venerdì, gennaio 30, 2009

AUTOREVERSE


Trovo qui e incollo paro paro:

"Nel nostro partito politico manteniamo le promesse.
Solo gli imbecilli possono credere che
non lotteremo contro la corruzione.
Perché se c’è qualcosa di sicuro per noi è che
l’onestà e la trasparenza sono fondamentali
per raggiungere i nostri ideali.
Dimostreremo che è una grande stupidità credere che
la mafia continuerà a far parte del nostro governo come in passato
Assicuriamo senza dubbio che
la giustizia sociale sarà il fine principale del nostro mandato.
Nonostante questo, c’è gente stupida che ancora pensa che
si possa continuare a governare con i trucchi della vecchia politica.
Quando assumeremo il potere, faremo il possibile affinché
finiscano le situazioni di privilegio.
Non permetteremo in nessun modo che
i nostri bambini muoiano di fame.
Compiremo i nostri propositi nonostante
le risorse economiche siano esaurite.
Eserciteremo il potere fino a che
Si capisca da ora che
Siamo il partito di FORZA ITALIA, la nuova politica"
No non ho cambiato bandiera, non son salito sul carro del Sciur Padrùn… ORA PROVATE A RILEGGERE PARTENDO DAL BASSO (da un suggerimento di Stefania Pipitone)

giovedì, gennaio 29, 2009

mercoledì, gennaio 28, 2009

THE WINNER


E' l'amicae.: perchè la "Squala di Mestre" - la definizione è dell'amicae. stessa e non mia - è arrivata prima, ma il parere del gufo è che alzarsi troppo presto ottenebra la mente: più tardi, infatti, se interpreto bene i commenti, anche la Gia è giunta alla soluscion, ma l'amicae. l'aveva ormai preceduta. 
A lei, che per prima ha indovinato "E le stelle stanno a guaradre", di Cronin,  andrà il Magnifico Rospetto di Gomma Multicolor, una meraviglia della scienza e della tecnica, mentre agli altri  partecipanti (che hanno indovinato tutti, bravi, anche se il gipunto ci ha da opinare su dove guardano le stelle, pensa un po' te...) vanno i  più sentiti ringraziamenti.
E sono davvero sentiti, che la giornata non è stata ottima - niente di nuovo sul fronte occidentale, ma la notizia che la guerra è dura può essere pessima anche solo da sentirsela ripetere -  e aver da pensare alla Calamity Farm, con la suspence di sapere chi aveva vinto il quizzino, mi è stato di aiuto. 
Non stupitevi: come mi ha testè ricordato il gipunto, è quando le cose sono serie che bisogna prenderle con leggerezza. 

martedì, gennaio 27, 2009

QUIZZINO


Il rospetto ne ha combinata una delle sue, papere e galline gli stanno facendo un elmetto...
(Indovinare il titolo di un libro: 1-2- 6-6-1-8)

lunedì, gennaio 26, 2009

AVVISO

Non potrete dire che non vi ho avvertito, o sollevare speciose quistioni: domattina, martedì 27 gennaio, a un'ora random scatterà il più scemo quizzino che la Calamity Farm è riuscita a concepire finora (in verità ha anche in mente un quizzone ben più ponderoso, che vuole il suo tempo: le mezze misure non sono per la Calamity). 
Ma talmente facile sarà il quizzino che per stabilire il vincitore conterà l'ora indicata sulla risposta, questa volta sì. E il premio, proporzionato, è un pittoresco - è il caso di dirlo - rospo in gomma multicolor. pregio, neh?

RESPIRA PIANO


Uno, o forse il, punto cardine del qi gong è la qualità del respiro, che ci dicono debba essere "lieve, sottile, fluido, fine".
Sembra facile, o addirittura superfluo badare alla qualità del respiro, ma la verità è che come cominciamo a farci caso ci vien fuori un soffio che un mantice è niente in confronto. Per rendere il respiro "fine" e tuttavia profondo e importante e coinvolgente, dobbiamo concentrarci.
Di più non mi azzardo a spiegare che ancora troppo poco ne so, ma c'è questo libro che si chiama "L'estate della collina" che può essere preso in due modi: o come l'opera di un ossessivo - e anche così ha il suo valore - oppure come un qi gong letterario.
Nel libro non succede nulla, esattamente come sembra che non succeda nulla quando ce ne stiamo lì a cercare di respirare "con" quel punto appena sotto l'ombelico di cui non sono ancora riuscita a capire il nome cinese. Non ci sono le Terribili Lotte dello Spietato Mondo della Natura a cui ci hanno ormai abituato i documentari, e neanche qualche episodio divertente di buffi animali, o notizie curiose seppure scientifiche.
Non ci sono nè flessioni nè giri di corsa, e neanche un po' di stretching, insomma.
Eppure, fra tutti i libri avvincenti che mi aspettano lì vicino al comodino, spesso la sera riprendo in mano questo, e mi leggo un mese: dieci, quindici pagine di descrizione pura, obiettiva. Di descrizione accuratissima, con le parole scelte e pensate una per una, cambiate forse mille volte per arrivare a quel risultato e non a un altro: per raccontare una giornata di pioggia, un boschetto di pini, un fienile diroccato. E il mondo che si muove intorno, senza condiscendenza nè esaltazione, solo osservazione.
"La pioggia sembra finire partendo dal basso; si rifugia tra le nubi più bianche. Esco, e sto nell'aria soleggiata ancora percorsa da strali di pioggia. Mi guardo indietro, nel fienile, e vedo per la prima volta un gufo bianco appollaiato su una trave del tetto. La faccia ermetica ha una calma implacabile, intessuta di sogno, è la maschera perfetta. Sembra che respiri attraverso un boccaglio, mentre lui resta immerso, giù nel profondo, sotto la superficie del giorno."

