
Ecco, che volete farci. Non è tanto tempo ma sembrano già anni, e quanto cupi, che mi vedo passare sotto il naso pogrom e soldati, reati che svaniscono se chi li ha fatti è (anche) lui, veltroni che frignano - se fai così non gioco più con te! e par di sentire, netto, lo sghignazzochisenefotte - e una stampa "democratica" che manco più dà notizia delle manifestazioni - qualcuno ha saputo qualcosa di quella che c'è stata a milano per l'ambiente? o a roma contro la xenofobia? - e produce titoli alemanneschi pur di vendere qualche copia in più. O, forse, perchè tenere il piede in due scarpe è una specialità che agli itagliani ci riesce sempre bene, tanto più se le due scarpe si assomigliano pure.
Non sono la sola ad allarmarmi e neanche a prendermela con la stampa - Manifesto e altri pochi volenterosi a parte, naturalmente - come si può vedere qui e come è logico che sia: immagino che tutta la comune-ty e, spero, molti altri la pensino esattamente come me.
Ma non sembra, chè anche se urliamo nessuno ci fila, ottenendo così un silenzio che si sostituisce alle nostre urla: e intanto ci tocca subire e sopportare e, stanchi ed intristiti da fin troppe discussioni fra noi, non abbiamo neanche voglia di buttar là un inutile "l'avevamo detto" a chi ha creduto e forse crede ancora che forma e sostanza coincidano. Come se un solo pogrom non punito e neppure stigmatizzato - ma "incoraggiato" è la parola - non ne autorizzasse altri mille, come se far passare il liberismo a suon di contrattazioni o a suon di xenofobia fosse la stessa cosa.
Ma ormai anche questo è un discorso del tutto inutile, chè vista

Insomma, siam qui: e finchè non riusciremo a trovare altre forme, altri linguaggi, ci toccherà solo tenere la testa fuor dall'ondata di merda.
E però abbiamo paura di dircelo, abbiamo paura di ammettere e confessare la nostra impotenza e la nostra umana riluttanza a votarci a martìri inutili, chè scoppiarsi diciotto ore di pullmann - un esempio fra tutti - per partecipare ad una manifestazione di cui si saprà poco o nulla, ecco, forse ci ripensiamo perfino noi. E ci barcameniamo, tra una battaglia locale o settoriale e una lotta sotterranea,tra impegno sociale e ricerca culturale, tra un impegno di informazione, quando e come si può, e l'andare lo stesso quando proprio sembra il caso.
Cerchiamo di rimanere fedeli a noi stessi, ed è già tanto, quando tira quest'aria. Cerchiamo forse di inventarci qualcosa, ed è già tantissimo.

Chi si chiedeva come, e perchè, dopo gli anni '70 fosse arrivato il riflusso ora può viverlo vivo-live: come scriveva a botta calda Giorgio Bocca (cito a memoria ma il finale è preciso), pensare di aver fatto il partigiano e di aver continuato a lottare per la democrazia e la giustizia tutti questi anni, e poi assistere all'avvento di un'altra onda lunga reazionaria... roba da spararsi. Lui potrebbe anche farlo, a 88 anni, ma noi no.
E così siamo qui, con i nostri blog improvvisamente mutili,
Ci si racconta, e sul resto si tace per pudore, quasi fossimo noi a doverci vergognare.
Ci si chiude nel privato, chè per molti di noi è poi anche ora di pensarci, e di ciò ci si vergogna un po' sul serio.
Eppure, davvero, sembra non esserci altro da fare, per ora: e anche un "buon privato", coerente ed attento, qualcosa per il mondo alla lunga vuol dire.
Non c'è una conclusione per questo post, chè nessuno può dire quando e come riusciremo a metabolizzare il congresso di Vienna del capitale, quando e come riusciremo a reagire con costrutto. E io non credo sia giusto e sensato reagire comunque, non ora- anche se ciò non mi fa star meglio quando taccio. E, insomma, magari estendo alla comune-ty e ad altri sentimenti e difficoltà che sono solo mie: ma in dieci giorni di malura c'è un sacco di tempo per pensare e se ciò va finire anche in un riflessione sugli scarni contenuti dei nostri blog forse qualcosa vuol dire. Ma se sbaglio corigeme.
non c'è proprio niente da corriggete
RispondiEliminaStrega, sei brava sempre tu a dare voce a un malessere collettivo. E sei anche troppo indulgente nel giustificare il nostro chiuderci nel privato, abbandonando nei fatti il pubblico.
RispondiEliminaMi trovo in questi giorni a commentare l'italia agli stranieri e agli espatriati che a volte ipotizzano un ritorno... ed é sconcertante, per me, trovare solo parole di disillusione e nemmeno una di lotta.
Cosa mi (ci) sta succedendo?
Giuli
grazie Giuli: ci provo perchè penso sia importante dar voce ai malesseri, è il primo, necessario, passo. E non penso di "giustificarci" troppo: il pugile suonato che insiste a rimanere è ben difficile che riesca ad imbroccarne una. Cosa ci sta succedendo... be', insisto a pensare - pur nello scoramento assoluto - che magari proprio la disillusione può aiutarci a trovare nuovi modi, nuovi risorse.
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