domenica, aprile 20, 2008

COMPAGNI, SERRATE I CORDONI.


Con il ritorno della Talpa - ehi! - in veste di Bianconiglio ("sono in ritardo, sono in ritardo, non posso fermarmi!") non posso più esimermi dal completare lo streganocciolpensiero, ammesso che riesca a chiarirlo a me stessa.
In varie sfumature e gradi di partecipazione emotiva, la comune-ty che si esprime ha voglia di muover, se non di menar, le mani: questo dicono commenti e post, ma il problema - e non è da poco - è il come il chi e l'universo e tutto quanto.
E io, pur apprezzando assai lo spirito combattivo e autocritico al tempo stesso, pur essendo d'accordo con la politica "dell'ascolto e del parlo", pur pensando che qualcosa di meglio salterà fuori e non ci metterà neanche molto, credo che si debba andare oltre queste petizioni di principio. Anche se non sono affatto vuote: c'è chi menerà le mani in valle e chi ce la metterà tutta a ragionare e far ragionare, chi punterà sulla nuova generazione e chi coglierà ogni spunto per fare il suo come si deve e non come sarebbe conveniente.

Ma, ci si chiede un po' tutti, come andare oltre? Ecco, neanche le streghe hanno risposte magiche, però io credo siano percorribili due strade, non incompatibili fra loro se non nei termini del tempo che ognuno ha, sempre poco per definizione.
La prima è darsi alla militanza: mai come ora la necessità di gente che "prenda sul serio le cose" è stata grande, mai come ora nelle forze di sinistra e ambientaliste è stata avvertibile la necessità di sangue fresco, di voglie giovani - realmente e figuratamente - che non siano imbrigliate dentro la logica perdente dello scontro parlamentar/istituzionale.
L'amicae. propone l'iscrizione in massa ai Verdi e questa la casso, come casserei
qualunque altro partito: chè non ci credevo manco prima ai partiti, figuriamoci ora. E la discussione sul cambiare- le-cose-da-dentro ha una trentina d'anni o giù di lì e non pochi fra i compagni che oggi si sono/sono stati messi in discussione dal voto e dalla realtà sono esattamente quelli che avevano cercato di cambiare-le-cose-da-dentro.
Abbastanza diverso è il discorso per le associazioni ambientaliste o umanitarie: troppo spesso associate a confuse con il volontariato di stampo cattolico (chè comunque vede spazi stimabili che dovremmo stare attenti a non far massacrare), troppo e troppo spesso prese per il culo per un catastrofismo che ohinoi si sta rivelando corretto, troppo lasciate a sole a battersi per valori che sono anche della sinistra, le associazioni sono un ottimo spazio di militanza. Con molti distinguo, ovviamente, chè agli ardimentosi può piacere arrampicarsi sulle torri con Greenpeace e ai teneri di cuore andare nelle scuole a parlare di Emergency, ma lì spazio ce n'è un casino. E bisogno, appunto, ancora di più, senza contare che parecchi fanno anche belle cose.

L'altra strada è provare a combinare qualcosa insieme: noi che una volta eravamo definiti "cani sciolti", noi un po' riluttanti a troppa organizzazione, noi che questo gnek e quell'altro ni.
Noi della comune-ty, ad esempio, ma magari la riflessione per noi serve anche ad
altri. Chè noi fino a ieri ci si pensava al massimo in corteo quando che c'era il corteo da fare. E oggi sembra tragicamente evidente che il corteo non basta più (e, anzi, io sono ancor più critica, al riguardo) e non basta più neanche a noi, pare. Che nonostante tutto si cresce, e quando la vita si fa dura si cresce più in fretta e vien più facile capire che un po' di costanza probabilmente serve di più che molta eclatanza.
Di cose da fare ce n'è un sacco e una sporta, solo in italia rimaniamo tenacemente attaccati allo sciopero (anche quando ci tagliamo le vene da soli, vedi quelli dei mezzi pubblici), al corteo sempre e comunque, alla protesta "di massa" anche quando rischia di essere un boomerang e diventa sempre più difficile distinguere come, quando e perchè. In altri Paesi già da tempo si organizzano piccole azioni più costruttive che presentano forse altrettanti rischi ideologici, ma che in genere riscuotono almeno la simpatia e la comprensione di almeno un po' di quella gente che ora è portata a fare di ogni erba un fascio - e non è un gioco di parole divertente, lo so.

E allora che cosa, appunto, e come e quando? Mah, io credo che si possa/debba ri/cominciare dalla comune-ty: che in un paio d'anni si è espansa e consolidata, che sembra in grado di reggere tensioni ed assenze e accogliere altre presenze, vuoi ondivaghe vuoi più stabili.
E che ha avuto uno dei suoi momenti più di soddisfa, a mio parere, nelle iniziative in difesa della 194. E, sulle stesse cose, ha mostrato i suoi limiti: chè una comune-ty di affetti e simpatie non è un'organismo politico, si sa.
Ma se l'esigenza di fare politica - nell'accezione più ampia, più bella e meno consueta del termine - è presente nella comune-ty, io propongo di confrontarci ,
di parlarne. Di portare proposte, di provare prima di tutto su noi stessi quella "socialità" che il compagno pastore mette giustamente (ma forse un po' troppo evangelicamente per questa banda di ateacci) al primo posto: di costruire un po' più realmente e pur avvalendoci assai del virtuale, una "comunità" che cominci a mettere in atto pratiche di vita diverse. Niente di trascendentale, magari, ma il gruppino d'acquisto o la palestrainproprio o il baratto, tanto per dire varie cose finora solo tentate, hanno tre requisiti: sono dotate di "peso ideologico", possono tirar dentro altri "cani sciolti" e possono semplificare a noi la vita in modo da avere un po' più di tempo per altri impegni, magari più politicamente rilevanti. E questi altri "impegni più politicamente rilevanti" sono quelli che si possono decidere, prima di tutto fissando un paio di regole affinchè nessuno debba sentirsi l'unico-cretino-che... in niente, poi prendendoci un po' più sul serio di quanto non abbiamo fatto finora e contemporaneamente, non sembri in contraddizione, con un po' più di senso della misura, rispetto soprattutto alla nostra importanza. Che è grande, e grandemente relativa: chè imparare a camminare è fondamentale, ma imparare a camminare con gli altri è questione di scelta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ecco, è tutta la vita che quando sento "compagni, serrate i cordoni" mi viene in mente un ribaltamento: "cordoni, serrate i compagni".
Stavolta ho come la sensazione che il cordone, compagni, ce lo siamo serrati da soli, attorno al collo. Colpa di uolter e di republikit, certo. Ma colpa nostra no?

lastreganocciola ha detto...

chi dice di no? ma stare a colpevolizzarsi, oh come siamo scemi oh quante cose avremmo dovuto fare, serve a qualcosa? non da oggi la sinistra è in crisi, appunto, e mi pare che "ripensarsi e riprovarsi" possa essere un buon modo di fare la buona, vecchia Autocritica Nella Prassi.