E questo in traduzione: ma, esorta giustamente chi la traduzione l'ha fatta (Salvatore Romano), leggete il libro in originale, se appena potete, cioè in inglese. Chè quella che scorre nelle pagine è la campagna inglese - una campagna che peraltro probabilmente non c'è più: dell'autore, infatti, J.A.Baker, si sa che è nato nel 1926 e che fino al 1965 ha fatto mille mestieri, ma null'altro. Non si sa se è ancora vivo, e se si conosce una sola altra sua fatica letteraria, dedicata al falco pellegrino.
Baker è scomparso, lasciandoci queste sue diverse estati che, come precisa con puntualizzazione ingenuamente seria, sono letterariamente raccolte in una sola.
Nella postfazione del traduttore, il libro di Baker viene definito "una terapia" e "una lezione" contro la sciatteria del linguaggio e non solo.
Io preferisco considerarlo un invito, una dimostrazione che si può. Si può, ad esempio, trovare intorno e dentro di sè la calma necessaria per guardare bene - non lo facciamo quasi mai, andiamo da un punto all'altro pensando di sapere già tutto, di solito - e per mettere nella nostra interpretazione di ciò che vediamo tanta pazienza e umiltà da finire fuori dal quadro, senza che questo sia un problema, pur continuando a vederne i mille particolari .
Respirando piano, che anche il silenzio conta.


J.A. Baker - L'estate della collina - ed. Gea Schirò

domenica, gennaio 25, 2009

CIAK, O SPLAF, O SCIACK

Il cineforum alla Calamity Farm prevedeva "Harold e Maude", uno dei più bei film sulla vita e sulla morte che siano mai stati girati. Ma la Calamity non è tagliata per i messaggi profondi e guardate cos'ha combinato per  imitare i tentativi di suicidio del protagonista.



I maiali si cacciano da soli nel pentolone, i rospi attraversano l'autostrada dritti sotto la ruspa e le galline si fingono lemmings, mentre le papere affrontano gli squali su un'unica tavola da surf e le stelle si precipitano verso un buco nero. 
Per fortuna, è solo succo di pomodoro, come si dice.

sabato, gennaio 24, 2009

ENERGIE


Un commento di Stakanov sulla lombardità, quella che ti entra dentro e che a dispetto di ogni convinzione ti vuole produttivo ( e non per i soldi, come è facile pensare, ma perchè è un valore di per sè), mi fa venire in mente un nanetto che io avevo raccontato al KGgB così adesso che io l'avevo dimenticato lei ha potuto ricordarmelo.
E' l'origine del detto milanese "Sant'Ambreus, andèm!", usato per dire "dài, sbrigati, sbrighiamoci": non so quanto sia ancora usato, ma viene fuori dalla corruzione di "Sant'Ambrogio ad nemus", cioè nel bosco, nome di un parrocchia e un tempo anche di un ordine religioso, poi soppresso.
Ad nemus, Andèm: ci sta, ma forse solo ai milanesi poteva venire in mente di trasformare il nome di un luogo sacro in un'esortazione a fare in fretta, che pare rivolta allo stesso santo.

E così, pensando ai santi, mi è venuto in mente il mio pantheon, ancora cresciuto da quando ne parlai.
Ne vedete un po' nella foto: un gufino di stoffa, un cuore di panno, un bambingesùdipraga tutto viola e il Gufo simbolo di questo anno appena iniziato. Dall'amica che fa cornici c'è anche un Angelo dei libri, e appesa al muro dello studio c'è la "Strega al salto" con la bella faccia allegra, ma su uno scaffale c'è anche una bottiglietta di acqua di lourdes. Mi dicono poi che un tot di clochard hanno, su invito preciso, pregato per me, e non ho dubbi che l'avrà fatto, come da promessa, anche la cattolicissima e tosta Maria cilena, che ha fatto una rapida apparizione per qui e ci siamo subito state simpatiche.
Non necessariamente i simboli religiosi sono giunti da persone religiose, chè ognuno ha seguito l'impulso del momento, la propria inclinazione estemporanea o radicata, oppure ha giustappunto accolto un invito.

