domenica, novembre 14, 2010

ALL'INDIETRO E CON I TACCHI A SPILLO


Come nei diari e nella corrispondenza, "rimanere indietro" con il blog comporta il rischio di non andare più avanti. Che nello studio si può ricorrere alla tirata finale - mio amato escamotage - ma nella narrazione della vita fatti e misfatti, assenze e presenze si confondono tra loro, si accavallano e si pastrugnano nella memoria del periodo pur breve.  Basti allora dire che è stato talmente un buon periodo che si è mangiato perfino il tempo del blog, e con ciò si faccia pari e patta senza affatto sottovalutare l'importanza (e la gioia, e il sollievo) del buon periodo stesso. 

Difficile, a questo punto, scegliere l'argomento con cui spezzare il silenzio, ma ne approfitto per affrontare un tema apparentemente gratutito, quello dei tacchi. 
Tacchi delle scarpe, ovviamente, e ovviamente delle scarpe femminili (quelli maschili li lasciamo a penosi come tom cruise e l'appunto nano malefico) : protagonisti non solo della moda ma perfino di un'iniziativa benefica a favore di Save the Children, sono ormai onnipresenti. Li sopportano le donne che devono stare in piedi tutto il giorno, quelle che camminano su ciottoli sconnessi, quelle che stanno in giro tutto il dì: inutile dire, le scarpe coi tacchi sono affascinanti, quasi sempre belle e spesso molto belle, esteticamente parlando. Sono una tentazione prima ancora che un diktat della moda.  E così si vedono donne arrancare sbilenche, oscillare tremebonde, avanzare con passo nazi: chè i tacchi, si sa, bisogna saperli portare. 
Già, ma perchè? 

I tacchi furono inventati per damine e cavalieri, signore e signori che potevano usare portantine e servi e che raramente dovevano correre per prendere l'autobus; sopravvissero alla rivoluzione industriale diventando uno dei simboli della dipendenza economica della moglie borghese dal marito; furono, non a caso, uno dei must degli anni '50, quando bisognava convincere le donne a stare di nuovo a casa, dopo che la Guerra ne aveva richiesto il fondamentale contributo nel mondo del lavoro. Le "signore" non avrebbero mai portato una scarpa priva di tacco, fino agli anni '70: ma un bel tacco squadrato di tre o quattro centimenti per più che sufficiente per uscire con i bambini, per fare le compere, per andare dalle amiche. E, a casa, un bel paio di pantofole con una discretissima zeppina appena rialzata garantiva una postura un po' più naturale. La sera, ovviamente, era tutto un altro discorso: ma non è che si uscisse così spesso la sera, anzi.


Poi arrivarono gli anni '60 e poi il femminismo: e fu tutto un fiorire di cose belle ed estrose, ma anche comode, adatte alla vita che le donne scoprivano di poter e voler fare. I tacchi non furono demonizzatiì, a riprova del loro indiscutibile fascino, ma la scarpa piatta venne nobilitata, e diventò di uso comune.
Dagli zoccoli e i sandalini degli anni '70 al tacco dodici di oggi, per non parlare delle punitive shoes: la storia del costume non è priva di contraddizioni e così facilmente semplificabile, è vero, ma non si può non notare come tutto ciò che può rendere la vita scomoda alle donne in questi anni sia tornato di prepotenza. 
Tira su di qui e stringi di là, stai attenta alle unghie e togli tutti i peli, barcolla in giro e fai più ore che puoi in palestra. Marylin Monroe, con la sua pancetta e il suo ampio culo, rimane un sex-symbol: ma non si capisce più perchè.  
Stiamo tornando - o ci siamo già in pieno - a quella "dittatura della moda" che portò i medici del primo Novecento a scagliarsi contro i corsetti e i bustini che favorivano ogni tipo di malattia femminile, impedendo una corretta respirazione. Basta guardare le spalle e i fianchi delle ragazzine, innaturalmente stretti, per rendersi conto di come le donne siano state convinte, ancora una volta, ad essere nemiche di se stesse. Come da nota citazione "Le donne sanno fare tutto quello che fanno gli uomini, ma lo fanno all'indietro e coi tacchi a spillo": ma non c'è granchè da vantarsi, a ben riflettere.

L'industria del corpo è oggetto di molti studi e denunce, e non sarò io a cambiare le cose con questo sfogo bloggeristico, tanto più che non posso affernare di essere immune da tentazioni stupide e ancora più stupide angosce riguardo il mio aspetto. Ma quei passi sgraziati di tante donne che già faticano a tenere insieme i pezzi della loro vita senza doverlo fare per di più sui trampoli...be', che tristezza.

Nessun commento: