioni, notizione serie e ponderate e
sacrosante indignazioni, forse abbiamo perso di vista quello che dovrebbe essere il vero sfizio del blog, quella comunicazione di notiziole e piccoli fatti - non necessariamente autobiografici, ma che rivelano comunque qualcosa su chi li scrive - per cui non serve avere molto tempo o la testa del tutto sgombra, basta la voglia di "farsi vivi" e mantenere un filo. Non solo nella e per la comune-ty , ma anche per quei lettori - uno, due, sette - di cui lo sciaini ci rivela l'esistenza e a volte l'assiduità: mi rendo conto, è deformazione professionale, preoccuparsi di tre lettori nella nebbia del web, ma credo che anche per loro sarebbe bello se la comune-ty tornasse a una primigenia leggerezza, quella che permette alle persone intelligenti di fare gli stupidi senza farsene un cruccio. E corigeme se sbaglio, neh?

mercoledì, ottobre 24, 2007

E' LA STAMPA, BELLEZZA?


Pagavo qualcosa con carta di credito, mi hanno chiesto un documento - genova, of course, e non immaginate che stessi comprando uno yacht, è solo che qui si usa così anche per trenta euro - e, frugando nella mia bustina, il primo che ho trovato è stato il mio tesserino da giornalista pubblicista. Lacero e contuso, come lo si potrebbe definire dopo ventisette anni di permanenza nelle mie borse, i suoi bollini annuali appiccicati in ogni angolino disponibile, è un tesserino che appare decisamente vissuto: anche se, in realtà, il titolare - c'est moi - non fa più davvero il giornalista da un sacco di tempo. Certo, articoli ne ho scritti e ne scrivo ancora, ma "fare il giornalista" è altra cosa: ma sempre più spesso mi chiedo chi è rimasto, a "fare il giornalista".
Chè l'esser troppo criticoni a me non piace, in nulla e su nulla, eppure in virtù del mio tesserino oltre che della mia coscienza di normale cittadino spesso mi indigno.
Per esempio, mi indigno quando, come in questi giorni, la notizia degli incendi in California viene dato come un problema che riguarda le ville dei vip. Migliaia di alberi stanno bruciando, un sacco di case sono state evacuate, Schwarzy ha chiesto aiuto a chiunque perchè le fiamme non si riescono a domare e qual è la notizia? che anche le ville di un paio di attori sono state fatte evacuare.

Capisco il fascino del gossip. Capisco perfino la piccola malignità del "cicca cicca" ai potenti e ai fortunati, quando sembra che la sfiga colpisca anche loro.
Ma non capisco, e appunto mi ci indigno, chi non fa due più due e non arriva a un concetto di "notizia" un po' meno terra terra, un po' meno superficiale e scontato. E' passato pochissimo tempo dagli incendi che hanno colpito e devastato il sud dell'Italia e la Grecia: ora il fenomeno si ripresenta analogo negli Usa, nonostante una probabile disponibilità di più ampi mezzi di soccorso. A me, da lettore, piacerebbe che qualcuno analizzasse il fenomeno, tracciasse o smentisse collegamenti, sentisse magari qualcuno che ne capisce più di me e più di chi scrive il pezzo. O, perfino, mi piacerebbe che anche solo qualcuno mi facesse notare che migliaia di alberi che vanno in fumo in tutto il mondo sono un vero disastro, in tempi di riscaldamento globale, e che la notizia si discosta dal folclore di stagione per diventare significativa, per riguardare tutti noi molto più di quanto possa sembrare a prima vista.

Purtroppo non è così: chè a Malibu le star sono preoccupate, vuoi mettere?
Non è che "fare il giornalista" sia mai stato davvero quel gran mestiere che un'ampia mitizzazione suggerisce: ma oggi appare comunque davvero triste e limitato.

martedì, ottobre 23, 2007

THE DAY AFTER

Ecco, dirò la verità e nient'altro che la verità: il mio momento personale non è propizio alle riflessioni lucide e intelligenti - chè, pur evitando scaramanticamente di definire il periodo, va comunque detto che da quindici giorni quindici non un grammo di nicotina è entrato nel mio organismo - epperò forse sono in compagnia di chi si lancia in polemiche a posteriori.
Quando direi che un unico dato è emerso limpido dalla manìf - per quel poco che è emerso, vista la crisi di governo che si profila sui ricatti mastelliani, altro che "cose di sinistra"... - ed è stata la sincera gioia di chi non ha partecipato. Su motivazioni personali o politiche, su distinguo non da poco - come dice
Sullo nell'articolo segnalato dalla talpa - o su riluttanze di fondo, su diffidenze ataviche o su nuove incertezze, chi non è andato sperava comunque che la manìf andasse bene e non prestasse il fianco a strumentalizzazioni, e così è stato davvero.
Bene.
Qualcuno, non mi ricordo più dove, prima del 20 ottobre, ventilava un'ipotesi di "forum" della sinistra, come modello di strategia: pur senza sapere di preciso cosa intendesse, io credo che sarebbe una buona idea. Chè, fra le altre cose, il 20 ottobre ha messo in luce ciò che, dal G8 in poi, è andato crescendo e variengandosi e assumendo fisionomie diverse: quelli che genericamente si definivano "i movimenti" e che grosso modo facevano comunque capo a grandi istanze vicine "per definizione" alla sinistra, sempre di più vanno scomponendosi in obiettivi o percorsi precisi, che escludono altro. E che non hanno fra le loro priorità la collocazione a sinistra.
Così, accanto ai notav e ai vicentini che non sono andati a roma, ci sono gli esponenti di altre battaglie locali che invece erano presenti sulla base di motivazioni più o meno condivisibili, come dice appunto Sullo, che non erano "l'appartenenza" alla sinistra. E se alle battaglie locali potremmo, volendo, rimproverare un'ottica ristretta (ma nessuno vuole, chè non è facile pensare qualsiasi cosa, in merito), non si può negare che la definizione di "sinistra" sia riduttiva e non corretta anche per molte componenti che nel movimento finora si riconoscono pur senza accettare presupposti marxisti, ma che potrebbero essere emarginati da una politica troppo orientata allo schieramento, al contarsi, al definirsi.