Però, ora che un po' di ottimismo pare giustificato, o che come minimo ci si gode il momento in cui le cose sono migliorate chè "quello che succede solo agli altri" è stato bastonato a dovere e ne mostra i segni... ecco, io penso a tutte queste energie positive che sono state indirizzate su di me e, come ho già detto, mi sembra del tutto irrilevante che prendano la forma di una bottiglia d'acqua, di una candela accesa, di una telefonata o di un sms, di un incoraggio sul blog o di una frase su facciabuco.
Amuleti a forma di gufo, manufatti di amici, opere di artisti o di bravi artigiani sembrano, sono, ciò che da sempre mi corrisponde: ma, a pensarci, un flusso di preghiere di clochards sarà - da qualche parte - una presenza ben adatta a una "divergente" come me, non vi pare?

Così, continuo ad apprezzare profondamente questi segni tutti - quelli tangibili e quelli meno visibili - di interesse per me, di affetto e, fondamentalmente, della grande capacità di solidarietà del genere umano, troppo spesso negata e dimenticata.

Non mi piace pensare in termini guerreschi, ma insomma forse non c'è un modo diverso di esprimere il concetto: una battaglia, la prima, è stata vinta, e momento per momento ho saputo di non essere sola a combatterla.
E credo che ciò abbia la sua buona parte nei notevoli risultati delle cure, perchè so che ha una grande parte in come mi sento io: meglio, ed è già una bella parola.

venerdì, gennaio 23, 2009

POCHE IDEE MA CONFUSE

non per dire, ma le pretese storico-letterar-intellettuali dei maiali sembrano più un pretesto esibizionistico che altro, neh? tant'è vero che se n'è accorta anche la gallina...


dida-fumetto sopra la prima gallina: "Non so voi, ragazzi, ma a me questi porno tipo "Baia dei porci con le ali" non mi convincono granchè..."

la proposta è dell'uomobarbuto, sempre un po' più osè. ma si aspettano anche le proposte di chi proponeva di mandare proposte, neh?


mercoledì, gennaio 21, 2009

NOTA A MARGINE


Stasera sono stanca. Mi sono alzata alle nove per andare a fare agopuntura, e poi qi gong (che è bellino, sissì: se non avete voglia di guardare il linko, in brevissimo posso dire che è una "ginnastica" terapeutica antichissima basata sul recupero di equilibrio attraverso una corretta respirazione che coinvolga sia il corpo che la mente).
E poi sono stata ancora in giro, ad affrontare qualche problema della psiche, e quindi ho fatto un giretto nella piccola villa che c'è vicino a casa - dove c'erano un sacco di bei cani che giocavano fra loro, uno spettacolo assolutamente vitale oltre che bello.
Poi ho fatto qualcosina in casa, ma poco chè l'uomobarbuto si dà da fare assai, e ho scritto un pochino e letto un pochino e fotografato un pochino, e insomma così, chè ormai ero già stanca.

Non è la giornata di uno scaricatore, è vero, e neppure di chi lavora sul serio, lo so: ma non è neppure stare seduti davanti alla tivvù tut'el dì. Eppure, per qualche perversione mentale che immagino lombarda, faccio fatica ad accettare questa stanchezza che mi piomba addosso, pur sapendo che ora sarebbe perfettamente logica e normale anche se non facessi nulla tutto il giorno: ma come, ho combinato così poco, acc...!

COLTA AL VOLO




Gli animali, perplessi, dalle loro casine osservano il fenomeno: non capiscono perchè le ochine si appassionino tanto alla bolla immobiliare

IMPOSSIBILE RESISTERE


Da Republikit ,Tahina che è nata nello zoo di Besancon.

VELOCE VELOCE...


.. per non cadere in troppa banalità.
Il Barack insediatosi, quello che ha detto, la gente che era lì e le facce della folla: ho rotto, come succede rarissimamente, il mio trentennale boicottaggio tivvù e me li sono guardati e ascoltati. 
Lui è davvero incantevole, non solo per beltà e fascino, ma per quel sorriso che gli si allarga nella faccia e che è comparso anche quando si è bloccato durante il giuramento. Il suo discorso è stato godurioso quando tirava le palate che si è meritato a Bush (che non le avrà capite, ma non importa) e bello quando riprendeva volutamente i toni di John Kennedy, chiedendo sacrifici, impegno e responsabilità agli americani, intelligente quando ha parlato dello stile di vita e delle energie alternative + tecnologia  che possono supportarlo senza troppe rinunce. E' stato "diplomatico" sulla pace, ma si è tuttavia impegnato ad una politica diversa da quella di aggressione e paura.
Io lo ascoltavo, guardavo qualche faccia fra quella gente là al freddo cosmico e mi dicevo che abbiamo un grandissimo bisogno di speranza, tutti quanti: talmente grande che anche il ripetuto richiamo a dio non mi ha dato fastidio, così come quelli che stavano lì a -12° sopportavano il gelo. 
Speriamo, speriamo che si possa ricominciare a sperare.

martedì, gennaio 20, 2009

SENZA PAROLE

non ce n'è bisogno, no? anche se nello svolgersi della tragedia, le lacrime dell'operatore hanno reso un po' incerta la ripresa....


domenica, gennaio 18, 2009

SI SONO MONTATI LA TESTA!


