martedì, ottobre 12, 2010

A PROPOSITO DI NOSTALGIA...



... per tempi di più semplice lettura:

Boris Efimov, Sept dangers, une seule réponse [Sette pericoli, una sola risposta], 1932.

lunedì, ottobre 11, 2010

UN RICCO PALAZZO



Da non molto, ho scoperto che l'arte contemporanea mi piace. Ancora di più mi piace quando mi fa ridere, cosa che è difficile succeda con l'arte figurativa di altre epoche. 
Oggi, perciò, la domenica si è aggiudicata il titolo di "buona domenica" (che raramente le domeniche conquistano) grazie alle mostre a Palazzo Ducale. 
Per esempio, grazie ad un'opera di cui non ho segnato il titolo preciso, che consiste in un grosso pacco allestito per la spedizione postale - chiuso, sigillato, con bolli e timbri e targhette - appeso vicino a una spiega che ci informa che è un pacco di alimentari spedito all'artista dalla sua mamma. "Peso 30 kg", c'è pure scritto. 
E avvicinandosi si può sentire, dall'interno del pacco, le voci della mamma che in dialetto mi pare barese discute con l'artista il  contenuto del pacco, e quindi la voce dell'impiegata dell'ufficio postale che informa sul ritardo nella consegna e così via fino alla lieta conclusione della vicenda. Lo so, detto così è come raccontare una gag, non fa ridere per niente: ma il bello dell'arte che fa ridere è proprio questo sorriso che non diventa risata ma rimane dentro, in una contentezza di mente.
Struggente e delicato, invce, nella stessa mostra dal  titolo bruttino di "Persona in meno", è il filmato "Cancan", mentre l'opera "Big mama" è di nuovo divertente assai, ma non vi dico come sennò vi rovino anche questa. 
Quando esci, persone gentili ti avvisano che accanto c'è anche la mostra fotografica, vuoi vedere anche quella? Sì, ovviamente, e anche quella merita: a me la Giuliana Traverso non mi è mai piaciuta granchè e le sue fotro mi sono parse un po' fuori tema, ma almeno un paio di scatti di Lanfranco Colombo uno se li porta via dentro gli occhi. 
Tutto questo però è stato dopo, perchè prima avevamo visto  "Meditazioni Mediterraneo", ricca di cose e suggestioni in cui i popoli del Mediterraneo si mischiano e si confondono fra loro. Bellissimi i bronzi nuragici, gli ex-voto, le sculturine di fecondità; belli i "trucchetti tecnologici" realizzati con schermi e sensori per farti sentire "dentro" i paesaggi geografici e umani (con azzeccati rimandi di favola nel tappeto che cambia secondo i tuoi passi per farti infine vorticare, se vuoi, in fondo a un catino di curcuma), interessanti le tre "cartoline finali" con filmati d'archivio che riportano alla preoccupante realtà attuale. 
Però bello più di tutto, nella sua semplicità, mi è sembrata la tavolozza di arti e mestieri, sei piccoli schermi su cui si alternano brevissimi e ben fatti filmati senza parole, in cui il sonoro è quello del mestiere stesso, in una fascinazione di gesti e di ritmi che davvero riescono a farci sentire parte di uno stesso popolo, casualmente diviso e unito da un mare.
C'erano ragazzi a visitare la mostra, neppure pochi: e guardandoli mi veniva da sperare che, usciti di lì, avessero qualche motivo e colore e suono e sentimento in più per "pensare la cosa giusta", cosa di questi tempi non così facile.

venerdì, ottobre 08, 2010

UN PASSERO DAVVERO SOLITARIO



Sul balcone è appena saltellato un passero. Non so per quale motivo questa specie, fino a pochissimo tempo fa così onnipresente da noi da essere chiamata "uccellini" per antonomasia, è sparita: non dappertutto, ma non solo qui. Ho letto un post al riguardo scritto in Toscana, e altri da altre zone. Immagino che abbia a che fare con i cambiamenti climatici, con gli habitat invasi da nuove specie forse (qui è pieno di pappagalli verdi, grandi e piccoli), ma non so di preciso.  
Da due giorni sembrano tornati: pochi e sparsi, ma per ora ci sono.

A rischio di sembrare svenevole, a me un mondo senza i passerotti mi pare ben triste: non solo perchè sono proprio quel che si dice "carino" - il loro saltellare, il volo rapido ma aggraziato, la curiosità con cui si guardano intorno quando si posano, le piume morbide a fare un ciuffetto quando c'è il vento, i colori discreti ma caldi - ma soprattutto per il loro canto. Per chi da una vita coltiva senza volerlo l'insonnia, il cinguettare dei passerotti è - era - il segnale della fine delle angosce, quelle che si nutrono di buio e di silenzio: anticipando la luce, sia pur di poco, quel canto, quel parlarsi melodico da un albero all'altro, quel sovrapporsi di cinguettii è sempre stato un richiamo alla vita, il segnale che la giornata è davanti a noi, e ci aspetta. Con quel suono nelle orecchie spesso mi addormentavo, pacificata, ancor prima di vedere al luce filtrare dalla tapparella: la giornata dei passeri comincia ben prima della nostra.


Ma il passero di oggi è il primo che vedo nell'anno, e i cinguettii che si sentono al mattino sono ben pochi in confronto al fragore gioioso che si scatenava fino a un paio di anni fa.

E nel Danubio ci sono i fanghi che uccidono ucciso, e le alluvioni... be', ogni città colpita sembra comportarsi come se il fenomeno fosse locale, e non lo è: tifoni, trombe d'aria, piogge monsoniche, frane sono ormai una realtà europea, che ha già messo in ginocchio città ben più ricche e organizzate dalla nostra. E se siamo fortunati non ci sarà solvente nell'Atlantico, ma il petrolio della Bp non si sa per quanto continuerà a fare danno.