La manìf del 20 ottobre voleva essere proprio un segnale di accoglimento di queste "nuove istanze", come si sarebbe detto in sessantottese, e da questo punto di vista forse non è del tutto riuscita, proprio perchè le perplessità erano tante, e non tutte uniformate al republikit-pensiero, anzi.
Ma, per quello che è riuscita, e non si può negare che un segnale di complessità e di voglia l'abbia dato, io credo che avrà davvero un senso se riuscirà ad essere un primo momento in cui provare a superare prima di tutto proprio l'incomunicabilità di cui parla la nessie. Prima di tutto parlandosi, organizzando cose, scambiandosi idee e provando a metterle in pratica: una specie di grande forum permanente, che riunisca quelli già esistenti (le varie "reti", ad esempio, ma i festival, i locali, gli esperimenti, le notizie) a cui la sinistra potrebbe dare ospitalità in più maniere. E fors'anche un contributo in termini di valori sociali che a me, non facente parte della generazione Simpson, non pare disprezzabile: chè il rischio che la destra, da quella più bieca a quella più soft, riesca a strumentalizzare tante giuste battaglie, sostituendo la parola "mio" alla parola "nostro", non è un rischio da poco.

venerdì, ottobre 19, 2007

SORRISOZ


Ci sono volte che mi distraggo, e pezzi di cronaca mi scappan via di qua e là. Dev'essere successo così con la sinistra pesante, definizione che altri usano con disinvoltura e invece io scopro più o meno ora, solo per trovarla buffa e vagamente inquietante. Magari è che mi ricorda "l'acqua pesante", una roba che nella mia infanzia riassumeva - per i bambini portati a farsi surplus di angosce e di sapere, chè gli altri se ne fottevano proprio - l'incubo nucleare, nel senso della bomba, che c'era anche un film che era un po' come "I cannoni di Navarone" ma invece era "Gli eroi di Telemark".
Reminescenze a parte, però, guardatevi il filmato qui : secondo me, una sinistra "leggera" è meglio assai.


Colonna silenziosa:
Ho letto: Il piacere sottile della pioggia, Alexander Mc Call Smith. Non un grande scrittore, ma un buon narratore che mischia interessanti spunti e riflessioni di etica a vicende a sfondo giallino. La sua serie migliore è quella che vede protagonista Precious Ramotswe, una detective "di corporatura tradizionale" del Botswana, mentre la serie a cui appartiene questa volume è più voluta, quasi l'autore - professore di diritto ad Edimburgo - si diverta meno a scriverla. Protagonista è la detective-filosofa Isabel Dalhousie, che vive in Scozia come il suo autore, e ci si può divertire nel constatare quanti dilemmi morali pone la nostra vita quotidiana, a volerli vedere come fa Isabel. Però "Il piacere ecc." è anche il più brutto della serie, va via un po' scontato senza che il lato giallo riesca ad essere poco più che un pretesto.

Ho riletto: Una donna segreta, Lilian Helman
Il libro più strano e meno politico di questa coraggiosa donna, compagna dello scrittore di gialli Dashiell Hammet, e compagna in assoluto. Perseguitata insieme ad Hammet dal maccartismo, non rinunciò mai alle proprie idee: è suo il libro- il titolo è Pentimento - da cui fu tratto il film "Julia", con Jane Fonda e una straordinaria Vanessa Redgrave nella parte dell'amica antifascista massacrata dai nazi, una roba che stringe il cuore assai. "Una donna segreta" è un volumetto tardo e strano, che parla di una persona che forse c'era e forse no: sembra piuttosto insensato, ma in meno di cento pagine riesce a concentrare una quantità impressionante di non-detto che colpisce allo stomaco, senza che se ne capisca il perchè. O, almeno, io non l'ho capito, ma questo è stato l'effetto.