Forti dell'entusiasmo di sempre nuovi fansoni che sono così carini da palesarsi nei commenti o nella mia mail - grazie, grazie, o voi che fornite alibi al mio bisogno di demenziale - i membri della Calamity Farm si sono un poco esaltati e si cimentano in un kolossal.

Naturalmente, a modo loro:

La dida: "A' Pasca', te zitto mai, eh? Che se non mi chiamavi "stellino mio", magari non lo capiva..."


Il quizzone, invece, è rimasto senza risposte: pare che nel tentativo di non renderlo troppo facile risultasse troppo difficile.
Allora ci riprovo: bisogna indovinare il titolo dell'interpretazione della Calamity Farm che ripropongo qui sotto, tenendo presente che:
il titolo è di tre parole (4, 2, 4)
di cui l'ultima si ricava guardando questo post, titolo e foto e particolari
ed è un titolo letterario

Ci sono veri premi in palio - magnetici, ovvio -neh?

sabato, gennaio 17, 2009

VOCI DA DENTRO


Non che si possa dire e fare molto, nonostante l'indignazione, però una della cose fattibili è un po' di controinformazione, intesa anche nel senso di non cavalcare solo le notizie dell'orrore, ma di cercare il più possibile di capire cosa sta davvero succedendo, sia dal punto di vista pratico che nella testa della gente, la gente di entrambe le parti.
Ci provano i bravissimi ragazzi di Peacereporter, ad esempio, e vorrei segnalare - oltre all'informazione quotidiana on-line che trovate linkata su questo blog - due interviste di qualche giorno fa.

La prima è un' intervista a Padre Musallam, un parroco di Gaza, che con la semplicità che spesso è caratteristica dei migliori preti cattolici, racconta l'incubo dal suo punto di vista- quello di chi non è sospettabile di partigianerie verso Hamas:"
Gaza non è solo una prigione per un milione e mezzo di abitanti, ma un grande zoo, dove siamo trattati come animali."
Ma leggetela tutta, così come è da leggere un'altra intervista a un altro religioso (questa volta, però, solo nel senso di "praticante"), ebreo: Yehuda Shaul, venticinquenne, che dopo essere stato militare nei Territori ha fondato l'associazione "Breaking the silence".

Man mano ha raccolto un buon numero di persone intorno a sè, tutte determinate a far sì che sia prima di tutto la popolazione israeliana, condizionata da una mentalità e da notizie di guerra, a sapere quello che i soldati israeliani fanno nei Territori occupati.
E denuncia, tra l'altro, questa realtà incredibile: "(...)
tutto questo non riguarda l'esercito, riguarda qualcosa di veramente fondamentale nella nostra società, qualcosa di più o meno invariato dalla Seconda Guerra Mondiale. Da allora esiste una sola istituzione in Israele che elabora piani e programmi, nell'ipotesi che accada qualcosa. Questo è l'esercito. Nessun altro ministero ha una pianificazione, è incredibile. Solo l'esercito. Così si è avuta l'ultima guerra in Libano. Un soldato viene rapito, e si riunisce il governo, per capire cosa fare. Nessuno sa cosa fare. Oh, bene, l'esercito ha pronte tre operazioni, tre opzioni possibili."

Infine, l'intervista dell'inviato di Peacereporter, Christian Elia, al portavoce di Hamas in Cisgiordania: a me Hamas non è mai piaciuto - per quello che si può giudicare da qui - nè come prassi nè come teorie nè come fanatismo insaid, tuttavia leggere le ragioni che può vantare mi pare giusto, e qui sono ovviamente enumerate.

Nel frattempo c'è chi, in diverso modo e su diversa scala, aderisce all'ipotesi lanciata anche da Naomi Klein, quella del boicottaggio economico contro Israele. Il sito lincato - Forumpalestina - fornisce il numero che, nei codici a barre, contraddistingue i prodotti che arrivano da Israele (729) e una lista di aziende italiane che fanno affari con lo stato ebraico, per chi vuole iniziare il boicottaggio anche individuale.

venerdì, gennaio 16, 2009

UNA PICCOLA COSA


Un parere autorevole ma soprattutto intelligente sulla situazione in medioriente viene in questi giorni da un esponente dell'Ira, il movimento indipendentista che combattè per trent'anni l'occupazione inglese dell'Ulster e che recentemente ha deposto le armi.
L'esempio dell'Irlanda del Nord viene infatti citato come precedente positivo per una fine del conflitto fra israeliani e palestinesi e Gerry Adams, leader del SinnFein (braccio politico dell'Ira) in un'
intervista al Guardian ripresa da Franceschini sul suo blog su republikit enumera alcuni punti che si potrebbero seguire per arrivare ad un soluzione pacifica. Chi ha voglia di capirci qualcosa al di là dell'indignazione fa bene a leggersi tutta l'intervista, ma a me qui piace citare l'ultimo punto: "ogni compromesso, lungo la strada della pace, deve ricevere un premio."
Adams la spiega così: "se ci fosse stato un ufficiale passaggio delle consegne da Israele ad Al Fatah, il partito del presidente Abu Mazen avrebbe potuto incassare agli occhi della popolazione il merito della liberazione. Così invece al Fatah non ha potuto incassare niente, e il merito se lo sono avocato Hamas e i suoi kamikaze."

