domenica, luglio 01, 2007

BORN IN U.S.A.


il KGgb sospira, ma infine acconsente, così ci guardiamo il "Nata ieri" nella versione originale di Cukor, anno domini 1950, con il giornalista che assomiglia a Clark Kent. Ma le cabine in cui entra sono tutti ascensori, così non esce mai col costumino, mentre lei, la 'gnuranta cruda che alla fine lui redime a furia di libri e retorica, sfoggia una serie di incredibilissimi vestiti tutti abbinati all'apposito cappello. Ed essendo che lei fa la mantenuta di un quasi-gangster, gli ambienti (uno, in verità, non si può dire che il film sia pieno d'azione e movimento) sono di lusso, e mi stupisco sempre di quanto sia lussuoso il lusso mmerigano degli anni '50. Bicchierini con la base d'argento, porte intarsiate, pigiami e vesti "da casa" d'alta sartoria... e, ok, lo so che è un film, ma non posso non pensare a ciò che ho letto nell'ultimo libro di Bill Bryson, che si intitola appunto "Vestivamo da superman". Bryson è autore di un paio di ghignosissimi racconti di viaggio ("Una passeggiata nei boschi" e "Un paese bruciato dal sole") che raccomando a chiunque voglia sentirsi confortato per i viaggi che quest'anno non farà, e di altri libri minori, ma in "Vestivamo da superman" racconta la sua infanzia a Des Moines, Illinois. E, dopo una grandiosa foto di una famiglia di quegli anni circondata dalle due tonnellate e mezzo di cibo che una tipica famiglia americana - di quattro persone, of course - consumava in un anno, e qualche convenevole, Bryson inizia così: "Non riesco a immaginare che sia mai esistito un tempo o un luogo più gratificante in cui essere vivi dell'America degli anni Cinquanta. Nessun paese aveva mai conosciuto tanta prosperità. Alla fine della guerra, gli Stati Uniti avevano fabbriche per un valore di ventisei miliardi di dollari che prima del conflitto non esistevano, centoquaranta miliardi di dollari di risparmi e obbligazioni di guerra che aspettavano di essere spesi, nessun danno da bombardamento e praticamente nessuna concorrenza." Nessun americano si sentiva in colpa per questo, tanto più che l'esercito americano era appena passato alla storia come il principale artefice della vittoria sul nazifascismo, e il governo americano si dimostrava generoso con il piano marshall. Così, il 90% delle famiglie americane poteva godersi in santa pace il suo frigorifero, e quasi altrettante famiglie anche la lavatrice, il telefono, il battitappeto e la cucina a gas o elettrica. Ignorando,come si viene a sapere da un altro bellissimo libro, ("84, Charing Cross Road", da cui è stato tratto il film - un po' meno bello) in perfetta buona fede e bontà d'animo, che per esempio in Inghilterra vigeva ancora il razionamento dei generi alimentari. senza parlare delle condizioni in cui erano la germania o l'italia.
Ovviamente, sarebbe sommamente sciocco dare giudizi morali retroattivi e fare una colpa al popolo americano di essersi goduto una prosperità che derivava da semplici leggi economiche, tanto più che effettivamente l'entrata in guerra degli Stati Uniti contribuì a sconfiggere il nazismo: ma il libro di Bryson, che tocca punte di critica vera e pesante solo quando parla degli esperimenti nucleari condotti con una leggerezza che fa venire i brividi e che immagino abbia una qualche parte nel proliferare attuale di malattie degenerative a carico della mia generazione, è una lettura piacevole proprio perchè lui traccia con leggerezza il quadro di una nazione felicemente benestante, al riparo da incubi e timori, primo fra tutti quello delal povertà. In cui ogni persona era circondata da oggetti che da noi arriveranno solo dieci o quindici anni dopo, e che in qualche caso qui sono appena arrivati.
E ciò rende, a mio parere, più facile capire perchè gli americani di oggi siano così convinti del loro diritto ad avere a loro disposizione tutte le risorse del mondo.
Eh, sì, caro Cukor, leggere è una gran cosa... anche se, chissà perchè, ma dopo aver letto, l'integerrimo giornalista che rifiuta la corruzione - be', l'ho detto che è Clark Kent travestito da se stesso, no? - ci sembra in qualche modo un po' meno stimabile, no? Chè perfino un inglese - per non parlare di italiani, sennò è facile - a sentirsi offrire centomila dollari ci faceva su un bel pensierino, nel 1950.

1 commento:

Anonimo ha detto...

lascio un commento (in stile Ema: "ehi, commento!") perchè questo è un testo bellissimo, e ti spiega la Mmmerica passata (passata?) e io sono contento di averlo letto e non trovo giusto che ci fosse scritto commenti zero, almeno adesso c'è commenti uno. se vi capita, amici, leggetelo che merita