giovedì, ottobre 18, 2007

' AMO DELIBBERATO


dopo tormentosa lotta fra opposte posizioni e impulsi, l'assemblea interna a me stessa ha deciso che a Roma non andrà.
per motivi personali più che politici, come si è detto, ma anche perchè a ciliegina sulla torta sono arrivati commenti ed esortazioni affinchè la manìf del 20 ottobre diventi davvero il "lancio" della "sinistra pesante". E l'ho riletto due volte, ma dice pesante e non "pensante", chè mi sarebbe piaciuto di più.
Allora, nella fumosità che contraddistingue ormai anche la sinistra pesante, si parla di tesseramenti, di "nuova creatura unitaria e plurale della sinistra" che dovrebbero spuntare fuori dalla manìf, quasi non aspettasse altro e non ci fosse bisogno d'altro.
In questa visione i Verdi, che in questo momento dovrebbero rappresentare almeno il punto di riferimento per la battaglia più urgente di tutte, annaspano: chè mai hanno deciso di essere rossi, figuriamoci più a sinistra della sinistra. Ma ciò sembra non contare granchè: la "sinistra unitaria" s'ha da fare, anche se un bel pezzo se n'è già andato e non è detto che fosse tanto più a destra di chi invece è rimasto di qua - parlando di persone, s'intende. E anche se "l'unità" rischia di tagliar fuori soggetti che finora si identificano con la sinistra pur non condividendo tutto quanto.
Sono riflessioni a caldo, certo, e non sono contraria per principio a un più forte partito della sinistra, anche se in verità mi sa tutto di dejà vu: ma, che volete, io se mi fanno sentire obbligata a fare qualcosa, cambiandomi le carte in tavola all'ultimo minuto, ecco che già mi passa tutta la voglia. E, come si sa, non era tanta neanche prima.
Però, auguri a chi ci va: spero sia bella, divertente, colorata e magari perfino utile, chè sarei felice di aver avuto torto.

martedì, ottobre 16, 2007

REALITY BEAUTY

sta girando per mail e non dice niente di nuovo, ma seguire la trasformazione passo passo è comunque istruttivo:

IN ZONA CESARINI

Ultime tessere, quasi fuori tempo massimo.
- mi sono astenuta dal leggere, sentire e seguire le primarie del PD, per quanto possibile a un umano: tutta presa dalle mie personali lotte, ne ho saputo davvero poco e potrei dire una cazzata. Che è questa: la mia impressione è che il "trionfale" risultato delle primarie abbia tagliato le gambe alla manìf del 20. Più di quanto già non nascesse monca e un po' storpia: con i soliti tre milioni che siamo sempre noi, quelli di Cofferati-com'era-un-tempo, più qualcosina che pare aver davvero guadagnato, Prodi ha legittimato di sguincio tutto il suo governo. E adesso può dire, con Veltroni: "Ora riforme subito". E se le riforme non sono proprio quelle che piacciono a noi - ma qualcuna anche sì - a questo punto si preme comunque sull'accelleratore. E la nota trionfale è difficile venga disturbata dalla manìf: come me quando parlo dei push-up, è fin troppo facile pensare che dietro motivazioni pur sensate ci sia almeno un pochino di invidia. E io so che non ce n'è, ma mi è un po' difficile convincere gli altri.

Perciò non si tratta solo degli abitanti di Betelgeuse, che come dice il lemming pulitico
potrebbero anche non capire che si manifesta non contro il governo ma per il governo- lewis
carrol andrebbe in brodo di giuggiole - ma anche di potenziale crisi di identità: chi siamo, o noi sinistra più sinistra? a chi ci richiamiamo, ora che gli altri sembrano tutti contenti, e fra loro c'è anche una bella fetta di quella sana base che schifo non ci fa? andiamo là per fare la prima sortita del Partito Preso di Sinistra (PPdS), altrimenti detto Cosa Rossa?

- A leggere adesioni e motivazioni nelle pagine dell'appello per la manìf si stringe un po' il cuore: tanta bella gente, tante cose giuste, tanta voglia sincera di farsi sentire. Ma, per tutti i numi, anche i monaci birmani sono stimabili, però non possiamo plaudire la loro strategia di opporsi ai blindati a piedi nudi, mi pare. tanto più che guarda com'è (già) finita.

- Rossanda, con cui ho tensioni - senza che lei ne abbia il minimo sospetto, nè potrebbe fregargliene di meno - da circa trent'anni, nel suo fondo di qualche giorno fa pare darmi ragione :-) su un bel po' di cose, dalla critica a chi casca dalle nuvole se il governo non è un governo di sinistra rossa e pura, al rimarcare - e questa è la tessera che ci interessa - che la manifestazione del 20 ottobre è pur buona e giusta, ma finisce lì, chè non ha alcun contenuto concreto e praticabile da offrire come sbocco. Quella di Rossanda è anche autocritica, chè dice "perfino noi Manifesto, in mancanza di meglio, avremmo dovuto avanzare proposte concrete finchè c'era tempo e modo per farlo": se vi siete persi l'articolo, leggetelo che merita.
Perchè secondo me perfino Rossanda non arriva da nessuna parte, in fondo: salvo dire cose giustissime di ciò che si potrebbe fare ma, in effetti, non si fa. Non a caso il titolo del pezzo è "Note antipatiche".
E confesso che, forse obnubilata dai miei casini, in fondo non ho mica capito se Rossanda sostiene o no la manìf, anche se è ovvio che schierarsi contro non può.

-
Nonostante tutto ciò, visto che la manìf è comunque ormai un dato, può anche essere che a qualcosa serva: non credo a orientare le politiche del governo, ma può essere che negli equilibrissimi della compagine governativa sia opportuno ricordare che c'è anche la "sinistra vera".
- Ma, diciamolo, la verità è che è tanto che non facciamo una bella manìf, e ne abbiamo nostalgia perchè non c'è modo migliore di contarsi e di raccattare un po' di speranza, di ottimismo e di allegria: e se fossimo più sinceri a questo proposito, la prossima volta, evitando ogni trappola?

Perciò, di una cosa sono sicura, ormai:
se deciderò di andare, non sarà solo per motivi politici. a meno di non considerare che il privato è politico.
se deciderò di non andare, non sarà solo per motivi politici. e in questo caso, il privato non sarà tanto politico, magari più che altro sfigatiello.
E prolungo ancora un po' la mia zona cesarini...

domenica, ottobre 14, 2007

NULLA SFUGGE


... giusto per tornare indietro di un dibattito, la comune-ty è quella cosa che se uno, dopo sei giorni che non fuma, arriva nel bel mezzo della pausa-sigaretta, le sigarette si consumano da sole. e nessuno più si alza per un'altra pausa. allora, non si può fare i ricopioni e svenevolare or su quello or su questo blog, ma almeno dire che le robe carine - queste e parecchie altre - si sono notate tutte, ecco, questo sì.

venerdì, ottobre 12, 2007

L'ARGOMENTO PRINCIPE


... nel dibattito "20 ottobre sì, 20 ottobre no": chè si può anche essere per il no, politicamente parlando, ma.... rinunciare allo scambio delle figu?????

lunedì, ottobre 08, 2007

INTERVALLO


oggi niente tessere, che varie malure hanno variamente afflitto me e il KGgB, rendendoci un po' inerti quanto a idee e ragionamenti.
Però posto il programma del Circolo Zenzero, che mi è arrivato per mail: ovviamente, può interessare solo chi vive qui, ma so anche che molte sono le diffidenze della comune-ty verso il Circolo, abbastanza comprensibilmente ma non del tutto giustamente.
Lo Zenzero è nato dall'unione di due "vecchi circoli resistenti" , il Città Futura nato da ex-militanti pci e sensibile ai temi nuovi come l'ambiente e l'informatica, e il Baghdad Cafè di antica ispirazione femminista. Con scelta discussa e anche sofferta, hanno deciso quest'anno di fondersi e trasferirsi, anche sperando di riuscire, con questa scelta, a coinvolgere e interessare altre persone.
Non sto dicendo che sia er mejo der mejo: ma
il programma mi pare buono e ricco di buone intenzioni e buone idee, nonchè della fatica di comprendere i diversi motivi e spinte e desideri che agitano la "sinistra di base" (si può ancora dir così?) oggi. E lo posto come uno dei tanti esempi possibili di odierne Case del Popolo: senza troppe illusioni, ma con tanta voglia di fare, e anche di capire e far capire.


Zenzero

Via Torti 35

PROGRAMMA DI OTTOBRE

Lunedì 8
ore 20.45 Cena del Torneo di cucina
Martedì 9
Energia risparmiamola e risparmiamo
17.30 Benessere termico: stare al caldo senza riscaldare l’Ambiente – Andrea Podestà (Rete Lilliput)
18.00 Le agevolazioni ed i contributi per gli interventi sugli impianti - Maria Fabianelli (Responsabile ARE - Agenzia Regionale per l’Energia)

Giovedì 11
ore 16 Corso di buracco
Stiamo al verde
ore 21Mario Calbi: L’uso alimentare delle piante e dei fiori
Venerdi 12
ore20.30 CENA DELLA ZUCCA!!! (prenotare!!)
Sabato 13
ore 9 Passeggiata a Sant’Ilario alla ricerca di piante per la cucina
L'appuntamento è davanti alla chiesa di S. Ilario alle 9
Chi avesse problemi di trasporto è pregato di contattarci

Lunedi 15
ore 19 Coro
Martedi 16
Energia risparmiamola e risparmiamo
17.30 Acqua calda dal sole: dalla teoria al montaggio - Tommaso Gamaleri (Ingegneria Senza Frontiere)
ore20,30 Inizia il CORSO DI TEATRO
Mercoledì 17
ore 21 Le ruta de lo “ zenzero” un progetto presentato da Cristina della Comunità di S. Benedetto
Giovedì 18
ore 16 Corso di buracco
ore 18 Incontro di presentazione della campagna “Liberi da OGM”
ore20.45 Cena del Torneo di cucina
Venerdì 19
ore21 ROBERTO BALLERINI in Concerto
Roberto ci offre le sue canzoni e dice di sé “sono nato nell’odore del carbone e del petrolio in un posto marchiato a fuoco dai segni del lavoro, dove il mare era reso inaccessibile da un imponente schieramento di macchine, treni, muri e torri di cemento e acciaio; dove si poteva solo sognare di andar via per reinventarsi magnanimi e cosmopoliti”
Lunedì 22
ore 19 Coro
Martedì 23
Energia risparmiamola e risparmiamo
17.30 L’alternativa elettrica: dalla lampada alla centrale - Omar Marcenaro (Ingegneria Senza Frontiere)
18.00 Liberizzazioni: dove sta l’interesse del cittadino? – Pietro Raitano (redazione “AltrEconomia”)
Ore 20,30 Corso di Teatro
Ore 21 Circolo di studio su “Decrescita felice”
Mercoledì 24
ore 18 Davide Castaldelli presenta “Ricreando
Corsi di ri-uso artistico e creativo
Giovedì 25
ore 16 Corso di buracco
ore20.45 Cena del Torneo di cucina
Venerdi 26
ore 16.30 Presentazione del libro di Paola De Ferrari “Salva con nome”
L’archivio di Alessandra Mecozzi è il frutto della cura appassionata che Paola ha dedicato ai documenti raccolti e conservati da Alessandra Mecozzi che sarà presente all’incontro.
Lunedì 29
ore 19 Coro
Martedì 30
Energia risparmiamola e risparmiamo
ore 17.30 I buoni esempi: incontro con Emilio Molinari e con la sua casa etica ed efficiente!
Ore 20.30 Corso di teatro
Mercoledì 31
ore20,30 Parliamo dei sem terra incontro con frate Gilvander Luis Moreira, prof. Delze dos Santos Laureano, Emilio Molinari, presidente del Comitato Italiano del Contratto Mondiale per l'Acqua.