Ma, uscendo dalla politica e dalla tragedia, questa regola a me sembra più che buona anche per i rapporti umani normali: e mi viene da pensare che quando non funzionano cose che pur sembrerebbero poter funzionare, quello che manca da una parte o dall'altra è proprio questo "riconoscimento", formale e sostanziale, della buona volontà di arrivare ad un accordo.

giovedì, gennaio 15, 2009

QUIZZONE...


... ma è facile, orsù. Gli è che il programma del uìkend della Calamity Farm l'hanno fornito, nell'ordine, il KGgB e l'uomobarbuto. Il primo è giustappunto diventato un quiz, il primo che indovina, nei commenti, cosa sta facendo la CF vince un magnetino da frigo - davvero davvero - con disegno originale pacifista.


I dati sono: il KGgB è persona molto sintetica, che procede per sottrazione piuttosto che per aggiunte; la Calamity Farm si è appassionata alla trasferte e, anche se non lo sa, è dotata di una certa cultura; il quiz si risolve facendo riferimento ai post precedenti. Facilissimo, no?


Tanto il KGgB è asciutto, quanto l'uomobarbuto è romantico: non poteva che essere lui ad inaugurare la nuova presenza "sopra" la Calamity Farm, le stelline. Eccole qui:


La dida, che non è rimasta nella testimonianza fotografica, è il colloquio fra i tre giovinotti hip-hop in primo piano: "Miii, zio, che palle: basta una riga di stelle e subito si buttano tutti a slinguazzarsi."


LE GITE, CHE PASSIONE

Eh, sì, la Calamity Farm ci ha preso gusto. Come si capisce agevolmente dal Bigo in primo piano e dalla Lanterna, gli hanno proposto una "Visita alla città dei Rolli". diciotto euri tutto compreso senza neanche le pentole - la Calamity Farm odia e aborrisce le pentole, non c'è bisogno di dirlo - e loro ci sono subito cascati. Perplessi, si chiedono perchè mai l'Unesco voglia tutelare quei robi.


Tanto perplessi sono che ci tornano per una visita by night. Così l'indomani, sul pullmann, sono tutti scoppiati.


Colonna silenziosa:
Giusto il tempo di segnalare un libro che costa come un cous-cous, nonostante l'edizione sia Adelphi, e che a mio parere merita.
Si chiama Mendel dei libri e si legge anche, nel tempo di un cous-cous, chè sono poche pagine: è scritto da Stefan Zweig, forse noto come nome ma non nelle sue opere, benchè ai suoi tempi fosse molto famoso.
Le scarne note di prefazione dicono che con Mendel, il personaggio che dà il titolo al racconto, Zweig abbia scritto la sua dichiarazione d'amore di appartenenza all'ebraismo, e chi sono io per negarlo, visto che di Zweig non ho mai letto null'altro? Però, ecco, a me sembra che se dichiarazione d'amore c'è, sia per l'intelletto umano, anche nelle sue manifestazioni più bizzarre, e poco importa di che etnia si trovi ad essere. Mendel è un personaggio grandioso nella sua povertà intellettuale che diventa minuziosa e immensa ricchezza, e quando il mondo stravolge questa sua grandiosità, lui ne viene distrutto: la conclusione di Zweig è amara quanto assolutamente contemporanea nel suo concetto di responsabilità diffusa. Zweig ci arriva quietamente, in un caffè viennese di cui arriviamo a immaginare anche ciò che non viene descritto, passo dopo passo: ma la conclusione, che pure è il senso del racconto, è tuttavia un di più, chè lo strambo uomo chiamato Mendel dei libri rimane nella mente di per sè, con i suoi occhiali rotti e i fogli che lo circondano.
Un librino che è una perla, fidatevi.

UN CIDI PIENO DI PAROLE SILENZIOSE


Allora c'era questo regalo qui, a Natale, che quatto quatto stava sotto l'albero per tutti i comunetary: una selezione di "nuove" canzoni da imparare, testi  e musica, per cantarle poi tutti insieme. 
C'è dentro Celestini con qualche pezzo fra i suoi più belli, c'è Angel Parra che ancora pochi comunetary conoscono, c'è Sergio Endrigo e c'è Bertelli (con la stupenda Aqua) e ci sono dei classiconi come "Buttiamo a mare le basi americane". Il KGgB lo ha reso ricco, il suo dono, e piacevole anche perchè il genere dei pezzi è vario: e molto ci sarebbe da dire sul fatto che canzoni di ormai quarant'anni fa sono ancora tragicamente attuali, come "Da questo autunno giorno per giorno" che dice:
"Si muore soltanto per lo sfruttamento
che diventa ogni giorno più pesante: 
se con impianti vecchi hai ritmi più duri
non sono incidenti sono delitti."