Potrei continuare, con una lista di disastri ambientali che di giorno in giorno diventa non solo più lunga, ma soprattutto più diffusa e più fatalisticamente annunciata, nella consueta schizofrenia tra il catastrofismo delle notizie (che sennò, si sa, notizie non sono) e l'indifferenza visibile nella loro collocazione, nelle reazioni che (non) suscitano.

Questa notizia, per esempio, era in fondo al colonnino  delle


"notizie minori" di Republikit. Certo, che ci frega a noi del colibrì? Peccato che sia lui a mantenere verde il polmone verde del pianeta, già, e che sia a rischio di estinzione. Pessima idea quella di affidarsi all'Italia, ma tant'è, non è l' unico ospite prezioso di cui mettiamo a rischio la vita e la dignità.


Però. Però una fonte sicura come il KGgB ha riportato l'altro ieri una conversazione con una sua insegnante, elettrice di Berlusconi e conservatrice di sentimenti, ma nonostante ciò persona... be', diciamo "persona che ragiona". Ebbene, dopo la delusione e lo schifo che questa insegnante esprimeva per l'operato del governo, è poi emerso il fattore che lei giudicava più importante per dare il suo voto a qualcuno: i cambiamenti climatici, di cui nessuno parla e che nessuno mette in primo piano nella sua azione politica. "Non vado più a votare, ma se ci vado voglio qualcuno che faccia qualcosa per il clima."



Speriamo sia Vendola e non il berciante beppegrillo a raccogliere un voto del genere, ma a prescindere dal voto la frase mi è sembrata uno spiraglio di speranza: la forza delle idee e dei cambiamenti è una piramide rovesciata, e quando la base comincia ad allargarsi è buon segno.



(Scusate l'impaginazione demenziale degli ultimi post: anche il web non sfigge alla regola secondo cui se c'è qualcosa che va bene, viene cambiata e peggiorata: Blogger fa quello che vuole, e non è quello che vorrei io. Toccherà migrare.)

sabato, ottobre 02, 2010

RAGIONE E RAGIONAMENTO


Da Oviesse, gli altoparlanti sparavano musica araba. e la commessa ha riposto con disinvoltura, in italiano, a una domanda formulata in spagnolo. i ragazzini autistici non fanno più le giravolte sullo skate, ma gli equilibrismi sulla bici da cross. i pomodori quest'anno, nelle terre più vicine alla città non sono maturati, mi si dice; ma a Tortona la vendemmia si è sempre svolta in mezzo alla nebbia, e invece da una decina d'anni sembra una vacanza, dal sole che c'è. del resto, ieri era una giornata da inizio settembre e oggi da quasi novembre. le sculture non sono più di marmo e bronzo, ma neanche i libri sono più di carta. per non parlar dei vestiti, che ormai sono tutti di plastica (e chissà se riuscirò mai a capire come, con il petrolio che costa e scarseggia, risultano pur sempre più redditizi  i filati sintetici del cotone, della lana, del cuoio: cosa ne fanno, pies, della pelle dei bovini che, dicono, si mangiano ormai ovunque in quantità inimmaginabili? ma questo è un altro post). E comunque, la verdura adesso costa più di un pollo o di una fettina da supermercato. E l'odiato pantrito della mia infanzia è diventato una specialità da gourmet. 

Così,  non credo che ci sia proprio da stupirsi se c'è ormai tante genti che non ragiona con coerenza, come ci dice lanessie con divertenti e tristissimi esempi.  Credo che la coerenza sia proprio sparita dal mondo, in questi momento: in modo particolare qui da noi, ma non solo. 
 
Me mi fa impazzire una cosa, tanto per fare un esempio: ci hanno cassato le lampadine che facevano una luce decente, ci fanno sentire criminali se capita di lasciare aperto il frigo mentre si prende la padella, ci obbligano a fare i lavori domestici durante la notte (vi siete accorti che altrimenti pagate di più, sì, eh?), ci chiedono di trasportare periodicamente sacchi di vetro, di lattine, di carta, di plastica.
Tutte cose giuste. Stragiuste.
E poi c'è una fonte di energia totalmente gratis per il singolo e la collettività, che è il sole, e una sana abitudine  generalmente facile da praticare,  radicata negli usi nazionali e spesso immortalata in opere d'arte e depliant turistici: che è stendere il bucato all'aperto. E poi, ancora, c'è la crisi economica con le famiglie indebitate, e le bollette non sono certi la voce più lieve. 
Infatti,  cosa cercano di lanciare, con pubblicità insinuanti e promesse di benessere? L'asciugabiancheria. 
Ecco, lo so che non è peggio di tante altre cose, ma appunto: l'incoerenza è ormai stile e modello e norma. E incubo, già. 

Che di fronte a un mondo o a una persona che non riesce a trarre una logica conclusione neppure da ciò che lui stesso dice, di fronte a una superficialità così esaperata da diventare una sorta di handicap, davanti alla sicumera di chi vuole credere a menzogne per sentirsi nel giusto contrapponendole ad altre menzogne, non si sa più cosa fare. 
Che metodi, che armi, che incentivi usare? Ogni azione può avere risultati imprevisti, quando il filo non è più quello logico.

C'è sempre più gente, ci dice questa settimana il Venerdì di Repubblica, attratta dal modo di vivere degli Amish, la davvero affascinante setta che in America vive come nell'Ottocento. 
Certo che viene voglia di tornare indietro, quando tutto era (o così sembra a noi) più faticoso ma più semplice.   
Sottovalutare questo desiderio di semplicità a me pare il grande errore della sinistra, che cerca di ritagliarsi uno spazio e un ruolo adattandosi e confondendosi con un mondo che ormai è quasi tutto incoerente, contradditorio e impossibile, quindi, da gestire senza sottili distinguo e compromessi discutibili.