venerdì, ottobre 05, 2007

TESSERE 3


La senora Rosa Guadalupe, di cui ognuno può indovinare il paese d'origine, che mi aiuta in casa, alla mia osservazione - non particolarmente intelligente, lo so: ma viene qui da poco e siamo entrambe timide, si cercava solo di fare conoscenza con un discorso fra madri - che il lavoro è poco per tutti, mi ha guardato di sotto in su e molto discretamente ha osservato: "Mio marito lavora in fonderia. Dice che lì non c'è neppure un italiano."
Anche per il lavoro di Rosa, su una dozzina di candidate una sola era italiana.

Fonderia, se la conosci la eviti. O, almeno, fai il possibile per evitarla ai tuoi figli. Giusto, sacrosanto.
Come non criticavo l'acquisto o il possesso di una casa, ma mi limitavo a sottolineare un dato, così non mi sogno di sostenere ragionamenti a pera come quello che gli italiani, o i ragazzi, dovrebbero cercarsi un lavoro in fonderia, chè lì si trova. Ma un dato di fatto è che ormai quando si parla di "trovar lavoro" e soprattutto di non trovarlo, ci si riferisce ai lavori intellettuali. Chè, per quanto possa far sorridere, anche un precarissimo del collsenter o della televendita fa un lavoro "intellettuale".

Un lavoro che non produce, come insegna il barbuto doc, plusvalore. E, pur semplificando all'eccesso, credo che si debba ammettere che la teoria marxista sta in piedi perchè ipotizza la gestione "diretta" della produzione da parte di chi la fa, e la redistribuzione equa del plusvalore, cioè del reddito che se ne ricava.
Quanto alla pratica, sappiamo com'è andata, e una storia vera e non di parte (di una e dell'altra) su quanto e come c'è stato di boicottaggio e di errori non è ancora stata scritta. Ma un altro fatto è che oggi Paesi come la Cina e la Birmania possano vomitevolmente chiamarsi "socialisti" mentre ripercorrono le pagine più buie del capitalismo, togliendoci ancora un po' di speranza e di sicurezza.

Tornando qui, i lavoratori intellettuali sono sempre stati visti con diffidenza e con sempre fin troppo sospetto dalla sinistra, che non ha mai saputo bene come considerarli. In tempi non lontani, venne inventato "l'intellettuale organico alle masse" per dire uno che stava dalla parte giusta e, in linea di massima, cercava perfino di farsi capire da tutti: ma questi erano i "veri" intellettuali, i professori, i filosofi, gli artisti. Per gli altri, i cosiddetti "colletti bianchi"un ruolo nella rivoluzione - e perfino nella semplice militanza - non venne quasi mai definito.
Uno dei risultati di quel '68 e dintorni che ora sembra aver prodotto solo disillusioni ( e non è così), fu esattamente il portare gli studenti a fianco degli operai. E la cosa sembrava tanto strana, e così poco consona alle teorie e alle tradizioni della sinistra, che gli operai in realtà degli studenti non si fidarono mai. Nella mia generazione, i dileggi in piazza da parte degli operai sono un dato scontato, oggi ci si rivede in altre manìf con gli stessi che ci prendevano per il culo e vien voglia di dirgli "Vedi? sono ancora qui."
Però il fatto di esserci non risolve certo la contraddizione interna della sinistra, che oggi si trova a dover fare i conti con una base che dei "mezzi di produzione" non ha la più pallida idea. E che, però, giustamente e ovviamente, chiede gli stessi diritti che a suo tempo chiesero gli operai: salvo che se si fermava una macchina il danno era certo, diretto, visibile, se si ferma un call center, una vodaphone, un'agenzia... chi lo sa? chi ci perde? come incide sulla realtà? Si fa lo stesso, a volte a qualcosa serve soprattutto in termini di immagine delle aziende, ma viene a mancare quel presupposto che era essenziale anche individualmente. Chè il Cipputi, di fronte alle trattenute per lo sciopero, almeno in angolino si confortava con il giorno in cui il padrone non sarà più padrone, i padroni saremo noi. Noi, i lavoratori stessi, che continueremo a lavorare ma lo faremo per noi tutti: e in quel "noi tutti" c'era la fondamentale differenza tra destra e sinistra, quella che permette di distinguere gli interessi di classe dai propri interessi. E che spesso, anche fuori dal mito, ha fatto sì che i secondi fossero sacrificati ai primi. Chè non vogliamo mica raccontarci sul serio che una giornata da precario lascia meno tempo e meno energie di una giornata in fonderia, vero? E non vogliamo mica ignorare che prima dello Statuto dei Lavoratori - ecco, appunto, una conquista degli anni '70: e se man mano lo svuotano non significa che non sia una conquista fondamentale - non c'era bisogno di contratti a tempo per licenziare? E neanche di quella che ora si chiama "giusta causa"?