Ma queste tante cose da dire rischierebbero di essere tristi e un po' retoriche, perciò mi piace di più, passata la confusione delle feste, raccogliere il messaggio implicito del regalo del KGgB e sottolinearlo. 
Proprio perchè in questo periodo la comune-ty è un po' dispersa e monca, confusa e spaventata, stanca e presa da mille impegni. Forse ha anche bisogno di rinnovarsi, di aprirsi un pochino con chi abbia voglia di seguirne non le regole, no, ma i giochi, e che però non si appiattisca sulle frasi divertenti, ma superficiali e tutto sommato povere, di facciabuco. 
Forse, ma è solo il dubbio di un'idea, è il momento di essere più generosi, fra noi e con chi ancora non è comune-ty, che magari ci possa e ci voglia entrare. E' il momento dei progetti e delle cose, ma è il momento della leggerezza, insieme. 
Sono idee un po' confuse, le mie, che forse vanno contro il movimento spontaneo della vita, che in questo periodo porta alla distanza e alla frammentazione: ma io penso che in questo momento abbiamo anche tutti tanto bisogno degli altri e magari sarebbe meglio lasciare in un cantone le divergenze e le perplessità sulle scelte di ognuno, quando le abbiamo. E parlare fitto fitto appena si riesce, e buttar fuori le tristezze e le ubbìe, e ridere, e fare cose sceme, e cantare insieme cose serie e belle.

mercoledì, gennaio 14, 2009

UNA BELLA GITA



Tutta Calamity Farm è sveglia dall'alba, come il suo cronista - che impreca in gufesco, ma questa è una nota personale - per la Gita alla Valle dei Vulcani. Paesaggi e flora sono esotici ed inquietanti, l'aria in un attimo si è fatta densa di caligine, ma la Calamity Farm avanza lì in mezzo con la tipica espressione di ogni banda di gitanti:"Eh? Dov'è? Cos'è? Si mangia?"

martedì, gennaio 13, 2009

IL MINIMO



Forse arrivo ultima, chè l'appello è partito dall'Arci, ma l'avete firmato tutti?
Mi sembra il minimo, pur in questo delirio di sinistra che fa casino e riesce a perdersi in discussioni - forse furbe e forse idiote, ma in ogni caso l'è minga il mumènt - anche ora, anche su questo.
E mi piace l'idea, che mi sembra ben argomentata, della Naomi, che incoraggia ad applicare a Israele un boicottaggio economico come fu quello contro il Sudafrica dell'apartheid: basato non solo su motivi ideologici e umani, ma anche e soprattutto su un calcolo di convenienza da parte dei partner in affari.
Si ha l'impressione, e si spera che non sia solo la stessa speranza a produrla, che il massacro di Gaza, con la sua strafottenza e cecità politica, potrebbe essere proprio quello che fa precipitare le cose verso una soluzione positiva, che possa cioè determinare una crisi di rigetto nell'opinione pubblica, comprese quelle israeliana e palestinese.
Se non altro, come dice Klein , perchè a questo punto diventa poco conveniente per tutti continuare a sostenere la politica di Tel Aviv, finchè rimane questa.

Intanto firmiamo l'appello, va': che sembra sempre inutile, ma se io fossi un pacifista di una delle due parti almeno mi sentirei meno solo.

domenica, gennaio 11, 2009

UN ALTRO GIORNO ALLA FATTORIA

Australiana o Malefiche Cure, sta di fatto che oggi è stata una giornata grigia e addormentata, mettiamola così. Non ho perciò il tempo di scrivere il post che volevo sul tenero e bello regalo di natale comune-taryo del KGgB e mi tocca rimandare, però devo almeno aggiornare i fansoni della Calamity Farm. Ed è un aggiornamento doppio

chè c'è anche questo contributo della Nessie: di cui va detto, per chi non può saperlo, che è in parte uno zampettìo familiare sui trascorsi sessantottini dei parents e in parte l'esternazione di ciò che ogni tanto pensiamo tutti, cioè che Sofri spesso farebbe bene a star zitto (invece che ritenersi superiore, come da ricostruzione in 3D). In quale occasione recente lo si è pensato non ricordo più, ma non è importante.
Le dide, se non si leggono, dicono appunto "Sofri" e quindi, nell'ordine "Lotta Continua", "Katanga" e "Avanguardia Operaia".