Ma d''altro canto: è bene che Oviesse diffonda musica araba? Certo che sì, è anche da questi cambiamenti della quotidianità che passa l'integrazione fra popoli diversi. Ma è bene anche se così cercano solo di conquistarsi altri consumatori? Eeeeeeh, be', ecco, il marketing, il consumismo, la povera gente che si svena per comprare tre tutine al bimbo invece di due, tre cellulari al posto di nessuno... 
E' bello, no, che i ragazzi rivalutino le bici? Ma se poi serve per consumare preziose risorse per fabbricare bici che verranno abbandonate nei box fra un anno? Eeeeeh, be', sempre meglio che un altro motorino, meglio che rimanere svaccati davanti alla tv, ma insomma, ecco, lo spreco, la moda...
Se non ragionare è facile, bisogna ammettere che ragionare sta diventando sempre più difficile.

Così, forse è per questo che trionfano gli integralismi, ma anche gli Amish e magari perfino Greenpeace: obiettivi chiari, semplici, definiti. 
Che le nostre vite, così brevi comunque, non sono fatte per farci stare dentro tutto quel sacco di cose che ci stiamo infilando:  per ottenere quel risultato non si può non sacrificare l'approfondimento, la riflessione, il ragionamento appena più complesso. 
E questa è una cosa che al Potere - per usare una definizione molto sessantottina ma ancora buona - piace un sacco.

A un certo punto ci sarà, io penso, una specie di ricetta per uscire da questa impasse: un po' come succede anche nelle storie d'amore (o di disamore), quando improvvisamente tutto ciò che sembrava irrisolvibile senza aggiungere casino al casino diventa chiaro, col suo prezzo e il suo vantaggio, e si fa. E' successo così altre volte, nella Storia, e chissà se qualcuno prima o poi scoprirà anche perchè l'umanità ha bisogno - individualmente e collettivamente  - di arrivare vicino (o dentro) alle catastrofi prima di cominciare a ragionare.

Nel frattempo, noi Farfalle della Rivoluzione possiamo intensificare il nostro lavoro di cogliere fior da fiore, prendendo una cosa buona qui e una buona là, per resistere a quelle cattive che imperano. 
Non rinunciando alla Cultura, prima di tutto, che va difesa con curiosità, senza chiudersi nel già noto (quanto di noi leggono libri di autori non occidentali? quanti ascoltano musica di altri popoli? quanti conoscono le arti figurative orientali? o l'arte contemporanea, o le filosofie che si vanno affermando?), e il ragionamento in secondo luogo, che ben si fa a mettere qualche pulce nella testa dei grilli, e anche di altri. E anche di noi stessi. 
E poi, chissà, magari provare a smettere di ragionare a blocchi di pensiero avrebbe un suo senso: il beppegrillo lui mi dà il voltastomaco, ma posso ben firmare una petizione dei grillini, se la condivido. E magari si può anche smettere di pensare che il nostro voto premi tutta l'intera  politica di un partito, o che un partito che in quel momento può essere utile (e non bello, giusto, bravo e puro) si possa votare per poi opporsi a ciò che non ci piace, anche se gli abbiamo dato il nostro voto. Con alcune barriere che mi sembrano essenziali: e su questo sono dell'idea che le discussioni dovrebbero essere ben di più e ben più toste, data sì la fascinazione delle destra su un parte della sinistra.
Si rientra così nella complessità? Io non credo: credo anzi che tornare a cercare un rapporto diretto fra le proprie azioni e un risultato sia un inizio di coerenza. 
Tutto sta, per ora, a capire qual è il risultato a cui teniamo. Non che sia poco, ma.

giovedì, settembre 30, 2010

CAMBIO DI STAGIONE

La quantità di oggetti di cui ci circondiamo è abnorme, spaventosa, inumana. Sì, lo so che è una dichiarazione sospetta all'inizio dell'autunno, quando il guardaroba invernale bussa alle porte degli armadi ma è ancora troppo presto per mettere via quello estivo, pena lo sciogliersi in atroce sudorazione durante le ore calde. 
Proprio così, oggi ho passato il tempo a litigare con gli armadi: cornucopia e vaso di Pandora sono trovate ridicole, in confronto. Dagli sportelli dei più inutilissimi armadi a muro anni '60 (ripiani profondi di cui non si vede la fine, legno scuro a cofondere la vista e la ricerca, spazi a cui non si arriva senza scala, assi di legno di forma ormai stabilmente concava) le robe continuavano ad uscire, a percipitarsi fuori, a scivolare in cascata, ad autovomitarsi con violenza. 
Golfini e maglioni, strati su strati di calzoni multitaglie - meno quella giusta, of course - cappelli troppo grandi e giacche troppo strette, tute come mogli di chick lit, sformate ma non per questo meno amate .  E caftani arabi comprati in Olanda, saldi della Rinascente che vanno per i venticinque anni, kilim ( c'è anche il settore arredamento, giaggià) provati per la terza volta su ogni pavimento e per la terza volta cassati, ritagli di stoffe che prima o poi serviranno certamente... ok, risparmio i miei tre lettori, tanto più o meno in tutte le case è così. E in molte finisce nello stesso modo, con la constatazione che i vestiti che mettiamo davvero sono tre paia di calzoni, una giacca e una manciata di magliette. 
Ho riempito tre grandi sacchi di cose "in partenza" verso varie destinazioni e sempre più mi prende l'odio e il tedio per gli oggetti, per queste case sempre troppo piene ("non vorrai mica buttarlo via, vero?" ), per l'infinito prendere e spostare e pulire e traslocare e riportare e smistare che - bisognerà pur ammetterlo, prima o poi - è un vero lavoro, un lavoro che noi paghiamo per fare, e non il contrario. 
Mi ricordo vagamente le cucine vuote della mia primissima infanzia: una credenza, una retina per fare la spesa (un cartoccio con il riso, un sacchetto con il pane, un involucro per un pezzo di formaggio, un tipo di verdura, il tutto in tre negozi diversi), una pentola per ogni tipo, due o tre bicchieri in più rispetto alle persone della famiglia. Poi, certo, c'era "il servizio bello" di là, nel buffet: che aveva molti sportelli a chiudere un ampio spazio in cui navigava una scatola di biscotti.
Gli armadi si stavano già ingrandendo, ma fino a poco tempo prima in un armadio a due ante, senza sopralzo, stavano comodamente i vestiti di due persone.