Nessuno può nè vuole difendere il precariato, che prima di tutto è strumento per attaccare i diritti di tutti, dei lavoratori come degli utenti dei servizi, di un democrazia più reale come di uno Stato che faccia il suo dovere. Ma io credo che, oltre questi ovvi aspetti, ci si debba anche riconoscere - per farci i conti - una difficoltà di collocazione sia individuale che collettiva. Perchè a me il marxismo piace ancora molto e trovo che ancora serva a spiegare molte cose, ma benchè il barbuto avesse previsto la degenerazione del capitalismo, che io sappia nè lui nè il seguace col pizzetto hanno indicato strade per una classe-non classe come quella che oggi si richiama alla sinistra. Anche ma non solo per questo, forse, la sinistra è sia individualmente che politicamente allo sbando, ed è inutile far finta di no. Perchè le "cose di sinistra" che chiediamo, anche quelle del 20 ottobre a parte i fumosi principi e forse l'Afghanistan, sono in verità riforme sociali che altri Stati più fortunati del nostro hanno già da tempo inglobato in politiche anche di destra. Sono un concetto di Stato che da noi non esiste in assoluto, non solo sul welfare, e che la sinistra dovrebbe superare, non rivendicare.
E io credo che alla sinistra e a questo governo stiamo anche chiedendo di aiutarci a superare, in modo magico, le nostre personali confusioni, i nostri dilemmi etici, il nostro senso che "tutto sia inutile": perchè non è così vero che Le Case del Popolo non ci siano più. Si chiamano in altri modi e fanno altre cose, ma di "esperimenti sociali" ce n'è in giro per così, e anche di iniziative davvero di sinistra: non molte, forse, ma per esempio la campagna di mobilitazione contro la privatizzazione dell'acqua
è davvero una lotta "di sinistra", che non ci schiera contro, ma accanto, al sud del mondo. E, che io sappia, non sta raccogliendo un grande impegno da tutti quelli, me compresa, che pure hanno un sincero desiderio di "cose di sinistra", nonostante sia, fra tante battaglie pur giuste, una di quelle in cui è ancora possibile ottenere risultati concreti: ma probabilmente non se a sbattersi sono in quattro.
E cosa, in fondo, cosa impedisce davvero alla comune-ty di organizzare una sera di dibattito sul 20 ottobre? Magari anche mica solo per noi, ma la casa per discutere non deve mica essere necessariamente del Popolo, no? Io stessa, però, non so se ne ho voglia. Chè anche per discutere, almeno di persona, bisogna riuscire a distinguere bene il personale dal politico: e non siamo più abituati a farlo, nè abbiamo punti di riferimento che ci aiutino a mantenere questa distanza. E questa sarà, credo, una prossima tessera.

Tre è il numero canonico, ormai, delle tessere del puzzle: ma ne mancano almeno altre tre
, così lo sapete, e neanche queste sono conclusioni, solo spunti.




TESSERE 2

Bello, eh, il poster sovietico del "mostro del capitalismo"?

A parte, eccomi alla vicenda del compagno Cachemire, che è una tessera importante. Perchè l'indignazione per il contratto a tempo, ancor più che per la cifra miserrima, è giusta, chè si vorrebbe che un partito di sinistra non si comportasse come il peggior collsenter. Sacrosanto, il post dell'amicae. sull'argomento.
Ma io mi chiedo, e me l'ero già chiesta in periodo di elezioni: ma da quando i partiti di sinistra pagano la gente per la campagna elettorale? O, pare, per la Festa dell'Unità? Che ci sono ancora un sacco di compagni seri che si giocano le ferie annuali allo stand della frittelle, ma appunto, pare che accanto ci sia anche una forma di monetizzazione (rimborso, compenso, chiamatelo come volete) per altri.
Mi scandalizzo? No, è tutta la stessa partita di cui la nessie nel suo post e, anzi, considerando che nei partiti di sinistra è tuttora in vigore l'usanza che chi occupa una qualsiasi carica elettiva nelle istituzioni versi un discreto tot del suo compenso al partito da cui proviene, ecco che tutto sommato "pagare i compagni" di base, quelli che si fanno il mazzo, potrebbe sembrarmi un gesto fin carino, una specie di redistribuzione. O perfino di un Mutuo Soccorso, forse un po' moralmente deviato, ma insomma.
Epperò, in quest'ottica allora mi tocca di deprecare il compagno Cachemire, che senza dubbio si sarà ben bene guadagnato il suo folle compenso, ma che non ha alcun diritto di ritenere che avrebbe dovuto continuare ad esserci. Che diamine, un partito non è un 'impresa, dove cominci da factotum e arrivi perfino a fare il centralinista! Cara grazia che ti hanno pagato, con contratto, per fare quello che prima facevi aggratis, no? Motivo di più per continuare a farlo gratis, sapendo che "quando è possibile" qualcosa arriva: ma tradizione vorrebbe che la sinistra - bordeaux, rossa, perfino rosina - fosse sostenuta dai soldi dei compagni nei momenti come le campagne elettorali, e non il contrario.

La Nessie dice: è il precariato, quello che ci frega. E, in assoluto, ha ragione. Il
precariato frega prima di tutto a livello mentale - chi si sente insicuro ha meno voglia, coraggio e possibilità di esporsi e impegnarsi - e, forse ancor più, ha frantumato quella che un tempo si chiamava "la forza-lavoro". Mille piccole imprese molto easy, con mille tipi di contratto ancor più easy: non ci sono più obiettivi comuni, lotte comuni, non c'è più neppure la concentrazione umana necessaria per pensare gli obiettivi e le lotte. E dove c'è ancora, ci lavorano solo gli immigrati: non necessariamente in nero e sfruttati, chè molte fabbriche (quelle che ci sono ancora), mettono in regola eccome, pur di avere qualcuno che ci lavori. Ma, per quanto in regola, finchè ti senti ospite di un altro paese è difficile che ti metti a far casino, anche ammettendo che tu capisca perchè e per cosa gli altri fanno casino.

Allora, diciamo la verità: a questa triste sinistra è venuta a mancare la base , quella vera, quella che usciva dalle fabbriche con quelle macchine enormi che mai ho capito cosa fossero davvero e le metteva di traverso nella piazza. Quella base lì non è più qui, è in Cina, in India, in Africa a lavorare per noi. Ma per loro non ci sarà un Marx - o meglio, non ci sarà quel Marx, e chissà chi arriverà al suo posto, e quando - che gli spiega cosa sta succedendo, perchè devono rimanere intrappolati in tremila a duemila metri di profondità in modo che la commessa dell'Upim o l'estetista possano comprarsi un altro braccialetto d'oro. Magari poi votando Rifonda, o chi per esso.

Ci piaccia o no - e sono sicura che non ci piace - siamo passati dall'altra parte. Chè l'idea di nessie è bellissima e ne apprezzo tutto lo spirito, assai assai, ma quando si chiedeva pane si accettava pane. Oggi, molti o addirittura quasi tutti (non nessie, no, che ha due genitori sciagurati) i precari hanno o avranno una casa di proprietà. E tutti noi, quando vediamo e diciamo che i soldi non bastano - ed è vero, nel nostro mondo - sappiamo benissimo che non è vero che non bastano per avere un tetto sopra la testa e due pasti al giorno. Quello che vogliamo dire è che non bastano per il di più, e ognuno ha la sua personale concezione del "di più": ma, potrebbe opinare una tuta blu che dall'alto del suo posto garantito contribuisce al Fondo Precari, hai proprio bisogno di quell'aperitivo, di quel viaggio, di quella maglietta? A me pare di no, e se mi pare di no perchè dovrei darti i soldi che servono a me per fare un viaggio, per bere un aperitivo, per cambiare la macchina che cade a pezzi?
"Che mangino brioche" non è più una boutade, si sta lottando per avere esattamente le brioches. E quelli a cui il pane arriva a mancare davvero - che sono i licenziati che non riescono più a reinserirsi nemmeno per pulire i cessi, i pensionati, gli immigrati - sono tutta gente che a Roma non verrà. Lottiamo anche per loro? Forse. Ma siamo sicuri che loro lo possano capire, quando in realtà ci guardiamo bene dal dipingere il muro di rosso chè sennò ci mancano i soldi per l'aperitivo?
Scusate il tono moralista, se vi urta avete ragione: urta anche me, quando questi discorsi me li faccio per me stessa. Ma è solo un'altra tesserina, abbiate pazienza ancora un po'.

E, ultima tessera, per concludere su una nota frivola: l'uomobarbuto e il KGgB hanno raccontato, a tavola, di aver visto oggi due donne (in momenti e luoghi diversi, come il signor Brando) con "le tette di fuori", ovvero talmente scollate che si vedevano i capezzoli. A prescindere da quanto il Signor Push-Up ringrazi questa moda che ci vuole tutte prosperose grazie alle ovattine e ai ferri che usavano già le nostre bisnonne - e pensare che sono passati trent'anni, non un due secoli, da quando i reggiseni si bruciavano in piazza - mi è venuto in mente che nel '700 uno degli ultimissimi guizzi della moda aristocratica furono i vestiti con la scollatura sotto il seno. Poi ci fu la Rivoluzione Francese. E le dame, ormai in vestiti molto più sobri, tutto quello che osavano sfoggiare era un nastrino rosso intorno al collo, in ricordo dei loro amici.
se tanto mi dà tanto...

giovedì, ottobre 04, 2007

TESSERINE

La mia proposta, come dico nel commento all'amicae.
è quella di chiamare il dibattito sul 20 ottobre "Puzzle mentale", rubando il titolo al brother
(e aspettando di vedere dove a parare il suo) con il proposito di mettere insieme un quadro collettivo non solo della manìf ma un po' di tutto questo momento. Ok, obiettivo presuntuoso, ma solo ilgrillo può fare la democrazia dal basso?
E, a proposito delgrillo, rilancio
l'intervento di Luttazzi sul suo blog dal blog della nessie perchè è chiaro, ben argomentato, intelligente e in qualche modo anche lui è una tesserina.
E sempre dal blog della nessie copio anche questo manifesto qua: ingranditelo e leggetelo. Linguaggio chiaro, obiettivi semplici. Confrontatelo con la lettera citata nel blog dell'amicae. Fine della tesserina. E se vien da pensare che anche il mondo era più semplice, ricordate che il manifesto dell'Udi è dell'immediato dopoguerra, in cui le cose non erano semplici affatto.