Quest'altro straordinario tranche de vie ad opera dell'uomobarbuto, invece, non necessita commenti

dida: "Dannati pipistrelli, ma come cazzo faranno?"

sabato, gennaio 10, 2009

REGRESCION ANIMATA

Questa regresciòn è riservata a chi si ricorda la tivvù in bianco e nero, ma gli altri potranno vedere qui l' originale del remake realizzato dalla Calamity Farm. In verità, quello che mi ricordo io aveva pecore meno agitate e più in compatto corteo, corredate da questa musichetta , donde il plin-plon. Poi sono arrivate, come potete vedere nel filmato, le dinamicissime foto delle città e infine è sparito tutto, pecore, città, musica e intervallo: è stato allora che ho smesso di vedere la tivvù. Ma si accoglie volentieri la proposta del gipunto, che potete leggere nei commenti al post precedente: la Calamity Farm è abbastanza fuori di testa, nel suo complesso, da accettare quasi qualunque tipo proposta (quasi, neh? chè sull'erotismo abbiamo qualche problema di posizioni).
Si accettano perciò idee e richieste: solo ricordatevi che vivono sulla mensola del lavabo e che gli scenari prevedono solo oggetti che stanziano in un bagno. Fortuna che è un bagno bello grande e capiente.



Cineforumterapia prevedeva oggi "Cosa è successo fra mio padre e tua madre": davvero molto, molto bellino, e laGente ha ragione, il personaggio di Carlucci, il direttore d'albergo, è disegnato con matita fina. La sua mimica e quella grandiosa di Jack Lemmon se la giocano, sul piano del divertimento, con almeno due battute azzeccattissime e un sacco di situazioni divertenti, che riescono ad evitare di ridurre gli italiani a semplici macchiette (salvo per precise e smaccate esigenze di trama, come "la donna siciliana e incinta") e anzi ci restituiscono, in maniera lieve, il clima sociale e politico degli anni '70. Compresa l'antipatia montante degli europei progressisti verso gli americani tradizionalisti e imperialisti - il
film è del '72 ed erano gli anni del Vietnam - presuntuosi quanto ingenui. Ma Billy Wilder, si sa, è un grande.

venerdì, gennaio 09, 2009

REGRESSIONE TEMPORALE


Da ben più giovane, una delle mie prime passioni culturali furono le fiabe nei loro aspetti antropologici: che detto così sembra una gran cosa, invece è che mi piaceva leggerle e poi sapere se per esempio esistevano uguali dall'altra parte del mondo, che la scarpetta di vetro era in origine di pelliccia, o magari che l'Oca si può ricollegare al culto della Dea Madre.

Un risultato di queste mie curiosità può essere che a una delle mie figlie piacciono (in senso profèscional) le fiabe e all'altra l'antropologia, cosa che mi è sembrata buffa quando l'ho realizzata. L'altro risultato è che ho bella biblioteca di fiabe da tutto il mondo, ma a Natale mi è arrivato in dono dall'uomobarbuto un bel volume che non avevo e che mi ha riportato a questa passione più giovanile.


Il libro è "Racconti di orchi, di fate e di streghe", a cura di Anna Buia e Marco Lavaggetto, ed. I Meridiani Mondadori.
Chè non so a voi, ma a me i tascabili e le edizioni sminfie piacciono perchè li leggi ovunque, ma questi tomi con le pagine di velina e due segnalibro a nastro danno una bella soddisfa, quando frusciano nel silenzio notturno.
E a parte ciò, la raccolta è davvero molto bella e molto dotta: è una raccolta di raccolte, che riporta le principali fiabe italiane raccolte da "autori", dal Cinquecento in poi . Il tutto con un apparato molto dotto e godibile su origine, diffusione, versioni di ogni fiaba, con i dovuti riferimenti a
Propp e Afanasiev.
E già, per esempio, se siete un po' fissati come me, troverete interessante sapere che Cenerentola è diffusa in tutto il mondo ma non in Africa, o vi piacerà leggere il musicale italiano cinquecentesco di Giovan Francesco Straparola, veneziano, di cui molte parole sono rimaste nel dialetto di Venezia.


Ma la cosa più bella che ho trovato finora è nella famosa raccolta di Gianbattista Basile, "Lo cunto de li cunti", a cui si fa risalire l'origine dell'interesse per la fiaba in quanto genere: scritta in napoletano antico, necessita di traduzione a fianco, ma con quell'aiuto è bellissima da leggere nella sua lingua originale, colorita e sonante.

Dentro c'è anche
La Gatta Cenerentola, messa in musica da De Simone con la Nuova Compagnia di Canto Popolare e portata in teatro in più versioni. Ma la Gatta Cenerentola di Basile non solo è quasi del tutto diversa sia dalla fiaba che ormai consideriamo "classica" della fanciulla maltrattata, ma anche da quella teatrale: la cenerentola di Basile di chiama Zezolla e addirittura uccide la prima matrigna. Anche se poi diventa vittima della seconda, conserva un notevole spirito di iniziativa e una certa furbizia, tanto per dire una delle principali differenze.
Quello che è piaciuto di più a me, però, è stato finalmente il capire almeno alcune frasi della Gatta Cenerentola cantata: il lavoro fatto da De Simone sulla fiaba, infatti, comprende l'intera opera di Basile e ne riprende linguaggio, le espressioni più o meno desuete, e l'efficace vezzo di ripetere un'aggettivazione (preferibilmente quando è un insulto) attraverso termini diversi, via via più coloriti.