Il vuoto, lo spazio di quegli ambienti fa impressione: se ci capitiamo dentro, come nella cucina di Coppi, gli occhi cercano "altro", cercano oggetti su cui posarsi, cercano forme lungo le pareti nude, mobili nascosti, ripostigli segreti, sportelli e bauli...  senza rendercene conto, continuiamo a girare lo sguardo intorno, senza sapere se ciò che (non) vediamo è tristezza o libertà. Fateci caso se vi capita di vedere un vecchio film, dei giornali d'epoca: il vuoto - nelle strade, nelle case, nelle pubblicità - è palpabile: non si sa dire cosa manca, ma si percepisce il vuoto, e la pulizia di quell'assenza.
Si parla di decrescita e ogni persona sensata non può che riconoscere la necessità di una "nuova" sobrietà, di un agire più sano che non riempia la nostra vita con le Cose: eppure, chiuso l'armadio, so che dovrò comprare almeno un paio di pantaloni, un golf, fors'anche una giacca. E abbiamo finito i crackers e il tofu, e c'è chi ha bisogno i quaderni e chi la saponetta, senza contare che sarebbe anche ora di comprare l'antiscivolo per il tappeto e uno zaino decente per chi porta lo zaino (totale, due zaini decenti). Lo zaino serve per portarci dentro le cose, ovviamente: hanno bisogno di noi per andare da un posto all'altro. E sono instancabili, neh?

(sì, lo so, avrei dovuto parlare del governo e della sua pagliacciata, Bibì e Bibò  che si fanno carognate ma poi amici come prima: ma, in quel caso, il titolo del post sarebbe stato proprio sbagliato)



mercoledì, settembre 29, 2010

'NOTTE

Volevo contarvi una cosa, ma qui nella Rocca stanno cambiando tutte le valvole dei caloriferi - e siamo senza acqua calda, ma su questo punto non vi tedierò. Per ora. - e indovinate a che piano le stavano cambiando, alle 8 del mattino? esatto, a quello sopra il mio, cominciando dalle camere. E prima si era materializzato, sempre lì sopra la mia testa, un misterioso bimbo piangente.
Consolato il bimbo, sono appunto cominciati i klunk e gli sguishh e i ponf e i clack dello smontaggio e rimontaggio dei caloriferi.
E poi c'è stata tutta la giornata, e ora... ecco, ora è meglio che vada a nanna, neh?

lunedì, settembre 27, 2010

LE STRADE DI COPPI







Una ruota in un fosso - e c'è voluto il trattore - una gran mangiata, una nutrita spesa biologica. E vini uno più buono dell'altro, aria contenta di vendemmia, profumi di mosto e api ubriache  e, ancora, discorsi di bosco. Lo sapete che si può comprare un ettaro di bosco? Ma si compra, più modestamente, anche il vino: e per ora ci siamo limitati a quello.



E lungo tutte le strade ci sono le gigantografie - molto belle, molto azzeccate - di Fausto e Serse Coppi. E le sue vittorie stampate sull'asfalto.  E c'è la sua casa-museo, uno spaccato della "vita di una volta" in cui fatichiamo a riconoscere tutto, le stanze e gli oggetti e i concetti, eppure.



Intorno, geometrie di vigne in curve regolari e di campi in salita a segnare di colori diversi le colline. E su tutto, un cielo azzurrissimo di lacca nitida con nuvole di gomma, di cotone, di panna, di inchiostro viola.

Un pezzettino di Italia verde di quella che di solito non si vede e non si sa che esista ancora, dove la malinconia arriva verso sera con una voce aspra a rompere in dialetto il  silenzio dei paesi  lindi e ordinati, ma troppo vuoti.


Ecco, la gita alle Valli Unite ci è piaciuta assai. E' bello avere amici che non solo si lasciano trascinare, ma affrontano anche i fossi.





venerdì, settembre 24, 2010

E' AUTUNNO, BUON ANNO


Il vero inizio d'anno, come ho già avuto occasione di dire, è l'inizio di ottobre, quando scattano tutti i progetti.
Io per esempio vorrei:

- rifare completamente il quaderno delle ricette, che adesso mi piace cucinare tutte cose diverse da prima. Non sono un drago comunque, ma chi l'avrebbe mai detto che avrei imparato a fare una maionese buonerrima? E quindi, via alle pere alla cannella e al pollo in fricassea con pistacchi: ma il bello, si sa, è fare il quaderno.
 - inaugurare un altro quaderno, quello delle passeggiate e cose da fare: così che non si rimanga più lì come scemi a dire "... sì, usciamo, ma dove?"

-fare una gita alle Valli Unite, che hanno il vino buonissimo senza solfiti ed è un bel posto e ci sono gli animali e, credo, ci si mangia bene: e questo progetto forse va in porto.

- e poi, vabbe', devo riprendere il qi-gong. che non è che muoia dalla voglia, ma poi quando ci sono mi piace.
-e voglio provare a leggere Camilleri, che non l'ho mai letto. ma anche Bloch che mi ha segnalato il KGgB perchè anche lui mai l'avevo letto, ed è bello.
- E provare a rinfrescare il mio inglese - un tentativo ciclico - con
Istant English (chissà se funziona, studiato alle due di notte prima di dormire?)
- e incamerare sapori d'estate per l'inverno, che mica per niente ci ho due congelatori e non è giusto tengano soprattutto i robi industriali, quando ci abbiamo i prodotti bio del nostro amico Giorgio V. 

 V. per Verdura, of course.
e devo fare gli esperimenti di dolcificazione con la stevia, e programmare le serate di gioco al Circolo dell'anima (al giovedì, accorrete numerosi da ottobre in poi)
- e le gite per castagne, che mi piacciono assai? Le gite molto più delle castagne.



E, intanto, devo trasferire minino due dei miei "mobiles letterari" dalla mente al reale, chè all'inizio di novembre troveranno posto al Vicolo, di supporto alla presentazione di un libro sulla lettura della mia amica Triz. Io e i mobiles siamo lusingati di questa opportunità, e ci stiamo dando da fare per calarci nella concreta realtà.

mercoledì, settembre 22, 2010

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Sto litigando con il tempo, come al solito.


lunedì, settembre 20, 2010

GENTE BRAVA





... che non è la stessa cosa di "brava gente". E infatti, guardate cos'ho trovato qui, cercando sul gugòl "libri-scultura". A me piacciono un sacco.

venerdì, settembre 17, 2010

LA COLLANA DEI GIORNI


La vita che vorrei.
La vita che vorrei non è mica complicata, me ne accorgo solo ora.
Mi basta, ho finalmente capito, una cosa bella al giorno. Hai detto niente, lo so. Non è poco, messa così.

Ma le cose belle sono tante, e quello che importa a me è che siano ogni giorno diverse: per esempio, la cosa bella di una di queste ultime giornate (era una giornata che ha visto ben più di una cosa bella, pensa che spreco...) è stato il tramonto.

Psichedelico e struggente, con le strisce di turchese a interrompere il contrasto di cielo rosa e oro e di nuvole nere. Un momento perfetto, al riparo dal vento già freddo su una panchina di pietra scaldata dal sole, io e l'uomobarbuto a parlare e guardare. Ora so che posso correre lì, su quella panchina, quando ho voglia di cielo e di colore, e lo farò.
Ma mi conosco troppo bene per farlo troppo spesso: la ripetizione, se non conforta, annoia. E me non mi conforta.

Me, mi frega la curiosità: e il decimo, fantastico tramonto so che mi sembrerà meno "bella cosa" di un maiale di plastica che si splaffa per terra e poi si riforma da sè (l'ho comprato alla nottebianca, già). O, più seriamente, di una chiacchierata inaspettata con un amico, o di una passeggiata che non facevo più da vent'anni, di un nuovo film dei Monty Python, di una serata imprevista con l'Amicodelcuore.

Sembra un po' la solita questione del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno: ma il punto è che, per cominciare, un bicchiere ci ha da essere, no?
Se in una settimana ci sono stati, diciamo, cinque giorni con dentro una bella cosa che non mi aspettavo, ecco, quella per me è una "bella vita".
Non perfetta, non esaltante, non grandiosa: una
vita di piccole cose, infatti, ma lontana da quell' "accontentarsi di ciò che si ha" che non riesco a condividere, pur a volte invidiandolo come atteggiamento di vita.

E allora, più che l'ottimismo o il pessimismo, l'essere "già contenti così" - che d'altra parte sarebbe ormai pur vero, ma non basta lo stesso - o l'evitare ogni preoccupazione, ecco che sembra più sensato adoperarsi perchè, quasi ogni giorno, una cosa bella possa esserci.

Senza rimuovere o ignorare i problemi, senza negare l'insoddisfazione o le mete più importanti, senza rinnegare del tutto il quieto piacere della mente che per anni mi ha tenuto compagnia qui alla mia scrivania, ora penso che coltivare un angolino di gioia e di sorpresa - una specie di piccola perla in mezzo al molliccio della normalità - sia ... be', sia una cosa intelligente da fare.

Facile a dirsi, lo so. Ma sto scoprendo che è anche più facile a farsi di quanto non pensassi.
Ve lo dico così potrete ricordarmelo, quando il bicchiere si sarà nascosto da qualche parte, neh?

martedì, settembre 14, 2010

DOLCI SCOPERTE




















Tra una visita dell'Amicadelcuore e una dell'Amicodelcuore, in questo finale di estate che ha visto più cose da fare di tutto l'intero agosto - e ciò non vuol dire che in agosto ci si sia 'noiati, tutt'altro - la Notte Bianca ha dato il suo contributo, facendomi scoprire l'Orto Botanico.
Sì, lo so che è lì, un po' fuori mano ma perfettamente visibile dall'alto, però non c'ero mai andata, come succede spesso con ciò che è vicino.

Non so dirvi se l'Orto di per sè sia bello, pregevole o addirittura fantastico, non ho pietre di paragone se non la scoscesa Villa Hanbury visitata molti anni fa: alla luce notturna di molte candeline, comunque, lo scenario offerto dall'Orto e dalle sue serre era suggestivo, e conto di tornarci. La sorpresa, poi, è stato il percorso per arrivarci.

Chi conosce un po' Genova sa che è disposta in una stretta porzione di terra e costruita in fasce digradanti verso il mare. Le fasce comunicano ovviamente fra loro, a volte in modo del tutto logico e prevedibile come può essere una strada che ne collega altre due, ma spesso invece con salitine, creuze, passaggi che rimangono più o meno nascosti. E non è raro che sia un palazzo, o un giardino, a fare da collegamento, con architetture che ricordano
Escher o perfino Hogwarts: nonostante ciò, che un palazzo dell'Università e l'Orto Botanico fossero in comunicazione era difficile da immaginare. Insomma, forse si poteva fare due più due guardando una cartina e riflettendo sul fatto che l'Orto Botanico Hanbury è appunto di pertinenza dell'Università (e ancora di più leggendo semplicemente qui): ma penso di non essere stata l'unica a stupirmi nello scoprire che due punti della città apparentemente molto distanti sono invece collegati da una lunga e ripida scalinata, in gran parte interna al palazzo.

Non si mai sa, come diceva una vecchietta che ci era molto simpatica. E tocca riconoscere a questa città la capacità di sorprendere continuamente.


Pur senza montarmi la testa, mi sento autorizzata a questo punto a parlare delle mie piantine di Stevia, arrivate per corriere qualche giorno fa.
Sono state ordinate
qui, e sono arrivate in una confezione ineccepibile, tutta riciclabile, che le aveva protette benissimo.
Questi dati sono importanti perchè la
Stevia Rebaudiana è praticamente introvabile, anche su Internet: i vivai che tengono questa pianta sono pochissimi e solo questo è rintracciabile, sia pur non facilmente perchè il link di riferimento indicato in altri siti ( e da loro stessi) è sbagliato.
C'è chi dice che questa piantina viene boicottata dalle multinazionali, e non è così stupido pensare che sia vero: ha infatti un grande potere dolcificante a zero calorie, migliore (e più sano) di quello dei dolcificanti di sintesi.

In alcuni paesi del mondo, come il Giappone, viene usata da molti anni senza che si siano mai registrate controindicazioni, ma nel mondo occidentale la lotta per rendere legittimo l'utilizzo alimentare di questa piantina va avanti con risultati incerti da molti anni. Non è illegale, ovviamente (altrimenti non lo scriverei qui, neh?) nè coltivarla nè venderla come pianta (e quindi se ne deduce che ognuno può utlizzare la sua come meglio crede) ma il suo uso in prodotti destinati al consumo alimentare è invece vietato.

E' interessante notare come il principio di "giusta precauzione" intervenga solo sulle sostanze naturali, quando pur sarebbero disponibili le osservazioni empiriche che derivano da anni e anni di utilizzo, no? Mentre per gli OGM, i pesticidi, i prodotti di sintesi, si invoca il "progresso" e tanto basti.

Le foglie di Stevia sono buone anche masticate così, come un chewing gum, e alcuni dicono che il sapore assomigli alla liquirizia: secondo me no, è un gusto più dolce di quello della liquirizia e tutto suo. Nella macedonia si sente la dolcezza più del sapore, nel caffè non a tutti piace il retrogusto (ma io il caffè lo prendo amaro e non vi so dire): insomma, ora speriamo che le piantine vivano bene anche sul balcone e che si possa procedere al primo raccolto fra poco.

sabato, settembre 11, 2010

STALINGRADO ?


Sì, lo so che avevo detto basta politica. Ma c'è questo post tristissimo della Nessie, e come si fa a non dire nulla? Parla della solitudine degli eroi, di coraggio che viene a mancare se non è condiviso, collettivo.

Il sindaco ucciso, l'indifferenza e la superficialità con cui è stata accolta e trattata la notizia - come ha detto non so più chi, indipendentemente dalla sua onestà, il fatto che venga ucciso un sindaco dovrebbe essere di per sè gravissimo - prima ancora che dai media, dai rappresentanti politici, ha ispirato considerazioni amarissime in molte persone, io credo. Non c'è bisogno di dire perchè, lo dice già bene la Nessie e poco ci sarebbe da aggiungere: ma, per antica abitudine, quando le cose vanno malissimo mi viene da alzare lo sguardo, e cercare più lontano.

Intendiamoci: se potessi emigrare senza troppi danni, lo farei domani.
Dire che questo Paese è allo sfascio da tutti i punti di vista - politico, culturale, umano, ambientale - e che non si vede una via d'uscita è peccare per difetto: in qualsiasi classifica fra Stati siamo fra gli ultimi, dietro di noi ce n'è solo uno, o due. Quando sono cinque è perchè si sta parlando di cibo. E quindi.

Però non è che gli altri siano messi così meglio, a parte poche eccezioni. Il che non giustifica i
il nostro Paese, anzi ne peggiora la posizione, come arrivare ultimi alla gara fra zoppi. Ma, tanto per dirne una, se il programma di rilancio dell'economia di Obama è quello che hanno scritto sui nostri giornali, anche lì il coraggio non abbonda, neh? Nonostante le belle premesse, nonostante che Obama stesso sia motivo di invidia: ma la situazione è quello che è, quella che vede il mondo stesso allo sfascio, anche se non con la beceritudine che contraddistingue le vicende italiane.

E il momento peggiore non è ancora arrivato, secondo me. La crisi delle risorse e del clima si sta annunciando pesantemente, ma non c'è ancora. Difficile immaginare quale potrà essere lo scenario, ma io credo si possa pensare che comunque sia, a un certo punto si capovolgerà. Quale potrà essere il punto è la grande scommessa, il bicchiere che si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto, l'orizzonte su cui focalizzare il pessimismo o l'ottimismo.

Ma, escludendo per principio la fine del mondo, io penso che stiamo assistendo e partecipando alla fine del "nostro" mondo. La fine del "secolo breve" è adesso e durerà ancora un po',
il 2000 non è ancora cominciato davvero ma già ora sta spiazzando tutti con i suoi effetti speciali.
Come agli inizi del '900 fu la fiducia nella scienza e nel progresso a scuotere le fondamenta della solida società paternalistica e imperialista (che reagì con violenza ancora per mezzo secolo) , così oggi siamo disposti a credere che l'informatica e la genetica andranno a rappresentare non tanto la soluzione dei nostri meschini problemi, ma l'Avvenire tout court.

A me non pare che ci sia da stupirsi se la gente ha paura. Occhio e crocchio, più di metà della popolazione occidentale vede il Futuro rappresentato da cose che non conosce pe
r nulla, in cui non c'è posto per nessun tipo di valori dal momento che vengono spacciate come "neutre" e "obiettive". Anche sugli OGM, avete notato? non viene più data nessuna motivazione etica e anzi nessuna motivazione in assoluto: sono un puro fatto, una pura prova di forza. Ovunque nel mondo cresce la volontà di rapina, l'indifferenza per la sorte dei viventi se intralcia l'arricchimento di pochi.

Ma, come in tutti i periodi di questo tipo, ferve il lavoro sotterraneo. Quello del coraggio che non si vede e che spesso corre il rischio di essere confuso con il coltivare il proprio orticello (che è esattamente una delle forme di "protesta" attuali, del resto), quello di chi tiene la posizione, quello, se volete, del deserto dei tartari. Che, a modo suo, perfino quello è coraggio.
L'umanità non è mai stata fatta soprattutto di eroi ed è facile, come da annose discussioni, farne un sol fascio e chiamarla "zona grigia" perchè uno ha paura di essere ammazzato, all'altro basta temere di perdere il posto, l'altro ancora è sempre stato timido.

Però
Neville diventa eroe sopportando, rimanendo lì a prendersi insulti, e così fanno in tanti quando sopportare è già molto. Quando non cedere, non piegarsi a diventare beceri, razzisti, arrivisti, o anche solo furbi e conformisti, è già resistere.
E in più ci mettono gli orti sinergici, i circoli dell'anima, gli asili volontari, i prezzi politici, le transition towns, i pannelli solari, il cibo bio, i vestiti solidali, la caccia alle baleniere, gli appelli per la giustizia, le idee per il futuro.

La lotta si fa dura, certo, e peggiorerà. I nazisti ci sono arrivati, a Stalingrado: ma lì sono stati fermati. Non tutti possono e devono stare in trincea, non tutti hanno da starci nello stesso momento, non tutti riescono a starci nello stesso modo.
Ma le orme ci sono, anche se di notte non si vedono.

giovedì, settembre 09, 2010

VERGOGNA

Non ho mai amato più di tanto i centri sociali. Molti fra quelli che li frequentano mi sono anche simpatici - per conoscerli di persona o solo per l'impressione che mi fanno - ma di solito le azioni dei centri sociali sono sciocche e perniciose, quando non arrivano a essere del tutto provocazioni strumentali al potere. Credo che da sempre - remember Kossiga, che non diventa buono neppure da morto? - siano proprio i centri sociali le sedi privilegiate per gli infiltrati che probabilmente sono talmente tanti lì dentro che, come nei libri di spie, finiscono per infiltrarsi l'uno con l'altro.

Detto ciò, e aggiunto che se c'è una cosa che odio al mondo sono i fumogeni, i ragazzi dei centri sociali sono stati, da sempre, trattati come fratellini stupidotti e gentilmente ( o meno gentilmente) invitati ad allontanarsi se facevano troppo casino. O meglio, un attimo prima che facessero troppo casino, possibilmente. Senza polizia nè questori nè manganelli: un servizio d'ordine efficiente è sempre stato un ottimo baluardo contro le stupidate e le pensate che fanno tnato comodo a chi vuole demonizzare l'opposizione.

Così dovrebbe essere ancora adesso: anzi, tanto più adesso. Ma il richiamo alle vaste alleanze contro il nano funziona a senso unico, evidentemente, e non è il senso che ci piace.
In omaggio, appunto, a quel senso unico, alla festa del pd (che non è più, a dispetto delle parole di Bersani, "una grande festa popolare", nonnò, basta guardare come e quanto sono diminuti i volontari negli stand, e gli stand stessi) sono stati invitati i peggio individui: l'avesse fatto qualcun altro, di dar
e la parola a personaggi così invisi e discussi, si sarebbe parlato di "provocazione".

Il pd non è nuovo a queste pensate geniali nel nome della democrazia: qualche anno fa, quando la festa era ancora dell'Unità, invitò
Scajola. Qui, a Genova. Dopo il G8.
Tre quarti della festa, nonchè di tutti i potenziali elettori, dissero ai vertici pd:"Ma ci siete o ci fate?"

Dopo tre giorni di
consultazioni, Scajola ebbe un improvviso impegno e non partecipò. A Torino invece, evidentemente, se pure qualcuno ha protestato non è stato ascoltato.

E fin qui, si può notare il progressivo peggioramento di chi dovrebbe rappresentare l'alternativa al nano e che, invece, gli assomiglia sempre di più: come quei coniugi che litigano tutta la vita ma quando uno dei due muore l'altro assume proprio tutte le sue abitudini più irritanti.
Ma pazienza. Dove la pazienza non basta più è su ciò che dicono i massimi esponenti di questo conigliesco partito.
Chi si fosse perso le parole esatte, le trova qui e anche qui sotto, in piccolo: a parte l'epiteto di "squadristi" (a qualcuno lo si deve pur dire, ora che i fasci sono diventati intoccabili...) credo che sia inconcepibile che quello che dovrebbe essere il partito in cui si riconosce la sinistra, sia pur moderata, chieda quali sono state le misure poliziesche "preventive e repressive", accusando la polizia di non essere intervenuta per impedire le contestazioni. La polizia di Maroni, quella che sistematicamente, ormai, attacca qualsiasi dimostrazione di dissenso.
Certo, a Bersani sembrerà un'ingiustizia che solo a lui tocchi il dissenso senza che partano le manganellate, ma a chi si ricorda il pci - che pure già tanti difetti aveva - le sue parole suonano vergognose, oltre che controproducenti. Il suo servizio d'ordine non è che mai sia stato tanto simpatico neanche lui, nè di larghe vedute, ma tra quello e l'intervento poliziesco c'era una bella differenza, prima di tutto politica. Ammettere di non essere più grado di avere e gestire un servizio d'ordine come si deve dovrebbe già essere motivo di vergogna per bersani stesso, ma ancor più dovrebbe esserlo il rendersi conto di essere ormai così lontani dalla gente da dover invocare la polizia per proteggersi.
Certo, si può sempre raccontarsi che i centri sociali non sono "la gente": ma lo è forse chi ha svenduto le lotte operaie?

Nel pd tutti sono convinti che se si va alle elezioni uh, che casino, le perdiamo sicuro: e se sono riusciti perfino a demotivare me dal votare - decisa come sono a votare chiunque non sia berlusca senza essere fini - direi che, una volta tanto, ci hanno proprio raggione.


E poi basta pippotti politici, lo so. ma ci sono volte in cui invece di sprofondare è meglio scrivere.


Da Repubblica.it
Durissima la reazione anche del segretario Pd Bersani, che ha chiamato il leader Cisl per dargli la sua solidarietà. "Si è trattato di un atto di intimidazione e di vera e propria violenza, un attacco squadrista. E' inconcepibile che una festa popolare, che vive nel pieno centro della città, possa essere attaccata in questo modo. Attendiamo di conoscere dal ministero dell'Interno quali misure preventive e repressive siano state prese per impedire un episodio del genere".
Dal Corriere.it:
In coda alla vicenda da segnalare anche uan polemica tra Enrico Letta e il questore di Torino. Letta, accusato dal questore di aver espresso critiche frettolose alla gestione dell'ordine pubblico ha risposto: «Per il questore sono frettolose le mie critiche alla gestione dell'ordine a Torino oggi? I fatti sono che oggi per un'ora intera, dalle 17 alle 18, la festa del PD è stata presa in ostaggio da un gruppo di violenti l'hanno occupata minacciando e picchiando gli altri partecipanti» ha dichiarato il vicesegretario del Partito Democratico. «Bonanni è stato colpito dal lancio di un bengala acceso che solo per un caso non ha trasformato il tutto in dramma. Perchè tornasse l'agibilità della festa si è dovuto aspettare che il gruppo di violenti dei centri sociali se ne andasse spontaneamente. Mi spiace, con il massimo rispetto per le forze di polizia e per il loro lavoro, questi fatti dimostrano che l'ordine pubblico oggi non è stato garantito a Torino» ha concluso Letta.

lunedì, settembre 06, 2010

OPLA', SEI SOLO SPORCO!


Non facile, no, questo settembre che pur mi piacerebbe tanto.
L'Iran si avvicina all'atomica senza abbandonare le lapidazioni, inondazioni e incendi hanno devastato e ucciso lungo tutta l'estate, mafia e camorra pure. E noi siam qui a vivisezionare ogni frase di finicasinimaronibersani, senza alcun senso delle proporzioni.
Non che io non sia preoccupata, anzi. Non che non mi vengano i nervi, anzi. Non che trovi irrilevante cercare di capire dove-mai-si-andrà-a-finire-signora-mia, anzi.
Che c'è stata addirittura una mattina che mi sono svegliata e per prima cosa mi è venuta in mente la rosybindi con il suo fronte antifascista finiano. E non è stato un bel risveglio, no. Ma è proprio perchè anch'io mi preoccupo e infurio e trasecolo, che cerco di rimanere un po' lontano, di non perdere il senso del relativo, di non avvitarmi dentro ragionamenti altrui.

Già da un bel po' si discute dell'anima: e se è un dibattito tradizionalmente inutile, quando l'anima in discussione è quella del fini si precipita nel ridicolo addirittura. Sì, be', lo so che le battute sull'anima nera sono fin troppo facili, ma non è che prima di sottoscrivere (e perfino osannare) la "conversione" di fini gliele facciamo almeno un po' scontare? Non è che, pies, c'è qualcuno che gli dice: "Ehi, scusa, ma non devi dir niente a nessuno sul G8 di Genova?" O facciamo finta che non sia esistito nella vita di fini, cancellato dal silenzio che lui stesso continua a mantenere, guardandosi bene dal fare autocritica, dal chiedere uno schifoso "scusa" alla gente picchiata, ai ragazzi torturati a bolzaneto? O facciamo finta che il peccato maggiore dei "colonnelli" di cui ha parlato sia stato quello di aver cambiato generale, come dice lui, e non quello di essere stati picchiatori fascisti?

Ok, si dirà che queste sono robe vecchie, che nella vita si cambia, che c'è bisogno di tutti per mandar via il nanomalefico. Ecco, sì, io sono d'accordo con la frase fin troppo abusata del
presidente Mao sul colore del gatto che non importa se il gatto prende i topi: ma allearsi con i ratti per prendere i topi non sembra una gran soluzione.
E non lo dico perchè il giochino vien facile a propòs di fogne: ma perchè è lo stesso fini a ribadire di voler comunque "rispettare il programma di governo". E noi, noi antiberlusconiani per non dire noi ancora di sinistra, cosa possiamo avere a che fare con questo programma,
anche se non fosse più perseguito da questo governo?

Per carità, sono anch'io convinta che la zonta delirante e piratesca del nano mette sul
programma un bel quid di peggioramento, ma forse che altrimenti saremmo d'accordo con il lavoro così come è diventato, con le politiche fiscali, con i tagli al welfare, alla cultura, alla sanità, agli enti locali, con la cementificazione, con gli appalti selvaggi, con la corruzione di metodo, con il ritorno al nucleare, con il ponte sullo stretto, con lo sfascio totale della scuola pubblica?
Allora, ecco, a me sembra questo il solo vero quesito, non quello sull'anima più o meno calimeresca di fini: o ci illudiamo che saremo "noi" a usare lui, per poi scaricarlo? Laddove, è bene ricordarselo, il "noi comprende - e non può essere altrimenti - un Pd che ha talmente paura di perdere le elezioni che sarebbe disposto a tenersi ancora il nano e tutto il suo circo.
Come dicevo, sarebbe bello settembre. Altrove.

giovedì, settembre 02, 2010

E BRAVO LUI




Ma intanto c'è anche questo signore Massimo Caccia che fa cose molto belle di animali carini, a volte un po' cinici. Guardatevele qui, vi regalo tutto il link e io mi tengo la sua civetta per un altro post, prima o poi.