Seconda tesserina, l'appello per la manifestazione del 20 se la cava bene, nel confronto: anche lì gli obiettivi sono chiari, e ognuno può capire. Ma a chi si rivolge, quando dà per scontata l'opposizione (ma neanche proprio opposizione, neh? chè, diciamolo, a parte forse i valsusini e ci dicono non tutti, gli altri non sanno che pesci pigliare) al Tav, o la fattibilità del dire no alla base di Vicenza? o, ancora, "vedere una via d'uscita" dell'Afghanistan cosa significa? e l'opposizione allo scudo stellare? e le "misure che intacchino il potere del patriarcato" quali saranno? Ci assicura, l'appello, che tutto questo si può fare: e allora, perbacco, perchè non lo fanno? Chi lo deve fare? Se è la volontà dei cittadini che deve dare forza alla componente più sinistra del governo, bisogna crederci sul serio che l'imperturbabile Prodi si lascerà smuovere da questo? Si può sperarlo, ok, si può dare un segno.
Ma non sono sicura che la speranza sia un dovere, e come essere certi che i segni vengano capiti, e non usati? L'appello ci dice anche che "la politica deve tornare a essere "partecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva". Perciò cosa facciamo? Una bella manìf - che, è vero, ci mancano - e siamo convinti di aver partecipato, di essere stati protagonisti di un'iniziativa collettiva. Per un giorno.


Terza tesserina: il KGgB torna a casa e dice, di una sua amica che va in un'altra scuola: "La Lilli fa i gruppi di studio." "Che bello! - dico io - Ma ci puoi andare anche tu?" "... mmm, sono della parrocchia."

Cosa si diceva, delle iniziative collettive?

Altre tessere a seguire, of course.

lunedì, ottobre 01, 2007

QUESTO E' UN DIROTTAMENTO!

Che, a essere sincera, tutte quelle ricerche che il mio sciaini registra su come allontanare le tarme e pulire le ceramiche del servizio bello non mi danno mica fastidio, perchè no? Però, insomma, questo qui è il mio blog e ci finisce dentro un po' di tutto, così spesso mi immagino la neospusotta che cerca nervosamente consigli casalinghi e sbatte dentro il dibattito sulle centrali nucleari o le Ponderose Questioni della sinistra. Ecco, non credo che avrò guadagnato un lettore, perciò ho deciso di fare pulizia: i consigli per la vita sostenibile d'ora in poi saranno qui, su un blog che si chiama La Betonica (perchè si chiama così c'è scritto su).
Molta attenzione è data alle erbe, chè sono la cosa che in questo momento mi appassiona di più anche perchè c'è tutta la roba streghesca a contorno, ma non ci sarà solo quello: un po' genericamente, si può dire che tutto ciò che può costituire uno spunto di "vita alternativa" ci finirà dentro, e i contributi sono graditissimi. Mi piacerebbe che fossero anche gli omini della comune-ty, a scriverci su, anche perchè magari sanno e sanno fare cose che io no. Riutilizzo, non consumismo, bricolage, trucchi per non comprare, idee dell'ultim'ora che si rivelano geniali, modi di arrangiarsi, ricettine non proprio di cucina che sennò si invade il campo dell'amicae. a cui sono debitrice dell'idea del dirottamento.
Se la comune-ty è così gentile da farmi da tester, poi il nuovo blog prenderà il via, tirandosi dietro un codazzo di massaie o aspiranti tali, a cui sarò lieta di dare i consigli giusti. giusti a modo mio, si intende.

UN PREMIO MERITATO

Be', la cartolina che ha vinto il concorso indetto da mentelocale.it merita di essere ripresa, raramente si è visto qualcosa di peggio. Le altre finaliste, alcune notevoli, le trovate qui.

Colonna silenziosa:
Sto rileggendo: Barbara Pym, l'elenco completo dei romanzi è qui
Strana scrittrice, che nessuno si filò finchè, per caso, non fu indicata per due volte in una lista di
scrittori "più sottovalutati del secolo", compilata da altri scrittori e critici. Allora, e lei era già era in pensione, ebbe finalmente successo e da noi è tradotta per La Tartaruga. I suoi sono romanzi "collettivi" i cui personaggi sono spesso antropologi o ecclesiastici, più le donne che in realtà sono sempre le vere protagoniste. I suoi romanzi sembrano inconsistenti come le minuzie che vi vengono narrate - il tè forte o lo stramberia del nescafè, i litigi fra parrocchiani, le distrazioni delle mogli di vicari, gli amori dell'impiegata single, le cattiverie fra antropologi - ma secondo me lasciano la sensazione di aver chiacchierato con una persona intelligente e discreta. Di cui, quando è andata via, ci si chiede quanta malizia c'era nelle sue parole garbatamente, sottilmente, ironiche. Una lettura rilassante e curiosa.
Sto leggendo: " Eretici ed eresie medievali" di Grado Giovanni Merlo. Una sorta di bignami delle eresie - un centinaio di pagine in tutto - che non si addentra nelle questione teologiche nè in quelle sociali, e che suscita più curiosità di quelle che soddisfa. Tuttavia, non è scontato e riesce a essere preciso sia sui punti dottrinali che sul contesto storico e politico in cui maturò la decisione della Chiesa di bollare nuove dottrine come "eretiche".