Nell'opera teatrale queste ripetizioni diventano spesso crescendo comici, ma anche leggendo non è difficile immaginare un narratore - il mio Amicodelcuore, per dirne uno - che, con bell'accento partenopeo, legga per esempio: "Ora mo, essenno venuta la festa e sciute le figlie della maiestra tutte spampanate, sterliccate, 'mpallaccate, tutte zagarelle, campanelle e scartapelle, tutte shiure, adure, cose e rose (...) " Non è bellissimo?
Minimo, procuratevi La Gatta Cenerentola opera teatrale, se non l'avete mai vista nè sentita. Massimo, anche il libro dei Meridiani, o almeno Lo cunto de li Cunti.

L'HO SPOSATO PER ALLEGRIA


C'è chi fa un po' lo spocchioso e mi ritorce contro le letture preferite della famiglia, buttando lì che Calamity Farm non è "un argomento di interesse generale" (a proposito, se non avete mai letto "Sconto comitive", rimediate alla prima occasione: è un libro per ragazzi, ma è da ghigni anche per gli adulti e dà uno spaccato interessante dell'America inizio secolo, quando il concetto di "progresso" e "produttività" erano ancora del tutto positivi).
Poi invece ci sono i fansoni, come l'amicae., e non posso deluderli, naturalmente. Anche se mi fanno le pulci chiamando "Fattoria Magnetica" la Calamity Farm: e avrebbero ragione che non è bello usare l'inglese quando c'è l'italiano, ma insomma Calamity gioca sull'assonanza che dà luogo a concetti diversi, e Magnetica no. A meno che non la si voglia intendere come Fascinosa, Avvincente: ma mi pare troppo, va'.

Anche oggi, quindi, avrete qui sotto il resoconto fotografico della nuova pensata della Farm: perchè, sinceramente, mi vien male a vedere le notizie dalla Palestina, tanto più che non sono così lucida e così serena da potermi informare bene (nel senso di leggere più fonti e non solo republikit) e quindi credo che non saprei esprimere altro che orrore e banalità.

Mi rifugio quindi in un sorriso, dunque, finchè la Calamity Farm continua a divertire noi che la facciamo e forse voi che leggete.


Calamity Farm today

Mentre tutti si baciano, il fumetto sopra i tre riuniti a consulto, volutamente sfocati per non renderli riconoscibili, dice:
" Non possiamo più continuare a nasconderci così, bisogna organizzare un Etero Pride!"

mercoledì, gennaio 07, 2009

MI RICORDA QUALCUNO


Così hanno pensato tutti, e ci stanno ancora pensando, a Calamity Farm. Lo sconosciuto, intanto, protesta e cerca di liberarsi, chè non sta molto comodo.

FATTORIA CALAMITY

Ecco, dovrebbe starci un post di propositi, più o meno buoni, per il 2009. O, in mancanza, almeno un post di riflessioni, che quest'anno iniziato con la guerra alle porte di casa, con la guerra contro i bambini, già ci deprime un po'. E, al contrario, potrebbe starci un post di speranza, di idee e di decisioni, come questo - carino e tosto - della nessie.
Ma, insomma, io non me la sento di fare nessuna di queste cose, non ora: il mio anno, forse, potrà cominciare un po' più sul serio alla fine di questo mese, con un paio di risposte da cui passa tutto. E fino ad allora, scaramanticamente, taccio, anche se l'anno nuovo è arrivato chez nous sotto forma di un bellissimo gufo di cui posterò la foto a tempo debito.
Qualcosa nella quotidianità, però, bisogna pur fare: e da capodanno abbiamo trovato, io e l'uomobarbuto, un nuovo giochino demente, come testimoniano le foto. Sono i segnaposto di un bel capodanno, ci siamo dimenticati di dire agli amici che potevano portarseli via e così ci siamo trovati questa fattoria magnetica che si è installata sulla mensola del bagno, e ogni giorno lì succede qualcosa.


La vita è movimentata, alla fattoria Calamity, guardare per credere:

troppa gente nello stagno...

lo striscione della papera fuggiasca dice: "porci poliziotti, non mi trasformerete in una stupida gallinella."

anche la depressione fa spettacolo: galline lemming e maiali autosacrificali, mentre l'inviato speciale quachera le notizie ai cronisti, che le riferiscono agli ascoltatori in un rapporto 1:1. Gli ascoltatori hanno gli occhi fuor dalla testa dallo stupore e dalla preoccupazione.


giovedì, gennaio 01, 2009

2009, ' TENTO TE.

I geniali auguri del mio fratellino: li estendo a tutti, chè mi sembrano moooolto adatti.



Stampare, ritagliare e affiggere al nuovo calendario 2009...
...che questo anno non bisesto rammenti per 365 giorni cosa lo aspetta se gioca brutti scherzi!

BUON 2009!